Stati Uniti: shock per lo scontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca

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I sostenitori dell’Ucraina a Washington hanno reagito con orrore all’attacco verbale del presidente Donald Trump e del vicepresidente JD Vance al leader ucraino Volodymyr Zelensky venerdì 28 febbraio, nello Studio ovale, dove avrebbe dovuto concludersi un accordo di difesa per Kiev in cambio di concessioni sulle terre rare a quello che fino a poche ore prima era considerato un alleato

(Foto ANSA/SIR)

(da New York) I sostenitori dell’Ucraina a Washington hanno reagito con orrore all’attacco verbale del presidente Donald Trump e del vicepresidente JD Vance al leader ucraino Volodymyr Zelensky venerdì 28 febbraio, nello Studio ovale, dove avrebbe dovuto concludersi un accordo di difesa per Kiev in cambio di concessioni sulle terre rare a quello che fino a poche ore prima era considerato un alleato. I capi di governo in genere non litigano davanti alle telecamere. Ma nell’incontro di ieri, Trump ha accusato Zelensky di “giocare con la terza guerra mondiale”, aggiungendo che l’Ucraina non “ha le carte” per continuare una guerra con la Russia. Il vicepresidente Vance dal canto suo ha rinforzato il colpo accusando il presidente ucraino di ingratitudine. L’attacco di Trump e Vance al leader ucraino è sembrato così brusco e coordinato che alcuni osservatori si sono chiesti in seguito se la coppia lo avesse pianificato in anticipo. Immediate e svariate le reazioni.

“La parte americana sembrava intenzionata a provocare uno scontro”, ha commentato Daniel Fried, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Polonia al sito di notizie Politico. “Avere un simile scoppio nello Studio ovale, quando ottieni ciò che hai chiesto, ovvero una firma sull’accordo sui minerali, non può essere facilmente spiegato o compreso in termini di interesse americano”.

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I sostenitori di Trump al Congresso hanno invece celebrato quella che hanno definito “l’affermazione di una visione del mondo e di uno stile negoziale”, cioè l’”America First” che mostrava la potenza del Paese. Altri hanno interpretato l’incontro come una giustificazione per chiudere il rubinetto degli aiuti americani a Kiev.

“Ciò che ho visto nelle ultime sei settimane è che gli Stati Uniti si comportano in modo vile, vile con i nostri amici in Canada e Messico, vile con i nostri amici in Europa. E oggi è stato il fondo del barile, vile con un uomo che difende i valori occidentali, con grande rischio personale per lui e i suoi connazionali”. Questo il commento di David Brooks, editorialista del New York Times, che ha sottolineato un concetto più volte ribadito da Trump nel corso della sua direzione della politica sia interna sia estera: la forza fa il diritto.

Le parole più ricorrenti usate nel descrivere la reazione all’incontro sono shock, allucinazione, vergogna morale, farsa spregevole e orrenda. Lo storico dell’Università di Yale, Timothy Snyder, profondo conoscitore dell’Ucraina e della Russia invita ad analizzare la modalità dell’incontro e gli atteggiamenti del presidente americano. “In politica interna, Trump ha fatto molta strada intimidendo le persone e bluffando, ma questo quando si tratta dei nostri alleati funziona solo negativamente. Traggono semplicemente la conclusione che non ci si può fidare di noi”, spiega Snyder. Lo stesso modello da bullo applicato a nemici, come Russia e Cina, per il professore, “non funziona affatto, semplicemente perché non hanno paura di Trump” e nelle ultime cinque settimane il livello di forza americano è notevolmente sceso. Lo studioso mette poi in guardia dal fatto che “è molto facile rompere le relazioni, ma è molto difficile ricostruirle di nuovo. Ed è molto facile fantasticare su una specie di relazione meravigliosa con un Paese come la Russia, ma è molto difficile immaginare come quella relazione potrebbe giovare agli Stati Uniti”.

Zelensky, dopo l’accorato scontro, è stato invitato a lasciare la Casa Bianca, visto che la conferenza stampa congiunta era stata annullata, ma in un’intervista a Fox News, dopo l’inattesa rottura, il presidente ucraino ha ribadito la sua volontà di pace, mentre Trump dal canto suo, in un post sulla piattaforma Truth Social, ha ribadito la forza dell’America e ha detto che Zelensky non è pronto per la pace, ma potrà tornare alla Casa Bianca quando lo sarà, aprendo uno spiraglio alla riconciliazione.

Secondo l’editorialista del Times, si arriverà ad un accordo perché “Trump è transazionale. Lui attaccherà le persone. Lui odierà le persone. E poi farà un accordo. Lo abbiamo visto in passato. Mi chiedo solo dove siano i suoi valori”. Intanto la pace resta confinata in un angolo e non sembra più così vicina, mentre ad agognarla sono sia la popolazione ucraina che quella russa.





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