Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
Anche in Italia, prima o poi, potrebbe arrivare nelle scuole la cosiddetta “spring break” modello anglosassone e Nord Europa, cioè la pausa didattica tra Natale e Pasqua. Come? Prolungando la scuola a giugno e settembre.
A proporre questo modello è Isabella Conti, neo assessora all’Istruzione della Regione Emilia Romagna. E qui va fatta subito una premessa. Conti, parlando con IlFattoquotidiano.it, precisa subito: “Non partirà il prossimo anno. Non sarà nulla di calato dall’alto ma, insieme ad una serie di altre misure messe in campo per la Scuola, ho intenzione di aprire un tavolo con i sindacati, con le famiglie, con gli imprenditori del turismo e altri soggetti per condividere un percorso che porti la nostra regione ad essere apripista sul cambiamento del calendario scolastico”.
L’ex sindaca di San Lazzaro di Savena non ha intenzione di fare speculazioni su questa proposta. Non ha sentito nessun altro collega delle altre Regioni ma l’ha condivisa in Commissione Istruzione. Un’iniziativa che trova da subito il plauso di tutti: genitori e sindacati.
Per Antonio Affinita, direttore del Movimento italiano genitori, “questa pausa potrebbe favorire il benessere degli studenti, distribuendo in modo più equilibrato i periodi di apprendimento e riposo”. Angela Nava, numero uno di “Genitori Democratici”, apprezza che vi sia “un tavolo di discussione e ascolto in cui anche i genitori abbiano voce e rappresentanza”. Plausi anche dalla segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, e dal numero uno della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile, anche se entrambi sollevano qualche dubbio.
Ma vediamo nel dettaglio l’idea di Conti. L’assessora contestualizza il suo progetto legandolo a dei valori: “Noi dobbiamo proporre azioni di avanguardia, non giocare sempre in difesa. Ma ogni azione politica che proviamo ad avanzare dev’essere ancorata ad una visione di mondo. Le misure messe in campo su scuola, infanzia, disabilità hanno come punto di arrivo una società in cui si ricrea il villaggio. Per crescere un bambino serve un villaggio”. I riferimenti non sono certo casuali. Poi azzarda una metafora: “Noi dobbiamo essere la Social Valley d’Italia”. Come? Pronta la risposta di Conti: “Con quattro milioni in più a bilancio creeremo nuovi nidi; passeremo da 28 a 30 milioni di investimento per ridurre le tariffe per le famigli, sperando di arrivare ad azzerare il costo di questa fascia d’età. Abbiamo incrementato sei milioni per il sostegno nella scuola. Tre milioni in più per i centri estivi come antidoto all’ isolamento del digitale”. Ed eccoci alla svolta: “Dobbiamo capire come conciliare le tante esigenze della famiglia e quelle pedagogiche. Da Natale a Pasqua non ci sono interruzioni, sarebbe importante un momento di stacco per il benessere dei ragazzi, in primis. Ciò non può diventare un ulteriore peso per le famiglie, così andremo loro incontro con delle attività. In cambio aumenteremo qualche giorno di lezione a giugno e settembre. Siamo pronti ad attivare un tavolo per fare un’alleanza in cui ciascuno esprima la propria posizione”.
Dal mondo dei genitori arriva l’approvazione. : “Accogliamo con attenzione ed interesse la proposta dello ‘spring break’ – spiega Antonio Affinita, direttore del Moige, al Fatto.it. È fondamentale l’apertura di un tavolo di confronto con le famiglie. Questa pausa potrebbe favorire il benessere degli studenti, distribuendo in modo più equilibrato i periodi di apprendimento e riposo. Tuttavia, l’allungamento delle lezioni a giugno e settembre richiede un’attenta valutazione, considerando le condizioni climatiche, la disponibilità delle strutture scolastiche e le esigenze familiari. Come genitori, siamo disponibili a collaborare per trovare soluzioni che rispettino il diritto allo studio e il benessere dei ragazzi, garantendo al contempo il rispetto del calendario scolastico e delle necessità delle famiglie”.
