Banco del Mutuo Soccorso: un post musicale

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difficile da pignorare

 


Il Banco del Mutuo Soccorso (o BMS) è un gruppo di rock progressivo che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo tre volte in totale e che ammiro profondamente. Tra tutti i gruppi italiani di quel genere attivi sin dai primi anni Settanta, è certamente quello che ascolto di più insieme agli Area, mentre, pur conoscendoli, lascio sempre più spesso da parte i vari Premiata Forneria Marconi (PFM), Osanna, Le Orme, Il Balletto di Bronzo, Il Biglietto per l’Inferno, Arti e Mestieri, e compagnia bella di una scena progressiva invidiabile che durò poco ma produsse tanta ottima musica.

Nella formazione storica del Banco militavano i fratelli Gianni e Vittorio Nocenzi a tastiere e pianoforte, Francesco di Giacomo alla voce, Rodolfo Maltese alla chitarra (e gli occasionali fiati), e Pierluigi Calderoni alla batteria, ma sono stati numerosi i cambi di personale, specialmente nella sezione ritmica. 

Tra il 1972 e il 1985 pubblicarono ben dodici album, anzi, dieci, diciamo, visto che Banco (1975) fu una specie di best of in inglese e As in a Last Supper è solo la versione inglese di Come in un’ultima cena, 1976. Questo fu il terzo e ultimo album del Banco prodotto dalla Manticore Records degli Emerson, Lake & Palmer, a conferma di quanto il paese che ha la forma di una scarpa (cit.) fosse sulla cresta dell’onda per quanto riguada il rock progressivo in quegli anni.

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Per farla breve, se lo chiedete a me gli album da avere per forza del Banco sono il primo (ha fatto storia il vinile in una confezione a forma di salvadanaio di terracotta), Darwin! e Io sono nato libero, tutti usciti tra il 1972 e il 1973. Nell’ultimo ci sono le splendide Non mi rompete e Canto nomade per un prigioniero politico (son più di 15 minuti di canzone, preparatevi), Darwin! è un concept album sull’evoluzione, e il primo album contiene capolavori del rock progressivo come Requiescat in pacem e Il giardino del mago (questa è lunga più di 18 minuti).

Con queste tre pietre miliari del rock progressivo, trovo un po’ triste che la loro canzone più famosa sia Moby Dick, pezzo del 1983 di tutt’altra fattura, che però ebbe notorietà e poi portò due anni dopo alla partecipazione al festival di San Remo con Grande Joe. D’altronde il Banco piano piano si avvicinò alla forma canzone pop più classica, abbandonando le lunghe composizioni tipiche della musica progressiva. E questo lo dico senza nessuna intenzione denigratoria: una delle mie canzoni preferite del gruppo è la splendida E mi viene da pensare è contenuta nell’album del 1979 Canto di primavera, che segna l’abbandono del progressivo e l’accettazione della forma canzone pop da 4 o 5 minuti

Ad oggi, il Banco continua la sua attività, ma dei membri storici rimane il solo Vittorio Nocenzi, data la scomparsa di Francesco Di Giacomo nel 2014 e di Rodolfo Maltese nel 2015.

La prima volta che assistetti ad un loro concerto fu il 12 agosto 2003 a Rispescia, nell’ambito della mitica Festambiente. Non mi staccai dalla transenna appena arrivato nella piazzetta dell’evento, e così mi godetti tutto in primissima fila, inclusi i sempre fantasiosi monologhi di Di Giacomo tra una canzone e l’altra.

La seconda volta che li vidi fu il 30 luglio 2004 al Teatro delle Rocce di Gavorrano (il cui direttore artistico al tempo era David Riondino, se non ricordo male). Qui si assisteva a sedere, ma fortunatamente ero abbastanza davanti, proprio di fronte a Nocenzi e alle sue tastiere. Dopo il concerto, tutti i componenti del gruppo, dimostrando grande amabilità, firmavano autografi e vinili ai fan. Io ricordo che feci i complimenti a Nocenzi e lo ringraziai per il concerto spettacolare, e lui mi rispose… ringraziandomi a sua volta! Mi fecero una bellissima impressione, inutile dirlo.

La terza ed ultima volta fu il 14 aprile 2012 al Viper di Firenze, in una serata che unì il Banco e Le Orme (furono solo cinque le serate di questo tour così speciale). Questa fu una grande serata di rock progressivo con delle vecchie glorie in cui in realtà militavano già vari musicisti che non erano nemmeno nati quando questi gruppi erano all’apice del successo… Nel Banco, per esempio, mancava Rodolfo Maltese, vittima della brutta malattia che lo portò alla morte tre anni dopo. Nelle Orme l’unico componente storico era il batterista fondatore del gruppo Michi Dei Rossi, e trovai interessante la presenza di Jimmy Spitaleri dei Metamorfosi alla voce (rimase nel gruppo soltanto tra il 2010 e il 2012), ma naturalmente avrei preferito vedere Aldo Tagliapietra, che però aveva lasciato il gruppo nel 2009 dopo 43 anni di militanza.

In ogni caso, fu un gran concerto col Viper pieno di gente e con una splendida jam session finale che riunì Banco e Orme sullo stesso palco! Qui qualche immagine (di pessima qualità) di quella meravigliosa serata:

Se non conoscete il Banco del Mutuo Soccorso, e se vi piace il rock, in particolare quello progressivo, secondo me è quasi un dovere provare ad esplorarne la discografia, o quanto meno i loro primi album. Potete cominciare dalle canzoni che ho menzionato in questo umile post, e poi… lasciatevi trasportare dalla musica. Ciao!

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PS: Ecco i biglietti dei concerti a cui ho assistito, e anche uno splendido poster che ho preso più di venti anni fa:



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