L’Europa fra conflitti e populismi: anatomia del mondo che cambia

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Il volume “Nuovi conflitti. Populismo, Europa e transizione ecologica”, scritto da Edoardo Greblo e Luca Taddio e pubblicato da Società Aperta Edizioni, analizza le profonde trasformazioni del mondo contemporaneo. Il libro – che sarà presentato alla prossima edizione di vicino/lontano – affronta questioni cruciali come immigrazione, sicurezza, conflitti internazionali, populismi, innovazione tecnologica e crisi climatica.

Professor Taddio, come si intrecciano questi temi, e quali i più urgenti e pericolosi?

«I temi trattati nel volume sono strettamente interconnessi, ma alcune emergenze appaiono particolarmente critiche. Il rischio geopolitico globale, con guerre e tensioni internazionali, sta ridisegnando un nuovo ordine mondiale privo di regole condivise. Il cambiamento climatico ha ripercussioni non solo ambientali, ma anche sociali ed economiche. L’aumento delle disuguaglianze rischia di alimentare tensioni politiche, soprattutto se i costi delle trasformazioni globali graveranno sulle fasce più deboli. Inoltre, l’indebolimento della democrazia rappresentativa e l’ascesa dei populismi mettono in pericolo la stabilità politica e la coesione sociale».

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Quali soluzioni potrebbero essere adottate per affrontare queste sfide?

«Le soluzioni richiedono complessità e una prospettiva di medio-lungo termine. Per questo l’UE dovrebbe superare le divisioni interne e affermarsi come attore politico autonomo, in grado di guidare la transizione ecologica ed economica con politiche inclusive e sostenibili. A livello internazionale, servono nuove forme di cooperazione per affrontare conflitti e sfide globali. Sul piano economico, è cruciale ridurre le disuguaglianze e favorire una transizione tecnologica ed ecologica che non penalizzi i più vulnerabili. È altresì fondamentale difendere la democrazia liberale, contrastare il populismo e le derive autoritarie, combattere la disinformazione diffusa sul web e promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni politiche».

Come si sta muovendo il governo italiano?

«Il governo italiano tende a privilegiare il consenso immediato rispetto a soluzioni strutturali. Sull’immigrazione, ad esempio, prevalgono politiche securitarie piuttosto che strategie fondate sulla cooperazione internazionale. Anche sulla transizione ecologica si riscontra un atteggiamento ambivalente: da un lato si riconosce la necessità del cambiamento, dall’altro si cede spesso alle pressioni delle lobby economiche. Per non parlare di scuola e formazione, dove l’Italia si trova agli ultimi posti in Europa in termini di risorse investite».

Qual è il ruolo dell’Europa?

«L’Europa sta cercando di rafforzare la propria posizione, ma appare ancora incerta e priva di coesione. Il Green Deal rappresenta un passo importante, ma senza un maggiore coinvolgimento democratico e un piano di investimenti ambizioso rischia di non produrre cambiamenti significativi. L’UE è in ritardo nel campo dell’innovazione tecnologica e, nel settore dell’intelligenza artificiale, prevede di investire meno della metà rispetto a Stati Uniti e Cina. In politica estera risulta frammentata e dipendente dalle decisioni statunitensi. Diventa quindi fondamentale sviluppare una difesa comune ottimizzando le risorse anziché aumentare le spese, e adottare una politica estera più autonoma e incisiva per evitare di subire l’influenza delle grandi potenze globali».

L’elezione di Donald Trump ha accelerato la trasformazione dell’assetto geopolitico mondiale. C’è da stare tranquilli?

«Il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti rappresenta un fattore di forte destabilizzazione. Tuttavia, è necessario valutare con attenzione ogni tentativo di riportare la pace o ridurre i conflitti in corso. La sua politica, basata sugli slogan America First e Make America Great Again, ha già minato il multilateralismo e spinto gli Stati Uniti verso un isolazionismo imprevedibile. Questo potrebbe portare a un disimpegno americano dalle crisi europee e mediorientali, favorendo nuovi equilibri di potere con Cina e Russia pronte a riempire il vuoto. Trump ha adottato un approccio controverso verso le alleanze storiche, criticando la Nato e promuovendo guerre commerciali con la Cina. Il rischio è che questa politica frammenti ulteriormente l’ordine mondiale e aggravi le tensioni economiche globali. Con una nuova guerra fredda tecnologica tra Washington e Pechino all’orizzonte, l’Europa dovrà trovare il proprio spazio di manovra per evitare di essere risucchiata in una competizione tra blocchi contrapposti. In questo scenario, stare tranquilli appare difficile». —

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