In 3 Sorsi – Il partito del Presidente Gnassingbé trionfa alle elezioni per il Senato, completando il controllo sul nuovo Parlamento del Togo. Le opposizioni boicottano il voto, protestando contro riforme costituzionali mirate a mantenere lo status quo.
1. UNA VITTORIA ANNUNCIATA
Alle elezioni del 15 febbraio il partito di Governo del Togo, Union pour la République (UNIR), ha ottenuto 34 dei 41 seggi contesi al Senato (altri 20 verranno nominati dal Presidente della Repubblica). Dopo i risultati delle elezioni di aprile 2024 per la Camera (108 su 113 seggi all’UNIR), il partito presidenziale si appresta a dominare il nuovo Parlamento bicamerale.
Entrambe le tornate elettorali sono state boicottate da una parte delle opposizioni, in un contesto repressivo e opaco, vista la messa al bando dei giornalisti stranieri e il divieto di manifestazioni politiche. Il risultato era dunque scontato, anche considerando che i senatori sono eletti a suffragio indiretto dai rappresentanti comunali e regionali, in larga parte espressione del partito governativo.
È la prima volta che nel Paese si tengono elezioni per il Senato, un’istituzione introdotta già nel 2002, ma mai entrata in funzione. Queste elezioni completano il processo inaugurato a maggio con l’entrata in vigore della nuova Costituzione e coronano la strategia del Presidente Faure Gnassingbé per mantenere il controllo del Governo.
Succeduto alla presidenza nel 2005 dopo la morte del padre, Eyadéma Gnassingbé, l’attuale Presidente è intenzionato a perpetuare la “dinastia” più longeva d’Africa, al potere dal 1967 con l’appoggio costante dell’esercito.
Fig. 1 – Il Presidente del Togo, Faure Gnassingbé, interviene all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York, 25 settembre 2024
2. LE SPERANZE TRADITE DI DEMOCRATIZZAZIONE
In Togo la transizione al multipartitismo avviata negli anni Novanta è stata sempre controllata dall’alto e la famiglia Gnassingbé ha promosso riforme funzionali a mantenere il potere, attraverso una serie di golpe costituzionali: ad esempio, nel 2019 una riforma richiesta a gran voce dalle opposizioni aveva introdotto un limite di due mandati presidenziali, ma senza effetto retroattivo, permettendo a Gnassingbé di ricandidarsi e ottenere il suo quarto mandato.
Con l’ultima controversa riforma costituzionale il Togo diventa una Repubblica parlamentare, abbandonando l’assetto presidenziale. Il potere esecutivo passa dal Presidente della Repubblica, divenuto semplice figura cerimoniale e di garanzia, al Presidente del Consiglio dei Ministri, soggetto a fiducia parlamentare e per la cui carica non è previsto limite di mandati. Il Presidente della Repubblica verrà eletto dal Parlamento, non più direttamente dai cittadini.
Gnassingbé si è mosso dunque in anticipo per aggirare il limite dei due mandati che non gli avrebbe permesso di ricandidarsi nel 2030: un nuovo mandato presidenziale sarebbe stato l’ultimo, mentre la nuova Costituzione apre la prospettiva di una sua permanenza a vita come premier.
Fig. 2 – Sostenitori della coalizione di opposizion Dynamique pour la majorité du peuple (DMP) durante la campagna elettorale del 2024, Lomé, 27 aprile 2024
3. NUOVI RAPPORTI INTERNAZIONALI?
Sul piano delle relazioni internazionali, il Togo, pur mantenendo un certo non-allineamento, è stato tradizionalmente vicino all’ex-potenza coloniale francese. Tuttavia, le cose potrebbero cambiare vista l’aria che tira in Africa occidentale per Parigi. Un primo segnale dell’allontanamento del Togo dall’influenza francese era stato dato nel 2022 dal suo ingresso nel Commonwealth britannico.
A gennaio, invece, il Ministro degli Esteri togolese, Robert Dussey, ha definito “non impossibile” l’eventualità di un ingresso del Paese nell’Alliance des États du Sahel (AES), dichiaratamente anti-francese. Il Togo si era già dimostrato accondiscendente verso i militari golpisti al potere in Mali, Niger e Burkina Faso, tentando di stemperare la posizione intransigente dell’Ecowas e proponendosi come mediatore.
Gli attuali membri dell’AES hanno recentemente formalizzato la propria uscita dall’Ecowas, che comporta però problemi sul piano economico, dal momento che i tre landlocked countries beneficiavano dell’accesso al mare attraverso gli ormai ex-partner costieri, come Nigeria, Ghana e Costa d’Avorio. L’ingresso del Togo nell’AES, alleanza di carattere sia militare che economico, porterebbe vantaggi reciproci, fornendo uno sbocco al mare per le merci maliane, nigerine e burkinabé attraverso il porto di Lomé, e contribuendo alla cooperazione contro il terrorismo jihadista, le cui infiltrazioni interessano anche il nord del Togo, al confine con il Burkina Faso.
La dirigenza togolese mostra una sempre maggiore affinità verso modelli politici più apertamente autoritari, che la spinge naturalmente ad allacciare rapporti con le giunte militari saheliane, nonostante la stessa Ecowas abbia espresso solo flebili rimostranze per la discutibile azione di Governo di Gnassingbé.
Giovanni Tosi
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