“C’è bisogno di parlare di editing del genoma umano”

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Nel 2018, il ricercatore cinese He Jiankui annunciò la nascita di due bambine, Lulu e Nana, i cui genomi erano stati modificati nel tentativo di renderli immuni al virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Ciò suscitò indignazione internazionale, l’arresto di He Jiankui e numerosi appelli per una moratoria sull’editing genetico riproduttivo. In particolare, He Jiankui stava lavorando al di fuori delle normative nazionali e del consenso internazionale sull’editing genetico e altre ricerche embrionali, violando principi più generali dell’etica della ricerca, come il requisito del consenso informato.

Nature ha aperto il 2025 con un editoriale intitolato “C’è bisogno di parlare di editing del genoma umano”. Sottotitolo: “Tra alcune decine di anni, le tecnologie di editing genetico potrebbero ridurre la probabilità di malattie umane comuni. Le società devono utilizzare questo tempo per prepararsi al loro arrivo”. Il tema è delicatissimo e Nature stessa mette le mani avanti: “Stiamo pubblicando questo lavoro perché è importante iniziare una conversazione su cosa potrebbe accadere se le tecnologie di editing genetico più sofisticate diventassero disponibili, cosa che potrebbe accadere entro 30 anni”. Altrimenti detto: gli ultimi cento anni hanno mostrato che le nuove tecnologie vengono sviluppate prima che si avvii una discussione sui loro impatti etici, sociali e ambientali: cerchiamo di non ripetere l’errore.

La rivista ha pubblicato un lavoro secondo cui l’editing poligenico del genoma negli embrioni umani e nelle cellule germinali dovrebbe diventare realizzabile nei prossimi tre decenni.

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Sulla sicurezza di queste procedure non sappiamo praticamente nulla, ma le conoscenze scientifiche attuali sono tali che, per la prima volta nella storia, ciò potrebbe dare una spinta decisiva anche alle ricerche relative alla sicurezza.
Negli ultimi decenni, gli studi genetici nelle popolazioni umane hanno portato alla scoperta di decine di migliaia di varianti del DNA associate a uno o più tratti complessi, tra cui malattie comuni come le malattie autoimmuni, il diabete, le malattie cardiache, il cancro e i disturbi psichiatrici, nonché tratti quantitativi come la pressione sanguigna, l’indice di massa corporea e l’altezza. Isolatamente, le varianti associate ai tratti tendono ad avere effetti molto piccoli, ma l’effetto cumulativo su più loci può essere sostanziale.

Modificare un numero relativamente ridotto di varianti genomiche potrebbe fare una differenza sostanziale nel rischio di sviluppare malattia coronarica, malattia di Alzheimer, disturbo depressivo maggiore, diabete e schizofrenia. Allo stesso modo, cambiamenti significativi nei fattori di rischio, come il colesterolo a bassa densità e la pressione sanguigna, potrebbero, teoricamente, essere ottenuti mediante editing poligenico.

Il punto è studiare gli effetti della modifica di più varianti contemporaneamente, noto come editing del genoma poligenico, che rappresenta un grosso scoglio per i ricercatori. L’editing genomico solleva sfide etiche legate alla pleiotropia (il fatto che un unico gene determini effetti fenotipici multipli, a prima vista, anche non correlati fra di loro) e alla diversità genetica. Singole o multiple varianti genetiche possono aumentare il rischio di alcune malattie mentre diminuiscono quello di altre.

Fino ad oggi, non sono stati fatti tentativi di prevedere le conseguenze della modifica di varianti specifiche associate a malattie poligeniche, ma numerosi libri recenti e articoli accademici hanno delineato le preoccupazioni etiche sollevate dall’editing del genoma della linea germinale e le opportunità che potrebbe presentare. Il timore che l’editing genetico poligenico possa essere utilizzato per l’eugenetica è una delle principali preoccupazioni e costituisce in parte il motivo per cui nessun paese attualmente consente l’editing del genoma in un embrione umano, nemmeno per singole varianti.
Nell’articolo di Nature, Visscher e il suo team descrivono un modello matematico che sostiene che anche un numero limitato di modifiche potrebbe ridurre drasticamente il rischio di vari disturbi — in uno scenario teorico in cui l’editing del genoma ereditabile su larga scala sia fattibile e sicuro.

In uno scenario teorico.

La modellizzazione matematica suggerisce che sia teoricamente possibile ridurre il rischio di malattie comuni utilizzando l’editing del genoma ereditabile, ma al tempo stesso gli scienziati sostengono che la tecnologia comporta rischi considerevoli e benefici incerti. Gli autori hanno modellato le conseguenze della modifica simultanea di varianti specifiche legate a numerose malattie, tra cui la malattia di Alzheimer, la schizofrenia, il diabete di tipo 2, la malattia coronarica e il disturbo depressivo maggiore (MDD), osservando che, in alcuni casi, modificare una singola variante associata a una malattia poligenica può avere effetti forti e, ad eccezione della MDD, modificare fino a dieci geni associati a una malattia può ridurne la prevalenza nel corso della vita di un ordine di grandezza. Un effetto rilevante in termini di incidenza di una malattia sulla popolazione, perché si tratta di ordini di grandezza maggiori rispetto a ciò che può essere ottenuto in una sola generazione umana tramite selezione embrionale.

Sebbene al momento non sia possibile mirare contemporaneamente a centinaia o migliaia di polimorfismi usando l’editing genetico, lo sviluppo rapido di tecnologie come CRISPR–Cas9 (usato per la prima volta nel 2012!), incluse le innovazioni nell’editing multiplex dei geni, porta il team a ipotizzare che potremmo essere a una generazione umana (circa 30 anni) dalla possibilità tecnica di eseguire l’editing genetico su decine o centinaia di varianti causali per le malattie comuni. Se l’editing multiplex di tratti poligenici diventerà pratico o desiderabile, dato l’equilibrio tra rischi e benefici, è altamente incerto e dipenderà, in parte, da considerazioni sconosciute relative a sicurezza ed efficienza. Il modello sviluppato dagli scienziati dimostra inoltre come le conseguenze presumibilmente positive dell’editing genetico a livello individuale possano tuttavia peggiorare le disuguaglianze sanitarie.



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