No, la Commissione UE non ha vietato tutte le parole riconducibili al genere di una persona

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Il 23 febbraio 2025 è stato pubblicato su Facebook un post in cui si vede una foto della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. In sovraimpressione, compare il titolo di un articolo de Il Giornale che recita: “Via le parole con ‘man’. La folle neolingua della Ue”. 

Chi pubblica commenta dicendo che «la Commissione europea vieta tutte le parole che siano riconducibili al genere di una persona e obbliga ad usare solo il neutro». 

È un contenuto fuorviante, che diffonde una notizia del tutto infondata.

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L’articolo del Giornale citato nel post oggetto di analisi è stato pubblicato il 23 febbraio 2025. Nel testo si legge che la Commissione europea «nella versione aggiornata della guida linguistica inglese», in nome «dell’inclusività esasperata», avrebbe invocato «la messa al bando di qualsiasi parola o frase abbia nella sua radice la parola «man» in nome in nome dell’inclusività esasperata». La motivazione, continua il giornalista, «è semplice: sono termini poco inclusivi, meglio optare per alternative neutre, in grado di includere «tutti i generi». Il quotidiano afferma che «destinato a politici, funzionari e traduttori, il bignamino politicamente corretto impone la cancellazione di parole come “tradesman” (“commerciante”) e “mankind” (“umanità”), da sostituire rispettivamente con “tradesperson” e “humanity”». 

Il documento della Commissione europea in questione è stato pubblicato il 14 febbraio 2025 e si intitola “English Style Guide A handbook for authors and translators in the European Commission” (in italiano, “Guida allo stile in inglese. Un manuale per autori e traduttori della Commissione europea”) e come viene specificato nel frontespizio si tratta di un nuovo aggiornamento rispetto al testo originario redatto per la prima volta nel 2016.

Nell’introduzione (pagina 1 del documento) si spiega che la guida è pensata «principalmente per autori e traduttori di lingua inglese, sia interni che freelance, che lavorano per la Commissione europea». Inoltre, viene precisato che «”stile” è sinonimo di un insieme di convenzioni linguistiche accettate» e che «si riferisce quindi all’uso interno consigliato, non allo stile letterario».

A pagina 68 è presente poi una sezione intitolata “Inclusive language” (in italiano, “linguaggio inclusivo”, cioè un linguaggio che, come spiega il sito Oxford Reference, ha l’obiettivo di includere anziché escludere determinati gruppi, come donne e minoranze). 

In questo capitoletto si esplicita che sono linee guida generali e di considerare che si tratta di «un’area linguistica in evoluzione e sensibile». Per quanto riguarda l’uso del linguaggio neutro rispetto al genere, il documento afferma «che gran parte della legislazione UE esistente non è neutra rispetto al genere e i pronomi maschili “lui” sono usati genericamente per includere tutti i generi. Tuttavia, oggigiorno, il linguaggio neutro rispetto al genere è preferito dove possibile». 

Per questo motivo è consigliato ai traduttori di lingua inglese che lavorano per la Commissione europea di «evitare scelte di parole che potrebbero essere interpretate come implicanti che un genere sia la norma», come ad esempio parole come “man-made” che contengono “man” per indicare persone di tutti i generi. Inoltre «sono preferite forme nominali neutre rispetto al genere (chair, spokesperson, ecc.)». Visto che si sta parlando di testi in lingua inglese, è necessario ricordare che l’inglese ha il genere neutro. Sulle parole specifiche che in inglese contengono “man”, nella guida si legge che «ove possibile» si possono utilizzare alternative per indicare persone di tutti i sessi. Ad esempio, “staff” o “human resources” al posto di “manpower”, “humanity” per “mankind” e “human-made” al posto di “man-made”.

Quindi, in conclusione, il documento non impone alcun divieto nel parlare comune dell’Unione europea e non mette al bando nessuna parola contenente la parola “man”. Si tratta invece di raccomandazioni in alcun modo vincolanti per chi lavora in inglese all’interno della Commissione UE.

Di questa stessa notizia fuorviante se n’è occupata anche Pagella Politica perché rilanciata dal leader della Lega Matteo Salvini. Nel loro pezzo i colleghi hanno sottolineato inoltre che la sezione sul linguaggio inclusivo non è stata aggiunta nell’ultimo aggiornamento delle linee guida di febbraio 2025, ma era stata inserita già nel 2019. quindi sei anni fa.

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