Perché ora Byd vuole prendere a bordo Elon Musk?

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Il principale avversario di Tesla, il marchio cinese Byd, sorprende tendendo la mano a Elon Musk. Un’offerta di pace arricchita da un’altrettanto inedita e inattesa apertura di Pechino a condividere le tecnologie

Probabilmente anche in Cina esiste qualcosa di simile all’adagio “se non puoi batterli, unisciti a loro”, perché l’invito inatteso e potenzialmente dalla portata storica che Stella Li, numero 2 di Byd – principale costruttore cinese di auto elettriche, nonché il solo marchio capace di rivaleggiare con Tesla – ha rivolto a Elon Musk sembra dettato da una strategia profonda e non del tutto chiara. Strategia che potrebbe riservare per Tesla, ma anche per l’imprenditore sudafricano il cui nuovo ruolo politico ora lo pone particolarmente vicino a un’amministrazione americana mai così antagonista della Cina, più di una incognita e forse persino qualche insidia. Ma andiamo con ordine.

BYD TENDE LA MANO A TESLA DI MUSK

I cinesi, contrariamente a noi occidentali, non amano le smargiassate e soppesano ogni parola, tanto più in un periodo storico delicato come questo. Ragioni per le quali quanto detto dalla vicepresidente di Stella Li al principale quotidiano economico statunitense (scelta non casuale) assume un significato di rilievo, da soppesare con cura.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

“Il nostro nemico comune – ha dichiarato Li al Financial Times – è l’auto con il motore a combustione interna: vogliamo lavorare insieme a Tesla per cambiare l’industria”. Una mano tesa all’avversario texano che potrebbe cambiare la geografia mondiale dell’auto, ma avere persino inattesi risvolti geopolitici, dato il nuovo ruolo di Musk nel gabinetto presidenziale.

Pare abbastanza palese la volontà di Pechino di legare a sé l’imprenditore a capo del Doge, che in Cina ha peraltro il principale impianto di Tesla e rischia perciò di pagare di tasca propria le conseguenze tutt’altro che prevedibili della guerra commerciale che Donald Trump si appresta a scatenare. Se la Cina ha insomma un alleato al di là dell’oceano, quello potrebbe proprio essere Elon Musk.

COSA PUO’ INGOLOSIRE MUSK

L’offerta di pace messa sul tavolo da Byd è particolarmente appetibile. La top manager ha infatti detto che Pechino “supporta le aziende straniere che investono in Cina e le aiuta a lavorare sulle nuove tecnologie”. Questa dichiarazione se letta tenendo in filigrana un’altra esternazione, questa volta di Luca de Meo, amministratore delegato di Renault, permette di intuire quale sia la reale portata di questa offerta di distensione.

Parlando al quotidiano cinese China Daily della necessità di realizzare in due anni una auto elettrica low cost, al momento chimera per qualunque Casa occidentale intenda opporsi alla baldanza cinese, il manager italiano proprio poche settimane fa aveva detto: “Quando ho proposto l’idea al mio team in Francia, mi hanno detto che era impossibile”, Quindi ha aggiunto: “Ma in Cina, gli ingegneri mi hanno risposto: ‘Nessun problema’.”

Data la stagnazione del mercato delle vetture alla spina, al netto di altre trumpate che taglino ulteriormente le gomme al comparto, appare evidente che chi metterà le mani sull’auto elettrica low cost dominerà il mercato. E i cinesi in questo sono molto più avanti degli occidentali, non solo perché là la mano d’opera costa notoriamente meno ed è dunque più facile tenere bassi i costi, ma anche e soprattutto per il know how tecnologico velocemente maturato in questi anni.

CHI C’E’ IN BYD

Il colosso asiatico capace di sfidare Tesla attualmente è nelle mani del fondatore, Wang Chuanfu, manager di estrazione poverissima che è riuscito in poco tempo a mettere assieme un patrimonio di 14,9 miliardi di dollari: è lui il primo azionista con il 17,7% delle azioni, circa mezzo milione, per un valore di 13 miliardi di euro.

Tra gli investitori istituzionali si trovano BlackRock, quinto maggiore azionista (2,94%), Vanguard (1,51%) e il fondo sovrano Norges Bank. Su Byd aveva poi da tempo scommesso l’economista e filantropo americano Warren Buffett la cui Berkshire Hathaway ha però ceduto gran parte delle azioni nel corso del 2024 fino a dimezzarne la partecipazione (passata dal 10 a sotto il 5%), forse intuendo le conseguenze geopolitiche del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Dato il fiuto per gli affari dell’”oracolo di Omaha” Musk farebbe forse bene a tenersi lontano da Byd?



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Source link