Pierluigi Marzorati, il mito della pallacanestro di Cantù, adesso «rifà» lo stadio ai rivali di Varese

Un canturino che viene coinvolto in un progetto riguardante Varese? Se il mondo non gira alla rovescia, poco ci manca, vista la rivalità tra le due città nata a causa del basket. «Ma io sono un libero professionista, assolutamente super partes. In questo caso parto dalla fiducia che mi ha dato il Comune, poi sono favorevole alla ristrutturazione, con annessi e connessi, dello stadio di calcio di Varese. Infine, non sto né dando consigli cestistici né proponendo giocatori», dice ridendo l’ingegner Pierluigi Marzorati, ancora oggi un simbolo della pallacanestro italiana anche perché è l’unico ad avere 278 presenze in Nazionale (primato imbattibile) oltre ad aver disputato una partita — eccezione una tantum a un ritiro già avvenuto ben prima — all’età di 54 anni, record finito nel Guinness dei primati.

Dunque, l’ammodernamento dello stadio «Franco Ossola» di Varese, con la realizzazione di strutture collaterali integrate quali un hotel, un centro benessere, un’area shopping, forse un cinema multisala e un centro di medicina sportiva («Su quest’ultimo fronte l’idea è di sfruttare la realtà del vicinissimo campus», sottolinea Marzorati), è stato assegnato ad Aurora immobiliare, società alla quale si è affidato Antonio Rosati, presidente del Città di Varese di calcio, squadra che oggi milita in serie D. Ma la seconda cordata che ha partecipato al bando comunale, ovvero il gruppo formato da Sfre-Service, Grandi Architetture & Partners (di Massimo Marzorati, solo un omonimo, ndr) e la Pfm & Partners (studio dell’ex playmaker canturino, dove lavora Francesco, il figlio architetto) si occuperà dell’efficientamento energetico.

In sostanza i vincitori sono due, distinti ma in prospettiva uniti. «Con Aurora — spiega l’ingegnere dei canestri — abbiamo un accordo di massima. L’immobiliare garantirà prima di tutto la copertura dei costi di progettazione; Rosati, che ha già investito 2 milioni di euro sul sito di allenamento, gestirà lo stadio, mentre noi provvederemo anche a trovare interlocutori per le altre realtà, appetibili in quanto strutture a reddito».

Il Comune di Varese dovrà presentare un bando su scala europea — visto che si parla di un’operazione da 50-60 milioni — «al quale parteciperemo avendo cognizione degli spazi che ci sono già stati comunicati. Arriveremo a un progetto preliminare, da convertire in definitivo». Ma non c’è il rischio che con un bando aperto i lavori vengano invece appaltati ad altri? «È possibile — ammette Marzorati —, ma il know how necessario per un’operazione come questa è complicato, trattandosi di vari lotti che dovranno integrarsi e convivere tra di loro. Al riguardo abbiamo impostato da anni un piano denominato “Green Sport Arena”: riunisce una cinquantina di aziende di alto livello che si occupano di efficientamento energetico non solo di palasport, ma pure di stadi, centri natatori e impianti del ghiaccio».

Se tutto filerà per il verso giusto, entro l’estate potrebbero arrivare i progetti esecutivi e, in un massimo di tre anni, i lavori dovrebbero essere completati. Detto che non è ancora escluso che venga riproposto un velodromo, dato che quello attuale dentro lo stadio sarà demolito («Tutto dipenderà dalla Federciclismo, se confermerà la volontà di gestirlo»), l’efficientamento energetico riguarderà pure il palasport del basket. La sua ristrutturazione procede in parallelo da mesi, ma è impensabile non fare sistema. «La Pallacanestro Varese — conclude Marzorati —avrà una riduzione dei costi di gestione all’interno di un’idea di fondo: trasformare questa zona del quartiere di Masnago in una cittadella dello sport e dell’intrattenimento assolutamente green».

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