di Francesco Bottino
Roma – L’idrogeno prodotto in Italia sarà troppo costoso e utilizzarlo, per il tessuto industriale nazionale, non sarà sostenibile a livello economico. Ma, visto che l’H2 sarà imprescindibile per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione, l’unica soluzione è importare il vettore energetico da quelle aree del globo dove produrlo costerà meno, come il Nord Africa. Ecco allora che infrastrutture come il SoutH2 Corridor saranno fondamentali per consentire alle imprese di ridurre il loro impatto ambientale.
È questo il ragionamento articolato da Aurelio Regina, delegato per l’Energia di Confindustria, durante l’evento di presentazione del SoutH2 Corridor svoltosi a Roma per suggellare l’adesione al progetto di Tunisia e Algeria.
“I bandi del PNRR relativi all’idrogeno non hanno avuto piena attuazione a causa del costo elevato del vettore energetico, che a sua volta è legato ai costi, nel nostro Paese ancora troppo alti, dell’energia rinnovabile” ha spiegato Regina, ricordando che Confindustria aveva già delineato questo scenario in un dossier presentato nel 2023.
“A questi livelli, pensare di sostituire anche solo il 20% del metano attualmente utilizzato dall’industria con idrogeno sarebbe proibitivo dal punto di vista economico, e danneggerebbe enormemente la competitività delle imprese italiane”.
Pur alla luce di tali considerazioni, Regina ha comunque confermato che l’H2 è “un elemento imprescindibile se, davvero, vogliamo raggiungere l’obbiettivo net-zero. Quindi dobbiamo guardare a quelle regioni in cui i costi sono più bassi, come il Nord Africa dove attualmente il costo finale dell’idrogeno verde si attesta tra i 3 e i 4 euro al Kg, un valore competitivo anche considerando costi di trasporto nell’ordine degli 0,5 euro a Kg. Ecco perché un’infrastruttura come il SoutH2 Corridor diventa fondamentale per le nostre imprese. Dobbiamo realizzarla rapidamente, e nel frattempo attrezzarci per stoccare, distribuire e utilizzare l’H2 come off-taker industriali”.
Tra i numerosi manager e imprenditori intervenuti nel corso dell’evento romano, come l’Amministratore delegato di Snam Stefano Venier – che ha illustrato le tappe di sviluppo del SoutH2 Corridor e della dorsale italiana, una delle componenti chiave del nuovo idrogenodotto – e il CEO di Enel Salvatore Bernabei – che ha parlato del progetto pilota per la produzione di H2 green che il gruppo energetico italiano sta realizzando in Tunisia in collaborazione con Eni – c’era anche Alberto Dossi, Presidente di H2IT-Associazione Italiana Idrogeno e del gruppo Sapio, che ha sottolineato il valore strategico del SoutH2 Corridor anche in chiave di sicurezza energetica e ha poi aggiunto che l’importazione di idrogeno via tubo sarà uno degli strumenti da sfruttare, “affiancato dalla produzione interna e dall’import di H2 via nave, sotto forma di ammoniaca o di altri carrier, come soluzione per massimizzare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, analogamente a quanto oggi accade con il GNL”. A tal proposito, Dossi ha menzionato il progetto NEOM, nell’ambito del quale Air Products (che è azionista di minoranza di Sapio; ndr) installerà in Arabia Saudita 2 GW di elettrolisi (con tecnologia fornita da thyssenkrupp nucera, joint-venture tra thyssenkrupp e l’azienda italiana De Nora) per produrre ammoniaca green da esportare in Europa via nave.
Sul tema del costo dell’idrogeno è tornato anche Antonio Gozzi, Presidente di Federacciai, ricordando che “il problema che ostacola la diffusione dell’idrogeno nell’industria siderurgica è il prezzo troppo elevato del vettore energetico”. Per questo, un’infrastruttura come il SoutH2 Corridor potrà aprire nuovi scenari, “consentendo di far arrivare in Europa H2 green prodotto in Nord Africa a costi competitivi”.
Gozzi ha poi aggiunto che la siderurgia italiana è tra le più sostenibili al mondo, utilizzando in larga misura forni elettrici, “ma abbiamo ancora l’impronta carbonica generata dai forni di riscaldo per la laminazione a gas naturale, che un domani potranno utilizzare una miscela di metano e idrogeno per ridurre le emissioni. Inoltre, l’idrogeno sarà fondamentale per le acciaierie a ciclo integrale, come quella di Taranto, che dovranno adottare il modello produttivo basato sul DRI, in cui l’H2 potrà giocare un ruolo chiave”.
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