“La bocciatura del referendum sull’Autonomia? La legge è già smontata”

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21 Gennaio 2025



16:30

Il leader di Europa Verde, Angelo Bonelli commenta a Fanpage.it la bocciatura del referendum sull’autonomia differenziata da parte della Consulta: “La maggioranza festeggia per salvare la faccia, ma in realtà non sanno che pesci prendere”.

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Il leader di Europa Verde, Angelo Bonelli, sulla bocciatura del referendum sull’Autonomia differenziata decisa dalla Corte costituzionale non ci sta a parlare di sconfitta, ma procediamo per ordine. Mentre gli occhi del mondo erano puntati a Washington, dove si svolgeva la cerimonia di insediamento di Donald Trump, in Italia la Corte costituzionale dichiarava inammissibile il quesito referendario presentato dai partiti di opposizione per abolire la cosiddetta legge Calderoli. Una decisione che stupisce fino a un certo punto, perché la stessa Consulta aveva già sollevato sette rilievi che dovranno essere accolti dal Parlamento.

Oltre un milione di firme raccolte, ma il quesito arriverà alle urne

“La legge Calderoli – spiega Angelo Bonelli a Fanpage – destruttura l’Italia, rendendolo un Paese a diverse velocità, con una divaricazione sociale sull’erogazione di servizi in settori cruciali, dall’istruzione alla scuola, dall’ambiente alla sanità. È una legge che crea malumori anche nella stessa maggioranza, soprattutto per la delega del commercio estero che verrebbe ceduta alle regioni, cosa che Forza Italia non vuole. Un papocchio, insomma. Noi abbiamo raccolto oltre un milione di firme per abolirla con un referendum, ma subito dopo la Corte Costituzionale ha destrutturato la legge”.

Una legge già “smontata” dalla stessa Consulta

Leggendo i rilievi della Consulta, molte delle ragioni del referendum abrogativo risulterebbero oggettivamente superate. “La Corte – continua il deputato di Alleanza Verdi Sinistra – ha introdotto una questione fondamentale, ovvero il principio di sussidiarietà, che di fatto evita che ci possano essere Regioni di serie A e di serie B, un elemento fondante della nostra Costituzione. E poi c’è il tema dei Lep, i livelli essenziali di prestazione, che non venivano volutamente né garantiti né definiti. È stata accolta la nostra principale richiesta: un cittadino della Campania deve avere gli stessi servizi essenziali di uno della Lombardia. Di fatto, la non ammissibilità del quesito referendario è una conseguenza dell’intervento della Corte su richiesta delle Regioni”.

Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (Avs) durante la raccolta firme per il referendum sull'Autonomia differenziata

Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (Avs) durante la raccolta firme per il referendum sull’Autonomia differenziata

Insomma, per l’esponente di Avs, i giudici della Consulta avrebbero scelto di non far votare i cittadini su una legge che in buona parte andrà riscritta dal Parlamento. Tuttavia, nella maggioranza la notizia è stata accolta con euforia, come una vittoria del governo e una sonora sconfitta delle opposizioni. “Festeggiano per salvare la faccia, ma sono in grande difficoltà e non sanno che pesci prendere”, spiega ancora Angelo Bonelli che aggiunge: “Forza Italia questa legge non la vuole, ma devono dire di aver vinto nonostante abbiano ricevuto una sonora sconfitta perché la legge è stata di fatto smontata. Purtroppo per l’Italia è una legge che nasce da un mercimonio tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni: l’Autonomia differenziata in cambio del Premierato. Ora questo accordo è stato smontato. Festeggiano per salvare la faccia. In realtà avevano già subito una sonora sconfitta e non sanno che pesci prendere”.

