PRECARIATO E CLIENTELISMO, COSI’ I GIOVANI SE NE VANNO – Talenti Lucani – Passaggio a Sud
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PRECARIATO E CLIENTELISMO, COSI’ I GIOVANI SE NE VANNO – Talenti Lucani – Passaggio a Sud
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Armando Tita*
Da “secoli” questa classe politica lucana si è adagiata sul precariato patogeno e di massa. Ha fatto ingrossare le fila di una marea di ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet. Non ha mai puntato seriamente sugli IFTS, tranne qualche rara eccezione, i Piani F.P. sono stati dei perfetti “copia-incolla”, senza alcuna seria programmazione, senza alcun serio accordo tra Regione e Istituti Tecnici e Professionali. Ho avuto il grande piacere di aver conosciuto il sociologo Domenico De Masi durante i miei primi anni del corso di laurea in Sociologia (anno acc. 1972/73) nella “mitica” Facoltà di Lettere e Filosofia di Via Irno Salerno. Erano gli anni della vitalità della “Sociologia economica e industriale”, come li definì il Prof. Franco Ferrarotti. Erano gli anni della bella programmazione economica di Antonio Giolitti e degli interventi straordinari tesi ad abbreviare il gap tra i territori del Nord e del Sud, nei governi Moro, Colombo e Rumor. Una Facoltà che annoverava il gotha degli intellettuali italiani, dallo storico Gabriele De Rosa alla antropologa Annabella Rossi , allieva e collaboratrice prediletta di Ernesto De Martino, dal sociologo Carlo Donolo al filosofo Giacomo Marramao. Domenico De Masi lo ricordiamo ai profani è il Padre e l’ispiratore del Reddito di Cittadinanza. Seguivo De Masi e le sue estemporanee proposte sulla decrescita felice e sull’ozio creativo che ho sempre considerato simpatiche provocazioni. Le sue tre proposte per lenire la disoccupazione strutturale del Mezzogiorno mi avevano convinto solo parzialmente: 1)Distribuire la ricchezza che c’è, prescindendo dal criterio di lavoro che non c’è; 2)Rieducare migliaia di cittadini abituati a centrare la propria vita sul lavoro, in modo che imparino a riprogettarla sul “non lavoro”; 3)Offrire un salario minimo ai ragazzi universitari in corso con gli esami (Unica proposta che accolgo favorevolmente). Erano le tre proposte cardine che parzialmente si sono concretizzate con i vari Ristori, i Redditi di cittadinanza, gli assegni sociali, le casse integrazioni in deroga quasi a voler confermare l’avvenuta “Rieducazione” per milioni di cittadini che hanno brillantemente riprogettato la propria esistenza sul “non lavoro”. Era un Modello che distribuiva ricchezza a chi non la produceva in barba al Modello liberista e capitalista che la ricchezza la produceva ma non la sapeva distribuire. De Masi non aveva mai sufficientemente riflettuto o analizzato seriamente lo stupendo “Laboratorio Scientifico-Assistenziale” della Regione Basilicata degli ultimi decenni. Anni di vuoto assoluto nel campo delle politiche attive del lavoro caratterizzati da un patogeno moltiplicarsi di misure iperassistenziali, illimitate e parcellizzate con un crescendo di “politiche passive del lavoro” frutto di cig secolari in deroga e di cosiddetti lavori socialmente utili. Un precariato insopportabile e a tempo indeterminato che non ha mai risolto il problema atavico della disoccupazione lucana facendo crescere a dismisura l’esercito degli assistiti. Ecco il vulnus alimentato in Basilicata per decenni da provvedimenti assistenziali mummificati, arricchiti e potenziati che hanno soffocato l’economia sana e comprato il consenso della numerosa platea degli “ultimi”. Una Platea, orgogliosamente parassitaria, mai rimossa dalle Giunte Regionali e mai rimossa dall’intero pianeta della Sinistra lucana…dai braccianti forestali ai giovani precari della P. A., dai lavoratori socialmente inutili ai “piagnucolosi gemebondi”. Una sinistra lucana che si è “distesa” per un trentennio, quasi a voler sfidare le giunte democristiane nel bisogno irresistibile di quello “zoccolo duro” di potenziali assistiti a vita, senz’anima e senza coraggio, intruppati meravigliosamente nelle belle “filiere” dei vari Capibastone. Le poche e misere proposte del PCI degli anni settanta/ottanta attorno al problema delle aree interne e dei suoi marginali cittadini non hanno mai cambiato il corso della storia politica degli “ultimi “. Le tesi disparate e confuse, tra mega progetti zootecnici e cantieri forestali… hanno prodotto solo meri slogan. Mai ipotizzato uno sviluppo combinato tra agricoltura e industria… i conservifici, gli zuccherifici e l’agroindustria sono il frutto del solo “pianeta democristiano”. Non ho mai ascoltato un dirigente PCI , DS e PD puntare il dito sulle vere politiche attive del lavoro. Un PCI del passato impegnato nei “Libri Bianchi” ha sempre “sopportato” e “supportato” carrozzoni formativi pansindacali con una formazione fine a se stessa, mai “progettualmente” competitiva. Quei mega interventi formativi , ideati, progettati e regolamentati (con onestà “erga omnes” e chiarezza interpretativa) vocati alla Formazione e al Lavoro e non al mero assistenzialismo, becero e incontrollabile, sono stati avversati e mai compresi nella loro vera importanza. Questi mega interventi (dall’artigianato alla forestazione produttiva)sono stati portati avanti solo da quelle piccole e infime “Oasi” presenti in Regione che hanno saputo combinare ricerca e innovazione, intelligenza e intuito. Oasi ancorate solidamente alle reali prospettive di mercato. Reali prospettive di imprese caratterizzate da serietà e da fiducia verso il futuro che hanno da sempre bandito l’imprenditoria di rapina e del mordi e fuggi, il fondo perduto o altre diavolerie assistenziali, abbracciando l’efficienza e l’equità, uscendo dalle nicchie “autoctone” e proiettandosi sui Mercati Nazionali, Europei e Globali attraverso formazione continua e specialistica. Noi che siamo stati e vogliamo continuare ad essere i Costruttori del futuro e della speranza puntiamo sui giovani lucani, quelli più preparati, quelli più attrezzati, quelli più “affamati” di idee e di progetti per porre in essere una stagione ambiziosa di seria digitalizzazione e di vera “Intelligenza artificiale” finalizzata all’innovazione di metodo e di processo e non alle stucchevoli e mai dome “aree formative di parcheggio” senz’anima, senza costrutto e senza sostanza tanto amate dalle Società di F. P. del vecchio conio. Sono queste le ragioni che ci fanno “ripuntare” sulle piccole oasi già ampiamente surrichiamate e tanto amate dai giovani “cervelli” lucani. Giovani Talenti lucani che hanno a cuore il futuro della regione e che combattono con le loro progettualità lo sviluppo ineguale creando settori di attività propulsivi per altri settori. Un esempio su tutti, le start–up nate intorno al turismo lento, con tutte le diverse implicazioni positive che tali progettualità comportano e garantiscono in termini socio-ambientali, storici, artistici, produttivi, enogastronomici e territoriali.
*Sociologo e saggista.
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