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Perché gli aiuti alle scuole paritarie non sono un regalo, ma una necessità anche per lo Stato #finsubito prestito immediato


Il tema delle scuole paritarie in questi giorni è tornato d’attualità nel dibattito politico italiano. Ad attirare l’attenzione sul tema, sono due atti politici. Il primo è un emendamento al disegno di legge sulla Manovra 2025 – proposto dall’onorevole Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia – con cui si intende dare l’opportunità alle famiglie con un reddito Isee fino a 40mila euro di ricevere dal 2025 un voucher, «spendibile esclusivamente presso una scuola paritaria» per un importo annuale massimo pari a 1.500 euro per ogni studente frequentante; l’importo totale di questo impegno, se sarà approvato, è stimato in 65 milioni di euro annui.

Un secondo atto politico che ha attirato l’attenzione sul tema delle scuole paritarie è un altro emendamento sempre alla Manovra 2025 – proposto stavolta da Maurizio Lupi e Mara Carfagna di Noi Moderati -, che prevede un contributo extra di 100 milioni di euro per quelle scuole paritarie che rischiano la chiusura. «Per fronteggiare la progressiva chiusura, nell’ultimo decennio», recita questo secondo emendamento, «di sempre più scuole dell’infanzia paritarie e di istituti scolastici di primo e secondo grado paritari, come anche per garantire e tutelare la libertà della scelta educativa sancita dall’articolo 30 della Costituzione, il contributo di cui all’articolo 1, comma 13, della legge 10 marzo 2000, n. 62 è incrementato di 100 milioni di euro per l’anno 2025. Gli uffici scolastici regionali provvedono al successivo riparto in favore delle istituzioni scolastiche in proporzione al numero di alunni».

 

Le polemiche

Apriti cielo: dopo le iniziative di Malagola, Lupi e Carfagna è divampata la polemica, con vari esponenti della sinistra – da Nicola Fratoianni di Avs a Marco Furfaro del Pd –, a tuonare contro quelli che ritengono provvedimenti addirittura contrari alla Costituzione, a scapito della scuola pubblica e in favore dell’istruzione dei ricchi. Ora, per cercare di fare un po’ di chiarezza su questo argomento è necessario, anzi urgente, tornare a ricordare alcuni aspetti. Il primo, forse più importante, riguarda il fatto che – alla luce di quanto stabilito dalla legge 62 del 2000 – le scuole paritarie sono quella tipologia di scuola non statale eppure comunque pubblica, dal momento che svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel sistema nazionale di istruzione; tant’è che, per gli alunni, la regolare frequenza della scuola paritaria costituisce assolvimento dell’obbligo di istruzione. In secondo luogo, va ricordato che le paritarie non sono college esclusivi che offrono un’istruzione elitaria riservata a qualche decina di privilegiati e di ricchi.

 

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Perché le paritarie sono utili a tutti

Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, le scuole paritarie nell’anno scolastico 2021-2022 attive nel nostro Paese sono state oltre 12.000 – delle quali oltre 8.500 sono scuole dell’infanzia – e sono frequentate da 817.000. Parliamo insomma di molte migliaia di studenti che, se per assurdo le scuole paritarie chiudessero, le scuole statali non sarebbero minimamente in gravo di accogliere. Dunque lo Stato ha tutto l’interesse, banalmente logistico e organizzativo, a che le scuole paritarie continuino ad essere operative. Di più: lo Stato ha pure un interesse economico concreto, garantito dall’operatività delle scuole paritarie. Infatti, gli studenti iscritti a queste scuole – in media, s’intende – costano allo Stato 500 euro ciascuno all’anno, mentre il costo medio che lo Stato sopporta per gli studenti delle scuole pubbliche è pari a 6.500-7.000 euro per ognuno. Ora, non occorre essere fini matematici per capire che quindi non solo le scuole paritarie non sono un aggravio per nessuno, ma rappresentano un vero e proprio affare per tutte le famiglie. Ciò nonostante, nell’ultimo decennio hanno chiuso più di 200 scuole paritarie l’anno, trend continuato anche dopo l’uscita dalla pandemia: 379 scuole chiuse nel 2022-2023 e 291 nel 2023-2024.

 

Una questione, anche, di libertà educativa

A ciò si aggiunge anche un ultimo elemento – ultimo non certo per importanza – quello della libertà educativa, che risulta garantita dalla Costituzione italiana, all’articolo 33. Di conseguenza si può ben comprendere come le iniziative di Malagola, Lupi e Carfagna, e in generale tutte quelle in favore delle scuole paritarie, siano da guardare positivamente; per ragioni organizzative dell’istruzione, di risparmio dello Stato e, appunto, della libertà educativa, principio che solo nelle dittature e nei totalitarismi non risulta pienamente garantito. E scusate se è poco.



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