Migranti, calo demografico, integrazione, reati e reazione di rigetto… Senatore sul piede di guerra!

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Non condivido niente di quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo!’ Frase attribuita a Voltaire, ma è della sua biografa Evelyn Beatrice Hall. Fa lo stesso, il concetto è quello.

Dall’avv. Alfonso Senatore, instancabile polemista cavese, mi separa un oceano. Una volta, all’ennesima sua invettiva stile provocazione, io sindaco e lui mio assessore, gli dissi: ‘Mi ricordi il Francesco Petrarca di Pace non trovo e non ho da far guerra!

Alfonso è così, se si vuole avere a che fare con lui bisogna farsene una ragione. Dopo la traumatica rottura tra noi del 2009, poco alla volta abbiamo ripreso a parlarci e oggi coltiviamo un dialogo costante. Oltretutto lui ha il fiuto degli umori popolari, li percepisce ai primi segnali e, se sono potenzialmente incendiari, corre subito a gettarvi benzina. Sono tuttavia umori reali ed è opportuno che ne tengano conto anche quelli, come me, che invece vorrebbero gettarvi acqua.

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Uno dei temi che ci dividono irrimediabilmente è quello dei migranti. Anni fa organizzammo finanche un confronto pubblico alla Biblioteca Avallone. Su iniziativa del ministro Minniti era stata da poco attivata la rete nazionale degli SPRAR, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, ai sensi di una norma della Bossi-Fini non ancora implementata per mancanza dei relativi decreti attuativi.

In ogni Comune, se ce ne fosse stata la disponibilità logistica e purché il numero di migranti accolti fosse non superiore al cinque per mille della popolazione residente, si sarebbe potuto aprire uno SPRAR che avrebbe goduto del sostegno finanziario dello Stato. Gli ospiti di questi centri, pre-vagliati nei Centri di Prima Accoglienza e riconosciuti come aventi diritto all’asilo in Italia, vi sarebbero stati ospitati ricevendovi formazione culturale e professionale ed avrebbero potuto essere impiegati dal Comune o da altri Enti Pubblici Locali come lavoratori socialmente utili.

I frati cappuccini del Convento di San Felice di Cava avevano aderito all’iniziativa e a Cava erano arrivati un decina di migranti. Erano donne e bambini. Alfonso, ricordi? Fiutasti la preoccupazione dei Cavesi e cominciasti a soffiare sul fuoco. Ci confrontammo quindi nella sala della Biblioteca Avallone. Io affiancato da frate Giacomo dei Cappuccini, tu dall’avv. Filippo Meluso, già comandante della Polizia Municipale di Cava durante il mio sindacato. Moderatore il direttore di questa testata, Pasquale Petrillo. Ne uscimmo ciascuno con le nostre opinioni di prima, ma la sala, composta sia di favorevoli all’accoglienza che di respingenti, ebbe modo di approfondire le proprie conoscenze sull’argomento. Il dialogo fa sempre bene.

Oggi torni alla carica. Citi Capezzone sui “tantissimi reati commessi dai clandestini di tutte le nazionalità ed etnie”  e aggiungi: “A tal proposito mi interesserebbe sapere cosa ne pensano i miei amici di sinistra cavese, Gravagnuolo, Salsano, Musumeci, Avagliano, Calvanese, Fiorillo, Mughini ”.

Eccomi qui; ovviamente per me stesso non a nome degli altri da te menzionati. In verità, davvero non so neanche più cosa siano la sinistra e la destra oggi. Tuttavia, sì, il tema dei migranti è un vero discrimine tra destra e sinistra in Europa e in tutto l’Occidente.

Tu riporti i dati – inconfutabili – dei reati commessi in Italia da immigrati e ci chiedi come facevamo e facciamo noi ‘di sinistra’ a sostenere una posizione aperturista verso l’immigrazione.  Anzi, a tuo dire, lo stesso governo Meloni è troppo… a sinistra; indeciso e titubante in materia.

Vengo alla mia risposta.

Non c’è alcun dubbio che l’ingresso in un qualsiasi Paese e in tempi concentrati di un numero importante di ‘stranieri’ crea problemi di integrazione. È successo sempre nella storia. Anche l’emigrazione italiana all’estero – oggi 6 milioni e 134mila Italiani risiedono fuori dai nostri confini – ha creato nel secolo scorso seri problemi di ordine pubblico nei paesi ospitanti.

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Succede ora anche da noi. E chi lo nega! Il problema c’è ed inquieta tanta parte degli Italiani. Ci differenzia la risposta ad esso. Per quanto mi riguarda ritengo ineludibili la vigilanza sul fenomeno e la repressione di chi delinque. Fino all’espulsione, certo. Come pure ritengo ragionevole che il governo fissi un numero massimo di ingressi annui.

C’è una legge matematica che i sociologi conoscono bene: se immetti un un contesto sociale in breve tempo un numero di estranei superiore ad una certa percentuale ai residenti, si creano sicuri problemi di conflittualità. Com’è matematico che si verifichi una reazione di rigetto tra gli autoctoni. Giusto quindi contingentare gli ingressi e vigilare che, tra essi, non si infiltrino delinquenti seriali o terroristi.

Però, caro Alfonso, gli SPRAR contenevano il numero di accoglienze in ciascun Comune nel limite di cinque ogni mille residenti; eppure tu fosti e sei contrario anche a questo numero tanto modesto. E neanche ti rendevi e ti rendi conto che, al di là della solidarietà umana – che per me non è un accessorio – noi in Italia abbiamo ‘bisogno’ dei migranti. Tra calo delle nascite e emigrazione dei nostri ormai viaggiamo verso un calo demografico dell’ordine dello dello 0,4 per mille annui. Circa 26mila Italiani in meno ogni anno, quasi tutti giovani. Solo nel 2024 ne sono emigrati all’estero 89.462.

Quelli che restano sono sempre più anziani, in numero esobitante pensionati. Chi va a lavorare nelle fabbriche, soprattutto nei campi, ad assistere gli anziani a domicilio, a portare la carriola nei cantieri se i nostri giovani fuggono da questa mansioni? E come può reggersi una nazione di anziani, che comportano necessariamente spese sociali e sanitarie, con le casse dello Stato in profondo rosso?

Intanto il calo demografico continua, a fatica tamponato dall’apporto dei migrati. Dice il CNEL nel suo rapporto “Cittadini stranieri in Italia” di fine ‘24: “La popolazione straniera ha avuto un ruolo determinante negli scenari demografici. È anche del tutto chiaro quale potrà essere, nei prossimi decenni, il contributo positivo dei flussi migratori, se adeguatamente governati”.

Ecco, ‘se adeguatamente governati’. È umano, è cristiano, accogliere i migranti. Ed è utile per tutti noi. Ma in numero controllato e mettendo in campo politiche di integrazione efficaci. Senza spaventarsi ai primi episodi criminosi che vedono cinvolti gli immigrati e senza alimentare le paure, tanto diffuse – e comprensibili – nel nostro popolo. La paura è un sentimento devastante, va compresa e governata, non aizzata.

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