Parole condivise da Nava: “Cosa c’è di interessante della proposta emiliana? Il fatto che si proponga un tavolo di discussione e ascolto in cui anche i genitori hanno voce e rappresentanza. È un dibattito che trova molti ostacoli e che non può essere emulativo di quello di altri paesi Europei. Le caratteristiche climatiche (di alcune regioni in particolare) e la ‘povertà’ degli investimenti sull’edilizia scolastica, che non assicura le scuole come luoghi del benessere per i nostri ragazzi, hanno sempre reso difficoltoso l’approccio ad un’eventuale revisione”.
Dubbi che ha anche Giuseppe D’Aprile, segretario regionale della Uil che spiega: “Il tema è complesso e coinvolge numerosi fattori, tra cui la condizione degli edifici scolastici, il clima in alcune regioni e gli impegni finali. Perché per allungare il calendario scolastico nei mesi di giugno e settembre per permettere le eventuali ‘pause didattiche’, bisogna fare i conti con edifici scolastici non a norma, con l’assenza di condizionatori nella maggior parte delle istituzioni scolastiche, e con gli impegni che ci sono rispetto agli esami di Stato e a quelli di recupero che si svolgono proprio in quei periodi. Nulla quindi in contrario, soprattutto se la finalità della pausa didattica è quella di favorire le attività per i ragazzi e per le famiglie che non possono assentarsi durante le normali sospensioni delle attività didattiche, ma alla fine diventa poco realizzabile se il recupero dei giorni deve avvenire a giugno e a settembre compromettendo il percorso didattico-educativo degli studenti”.
Anche Barbacci va nella stessa direzione: “Sono iniziative che nascono da una reale esigenza delle famiglie a cui va data risposta avendo ben chiaro ‘chi fa cosa’. Le attività scolastiche curricolari hanno una scansione ben definitiva che tiene conto delle necessarie pause dallo studio, in quei periodi in cui le lezioni sono sospese. Una proficua alleanza scuola – territorio può davvero mettere a disposizione degli alunni occasioni e momenti extra scolastici coordinati da agenzie formative in stretta collaborazione con i Ptof delle scuole di riferimento, questo garantirebbe che gli spazi scolastici possano essere fruibili tutto l’anno ma con finalità certamente diverse e con personale specifico a seconda delle attività”.
Gli unici a essere totalmente critici sono gli studenti: “Siamo convinti- spiega Mila Vaccari – Rete degli Studenti Medi Emilia Romagna – che prima di arrivare a modifiche del calendario scolastico servirebbe aprire una discussione a tutto tondo sulla scuola, sulle sue criticità e sui servizi che vengono offerti. L’obiettivo deve essere quello di rimettere al centro il benessere delle studentesse, degli studenti e delle lavoratrici e lavoratori che ogni giorno costruiscono la scuola in tutte le città della nostra regione. Ci sarebbero tanti fattori da considerare rispetto alle situazioni delle scuole anche nel nostro territorio: dalle condizioni delle strutture scolastiche, alla carenza di organico, dal tema della salute mentale ai servizi dedicati agli studenti. Per quanto ci riguarda la scelta di modificare il calendario didattico non può non passare prima per una discussione seria, tra le istituzioni e i soggetti di rappresentanza, comprese le rappresentanze studentesche, sulle condizioni delle scuole oggi”.
Lo “Spring break” è una tradizione accademica che prevede una settimana di vacanza che numerosi studenti dei paesi anglosassoni (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, ecc.) e di un certo numero di altri paesi (Giappone, Corea, Cina, Francia, ecc.) hanno a disposizione e si concedono a inizio primavera. In genere, in questo periodo gli studenti si recano in un luogo turistico per una settimana di vacanza totale. Mentre nei paesi dell’emisfero boreale questa ricorrenza può avvenire tra febbraio e maggio, nei paesi dell’emisfero australe può avvenire tra settembre e dicembre.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link