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I giudici dell’Alta Corte hanno contestato la formulazione quesito, per loro poco chiaro, che avrebbe creato il rischio di un “anomalo plebiscito” se portato alle urne. Si poteva forse scrivere meglio? “Era un quesito abrogativo preparato da costituzionalisti – risponde il leader di Europa Verde – ma come sappiamo il diritto non è una scienza esatta e si presta a interpretazioni. Resta una grande mobilitazione nel Paese per la difesa dell’unità nazionale e questo ha messo paura al governo Meloni, perché c’è stata una mobilitazione trasversale. Probabilmente avremmo vinto a mani basse e avremmo raggiunto il quorum, perché specialmente al Centro e al Sud la mobilitazione sarebbe stata imponente. Se ora la legge verrà modificata e quindi stravolta seguendo le indicazioni della Consulta, non sarà certamente quella che volevano Zaia o Calderoli e questo è già molto importante. Noi continueremo la nostra battaglia in Parlamento”.

La mossa di Trump per affossare il Green Deal

Come accennato all’inizio, mentre i giudici della Corte Costituzionale si riunivano e dichiaravano inammissibile il quesito sull’Autonomia differenziata (dando invece il via libera a quelli sulla cittadinanza e sull’abolizione di alcune norme del Job Act), oltreoceano si insediava Donald Trump, che tra i primi ordini esecutivi emanati da presidente firmava l’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi sul clima, affossando il Green Deal. “Quello che accade oggi – riflette Bonelli – viene da lontano. Negli anni si è costruita una narrazione tossica contro la transizione ecologica, che nasce proprio dagli accordi di Parigi, quando si decise di limitare a un grado e mezzo l’aumento della temperatura globale investendo nelle rinnovabili. Questo ha scatenato le grandi compagnie del Gas&Oil, che hanno investito, per loro stessa ammissione, un miliardo di dollari per diffondere fake news sul cambiamento climatico che non esiste. Questa narrazione tossica è stata cavalcata dalla destra sovranista mondiale che oggi ritrova in Trump il suo massimo leader. La nostra risposta non può non partire da un’autocritica, perché non siamo riusciti a controbattere a questa narrazione tossica con una narrazione positiva”.

“Non siamo riusciti a far capire la Transizione Green ai ceti popolari”

“Non siamo riusciti a far capire ai ceti popolari – continua – che non devono sentirsi minacciati dalla Transizione Green. Prendiamo gli agricoltori: sono le prime vittime della crisi climatica perché i loro raccolti vengono decimati proprio dai fenomeni estremi che ne derivano. Pensiamo alla Sicilia dove hanno dovuto estirpare vigneti o agrumeti a causa della siccità o all’Emilia Romagna flagellata dalle alluvioni, che sono ormai all’ordine del giorno. Il punto è far uscire l’ecologismo da una ‘tecnicalità’ un po’ decontestualizzata dal mondo, rendendolo qualcosa di comprensibile. Altro esempio: le bollette sono più care che mai e abbiamo persone anziane che stanno rinunciando al riscaldamento perché non riescono a pagare le utenze. Noi dobbiamo spiegare ai ceti popolari che si può pagare sempre meno e magari azzerare i costi utilizzando le rinnovabili. Stesso discorso vale per le case green: è passato il messaggio che noi imponevamo alle famiglie di spendere cinquantamila euro per l’efficientamento energetico delle abitazioni. In realtà non c’era nessuna imposizione, ma quello che è mancato è stato un fondo dell’Unione Europea per permettere alle fasce meno agiate quelle ristrutturazioni che avrebbero abbassato e di molto il costo dell’energia”.

“Musk? È il Dottor Stranamore”

Tornando agli Usa, sta facendo molto discutere il presunto saluto romano mimato da Elon Musk durante la cerimonia di insediamento del presidente Trump. “Quello che sta accadendo in Usa – conclude Bonelli – è molto pericoloso. Al di là delle sparate di Donald Trump, che vuole prendersi la Groenlandia, il Canada, il golfo del Messico e Marte, con dietro il Dottor Stranamore (Elon Musk, ndr) a ballare come un bambino all’asilo, siamo di fronte a un grande pericolo per la democrazia globale, con un’alleanza tra gli uomini più ricchi del mondo che non hanno solo un progetto economico per accumulare soldi, ma anche un progetto politico in cui la democrazia diventa un sotto prodotto commerciale delle loro azioni, con un condizionamento dell’opinione pubblica ottenuto utilizzando le tecnologie”.





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