Gli obiettivi per il 2025 sono ambiziosi: Bat Trieste prevede di raddoppiare la produzione delle proprie bustine di nicotina e a breve vuole introdurre la realizzazione di prodotti farmaceutici che aiutano a smettere di fumare. «I piani a Bagnoli della Rosandra sono confermati», spiega il presidente di Bat Trieste Andrea Di Paolo, che ieri è stato designato vicepresidente di Bat Italia. Ribadita la volontà di arrivare a «600 assunzioni entro il 2027» (siamo a quota 250, con 100 ingressi nel 2024 e una media di 33 anni d’età) e portare presto nel sito la produzione di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato.
Partiamo dalla nomina a vicepresidente: cosa significa per lei e quali sono le prospettive del gruppo in Italia?
«Sono contento della nomina e dell’ingresso nel cda di Bat Italia: un attestato di stima dopo 22 anni in azienda e dopo aver avviato il progetto a Trieste. Nel prossimo quinquennio ci attendono sfide importanti sul piano regolatorio: bisogna mettere in pratica due importanti direttive Ue che regolamentano i prodotti e il trattamento fiscale. Più in generale, l’Italia ricopre un ruolo sempre più strategico per il gruppo, a cominciare da Trieste».
La spinta è sui prodotti alternativi alla sigaretta. A Trieste producete per ora solo le bustine modern oral Velo: come va questo segmento?
«L’Italia ha uno dei tassi di crescita maggiore dopo il Giappone sui prodotti di nuova generazione: tabacco scaldato, sigaretta elettronica e bustine di nicotina. Il mercato nazionale risponde sul modern oral: Bat è leader nel segmento con oltre il 75% della copertura».
Quali sono i piani per il modern oral a Trieste?
«Nel 2024 abbiamo avuto un +20% di produzione sul 2023. Contiamo di chiudere il 2025 con il +100% sul 2024: stiamo collaudando la quarta linea di produzione, che partirà a marzo, e siamo già passati a produrre non più su 5 ma su 7 giorni, 24 ore su 24. Da dicembre l’impianto di Bagnoli non si ferma mai. Abbiamo inoltre portato a Trieste tutta la filiera: entro la primavera produrremo anche la polvere per riempire i sacchetti, che ora arriva dall’estero. In questo modo potremo applicare il made in Italy sul prodotto».
A Trieste non c’è solo produzione, ma anche logistica.
«Lo stabilimento esporta il modern oral in 12 paesi, con un 5% di produzione destinato all’Italia. Ma il nuovo magazzino serve come centro nevralgico per distribuire in Italia anche le sigarette tradizionali, quelle elettroniche e il tabacco riscaldato prodotti all’estero».
Userete il regime di punto franco applicato all’area di FreeEste dell’Interporto?
«Il nostro business non ne trae beneficio perché i prodotti sono già in regime di sospensione di imposta, paghiamo cioè Iva e accisa solo all’uscita dall’ultimo deposito fiscale prima del tabaccaio. Ma se si arrivasse alla piena applicazione del punto franco, con sgravi sui costi del lavoro, saremmo molto interessati».
Quali sono i prossimi sviluppi per Trieste? Avevate parlato di una “fase 2” da far cominciare con la costruzione di un secondo edificio.
«Il concetto delle due fasi è superato. Avevamo comunicato di voler creare 20 mila metri quadrati in due tempi. Lo stiamo facendo ma diversamente: espandendoci in spazi esistenti che abbiamo trovato all’Interporto. Sulla produzione tutto procede secondo i piani».
«Abbiamo ottenuto dall’Aifa l’autorizzazione a produrre la parte farmaceutica per la terapia sostitutiva della nicotina, che per il momento commercializzeremo all’estero. La prima linea partirà a breve: si tratta di un’altra tipologia di bustina di nicotina pensata per smettere di fumare. Abbiamo poi chiesto autorizzazione per una seconda linea: uno spray con le stesse finalità. Sigaretta elettronica e tabacco riscaldato arriveranno presto: lavoriamo per portare una di queste due categorie a Trieste. E poi c’è il Growth Hub».
«Un centro di eccellenza per l’accelerazione digitale e l’uso dell’intelligenza artificiale applicata a marketing e consumer experience. Lavorerà per Europa e America. Il numero di occupati, altamente specializzati, sta crescendo e lavoriamo con Regione e Comune per trasferirli nell’Urban Center sulle Rive: così saremo in centro e a contatto con le startup che vi operano. Sul fronte innovazione già collaboriamo con Università, Sissa, Mib e Area Science Park».
Facciamo un po’ di numeri, tra occupati, investimenti e fatturato?
«Il 2023 di Bat Trieste si è chiuso con un fatturato di 23 milioni di euro e contiamo di chiudere il 2024 al +30%. I prodotti però li vende Bat Italia, per la quale il fatturato 2024 si prospetta a un +5% rispetto ai 377 milioni di sterline del 2023. Quanto agli investimenti a Trieste, finora abbiamo fatto aumenti di capitale per 160 milioni e chiuderemo gennaio a 190: la spesa sostenuta per acquisto e installazione delle linee produttive. Infine il lavoro: siamo arrivati a 250 addetti e contiamo di raggiungere i 600 previsti entro fine 2027».
Avete firmato il contratto integrativo per Trieste?
«Sì, con forte attenzione al work-life balance, al supporto a genitorialità e famiglia: permessi per visite, assistenza a figli e genitori anziani, dieci giorni aggiuntivi retribuiti di congedo parentale, smart working, banca ore solidale e piattaforma di welfare».
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