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Tasse, la spinta della Lega per la quinta rottamazione. Concordato, c’è tempo fino al 12 #finsubito prestito immediato


di
Mario Sensini

Ipotesi anche per le cartelle del 2023, rateizzazione in dieci anni 

Mentre la Camera approva definitivamente il decreto «anticipi» collegato alla manovra, con la riapertura del concordato fiscale biennale e la rateizzazione degli acconti Irpef, la Lega rilancia la rottamazione delle cartelle esattoriali. La quinta edizione della sanatoria, la prima fu varata dal governo Renzi nel 2016, era stata proposta come emendamento alla manovra di bilancio, ma è finita in una Proposta di legge che la Lega intende portare avanti da gennaio.
La rottamazione «quinquies» riguarderebbe la definizione agevolata, dunque senza il pagamento di interessi e aggio, in dieci anni, con rate mensili, anche delle cartelle future (tutte quelle emesse fino a fine 2023), e garantirebbe la non decadenza dal beneficio anche a chi non versa fino a 8 rate. Termini più favorevoli rispetto a quelli assicurati finora dalle varie versioni della rottamazione. Che hanno avuto un destino comune, un gettito effettivo pari alla metà di quello atteso.

Gettito inferiore al previsto

Fin dalla prima rottamazione, cui aderirono 1,6 milioni di contribuenti, gran parte smisero di pagare dopo il versamento delle prime rate. L’incasso atteso di quasi 18 miliardi, superò di poco gli 8. Peggio ancora per la rottamazione «bis» del governo Gentiloni e per quella «ter» del governo Conte I, che incassarono rispettivamente il 63% e il 70% del gettito ipotizzato. La rottamazione «quater» del governo Meloni, finora, ha portato in cassa 4,5 miliardi di euro, ma anche in questo caso manca all’appello la metà dei pagamenti. In tutto, dei 65 miliardi attesi dalle rottamazioni, ne sono entrati 25. E il problema dei crediti non riscossi dall’Agenzia delle Entrate è cresciuto, non diminuito.




















































Più tempo

Se nel 2017 il magazzino dei ruoli non riscossi affidati all’Agenzia era di 870 miliardi, nel 2020 è salito a 986 e nel 2023 a 1.207 miliardi di euro, rappresentati da 163 milioni di cartelle esattoriali a carico di 22,4 milioni di contribuenti. «Si parte dal principio che non può essere una colpa dichiarare le imposte e non riuscire a pagarle; rimette in bonis milioni di cittadini e di artigiani, commercianti, liberi professionisti e pmi in arretrato col fisco che non rischieranno più la chiusura» dice Alberto Gusmeroli, primo firmatario della proposta. «E via le sanzioni e gli interessi: diamo tempo al contribuente di ripagare ciò che non gli è stato possibile in precedenza» aggiunge Riccardo Molinari.

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Concordato: riapertura fino al 12 dicembre

L’Aula di Montecitorio, intanto, ha approvato definitivamente, con la fiducia al governo, il decreto fiscale. I termini del concordato per gli autonomi si riaprono fino al 12 dicembre, mentre il secondo acconto Irpef scivola al 16 gennaio e sarà rateizzabile in cinque rate mensili. Nel decreto, tra l’altro, la nuova norma sul finanziamento dei partiti con il 2 per mille delle imposte e una modifica del pay-back, il rimborso degli sforamenti della spesa farmaceutica a carico di Regioni e imprese.

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