Cosenza, chiuse le indagini sul fallimento Amaco: sei indagati

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COSENZA Per ricostruire quanto successo nella Amaco, società che gestisce il trasporto pubblico locale a Cosenza occorre riavvolgere il nastro e tornare al 2022. Quando la procura di Cosenza decise di chiedere un accertamento sui presupposti di liquidazione giudiziale dell’azienda. Insolvenza, piano industriale incompleto e aggravamento della situazione economica: queste le variabili al centro dell’attività di indagine. Una nota della Guardia di Finanza datata il 22 novembre 2022 si sofferma sulla liquidazione giudiziale di Amaco e sottolinea un «aggravamento ulteriore della situazione economica». Inoltre «non risulta neppure un piano di risanamento visto che le assemblee sono andate deserte». Una situazione che ha prodotto una perdita accertata di 579.232 euro, che sommata alla perdita registrata nel 2022 ha determinato un patrimonio netto negativo di 1 milione 557mila euro al 30 settembre 2022. Alla luce di quanto emerso la Procura di Cosenza guidata dall’allora procuratore Mario Spagnuolo ha insistito nel richiedere al Tribunale di dichiarare la liquidazione della Amaco Spa.

I passaggi successivi e la chiusura dell’inchiesta

La società registra un trend crescente dei debiti iscritti a bilancio, tra il 2014 e il 2021, passato da poco più di 7 milioni di euro a oltre 12 milioni e 819 mila euro. La crescita è indice di difficoltà finanziarie. Per quanto attiene i crediti avanzati dal comune, ammontano al 31 dicembre 2021 a circa 3 milioni e 132 mila euro. Nel bilancio del 2021 è stata certificata l’inesigibilità del 50% del valore dei crediti ricaduti nel dissesto del comune di Cosenza (ante 2019) oltre a tutti gli interessi iscritti sul credito totale vantato nei confronti dell’Ente cosentino. È lo stesso revisore contabile di Amaco a verificare lo stato di insolvibilità annotando una perdita di esercizio per un importo pari a due milioni e 206mila euro. A questo si aggiunge «la completa erosione del patrimonio netto per circa un milione di euro» che ha influito negativamente sull’analisi dei bilanci. Sul fronte lavorativo, i sindacati in questi anni hanno tenuto alta l’attenzione e non sono mancati gli scioperi e le proteste.

Le accuse a Posteraro

Arriviamo a febbraio 2025. La procura di Cosenza chiude l’inchiesta nei confronti di sei indagati: destinatari del provvedimento di avviso di conclusione delle indagini preliminari. Si tratta di Paolo Posteraro in qualità di legale rappresentante, Wladimiro Vercillo, Giuseppe Pettinato, Valentina Cavaliere, Adelina Di Pietro in qualità di membri del collegio sindacale, e Gaetano Petrassi revisore unico dal 2018 al 2022.
Il principale indagato è Paolo Posteraro, difeso dagli avvocati Franco Sammarco e Anna Spada. Nei suoi confronti l’accusa è di bancarotta documentale, in riferimento alla tenuta delle scritture contabili. Inoltre, all’indagato, vengono contestati anche due episodi di bancarotta fraudolenta correlati al falso in bilancio. Secondo l’accusa, Posteraro avrebbe iscritto due voci in attivo inesistenti: una plusvalenza generata da un’alienazione di cespiti immobiliari dal valore inferiore rispetto a quello iscritto in bilancio.
Del collegio difensivo fanno parte anche gli avvocati Eugenio Bisceglia, Bianca Zupi e Riccardo Panno.

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La bancarotta fraudolenta

L’accusa contesta a Posteraro la bancarotta fraudolenta, non legata alle ipotesi tipiche del reato e quindi alla distrazione o sottrazione di beni dalla società, ma all’acquisizione attraverso un’operazione di fusione per incorporazione di una società partecipata che versava in condizioni di difficoltà economica.
L’altra voce in attivo «inesistente» iscritta in bilancio sarebbe riferita ad un credito di imposta per progetti di investimento in attività di ricerca e sviluppo e in questo caso l’accusa rivolta alla società è di aver fittiziamente sostenuto le spese di realizzazione. In merito a questa ipotesi di accusa è anche contestato il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.
Ai membri del collegio sindacale ed al revisore unico viene contestata l’omessa vigilanza sulle operazioni concluse dal legale rappresentante. Che avrebbe compiuto – questa in buona sostanza l’accusa – operazioni errate e nocive per Amaco, ma senza agire per un proprio tornaconto personale. (f.b.)



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