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Capitale della cultura, il sogno di Pompei: «Diventiamo motore dello sviluppo turistico»

Il sogno di Pompei e della sua comunità potrebbe presto diventare realtà. Oggi e domani si terranno, nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura a Roma, le audizioni pubbliche delle dieci città finaliste in corsa per il titolo di Capitale italiana della Cultura 2027. Le audizioni, condotte da una giuria di esperti, rappresentano un momento decisivo del percorso di selezione, offrendo a ciascuna città l’opportunità di presentare il proprio progetto culturale e di illustrarne la visione strategica. Mercoledì, alle 9 secondo il calendario previsto, la città mariana guidata da Carmine Lo Sapio presenterà il suo progetto: Pompei Continuum.

Sindaco Lo Sapio, se questo sogno diventasse realtà, sarebbe un investimento importantissimo dal punto di vista culturale non solo per Pompei, ma per l’intera area metropolitana e per la Campania in generale?

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«Quest’idea idea nasce da dal fatto che Pompei è anche e soprattutto la città nuova, alla quale abbiamo dedicato anche un libro. C’è una città che non è gli Scavi o il Santuario: l’elemento che ha fatto scattare questa idea è proprio il fatto di valorizzare la nostra Pompei. Non voglio polemizzare con nessuno, però forse c’è stato anche un ritardo enorme su questa richiesta presentata al ministero. Forse anche io, per la mia parte, dovrei fare un po’ di autocritica se fino ad ora non si è fatta. Però ora sono sindaco e da sindaco potendo fare questa richiesta l’ho fatta e la stiamo portando avanti».

Siete partiti in tanti, oggi sono rimaste solo dieci città a contendersi la fascia di capitale italiana della cultura.

«La procedura è complessa: è una gara tra tante città italiane, alcune sicuramente anche molto molto importanti: una sfida molto difficile. C’è bisogno anche di attivare una serie di partnership che il Comune di Pompei ha attivato Noi abbiamo detto una cosa molto semplice come amministrazione. In più occasioni ho dette ed ha funzionato questa questa cosa: cioè quella di togliere i confini prima di tutto. Perché a Pompei arrivano arrivano 100.000 persone e  se mettiamo insieme tutte le sedie non arriviamo a 100.000 per far sedere i turisti. Quindi bisogna aprire i confini e noi lo abbiamo già fatto con gli Stati Generali dei sindaci che abbiamo fatto l’anno scorso. Dopo questo momento abbiamo poi chiamato tutti quanti i sindaci disponibili a sostenere questa linea più che la la nostra candidatura».

Un appello che ha avuto una vasta eco.

«Sulla base di questo appello abbiamo raggiunto 102 comuni: quindi ci sono stati 102 sindaci che hanno dato il supporto a Pompei per diventare capitale italiana della cultura. Questo naturalmente ci fa onore, ci inorgoglisce e ci dà la possibilità di avere determinato e raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissi. Anche perchè non parliamo solo di 102 amministrazioni comunali, ma hanno aderito con piacere anche tante associazioni come Confindustria Salerno, Confindustria Napoli e tanti altri enti come la Sovrintendenza di Napoli, la Sovrintendenza metropolitana, quella del parco archeologico di Pompei, il santuario di Pompei e tante altre associazioni come il teatro San Carlo di Napoli. Ultimamente abbiamo firmato un protocollo d’intesa con Marina Di Stabia, il porto turistico più grande del Mezzogiorno. Noi riteniamo che potessero essere tolti i confini, avere in questo modo una porta sul mare per tutti, ma non solo per avvicinare le isole alla terraferma, ma per eliminare ogni ostacolo. Se parliamo di confini, ad esempio,  dico che li abbiamo tolti anche con la Soprintendenza Arhecologica, ma anche loro hanno fatto la stessa cosa con noi. Abbiamo già in itinere un contratto dove abbiamo fatto una variazione di bilancio per 600.000 € quindi l’anno prossimo realizzeremo insieme al Parco archeologico di Pompei l’illuminazione di tutto il percorso da Piazza Anfiteatro fino alla casina dell’Aquila. Sarà un percorso di 1,5 km di scavi illuminati di notte:  diventa, in questo modo, un luogo magico. Noi vogliamo andare in questa direzione: vogliamo lavorare insieme a tanti altri e a tante altre città che devono beneficiare di questo territorio che si chiama Pompei».

Qual è il ruolo che la sua città vuole giocare per il territorio?

«Noi abbiamo detto, con orgoglio, che vogliamo essere il motore dell’economia non solo della Campania, ma vogliamo essere il motore della dell’economia dell’Italia. Se dovesse passare la nostra linea e, il nostro sogno per il quale stiamo lavorando notte e giorno, siamo pronti a mettere in campo tutti i nostri progetti. Però una cosa va chiarita subito: noi non aspetteremo il 2027 perché continueremo a fare le nostre opere tenendo conto che Pompei ha già la sua internazionalità, ha le sue caratteristiche che naturalmente non scopriamo oggi. Chi conosce questa città, non solo per gli Scavi e per il Santuario che ovviamente rendono Pompei una capitale mondiale, sa che stiamo lavorando per far conoscere anche la città nuova. Abbiamo messo in moto un motore, un meccanismo che a Pompei non non dovrà solo il ritorno economico ma la renderà unica e internazionale facendo cessare di colpo quelli che sono i lamenti delle persone. Dobbiamo smetterla di lamentarci: io l’appello che faccio ogni volta che finisco un mio intervento, che sia in pubblico o in consiglio comunale, dico ragazzi non ci lamentiamo perché le risorse che abbiamo noi non ce l’hanno altre città ed in particolare quelle del Nord che hanno sicuramente le industrie, ma quello che abbiamo noi sta solo al Sud. La maggior parte di queste risorse culturali, artistiche, stanno al Sud: la cosa che dobbiamo fare è quella di far conoscere i territori e farlo anche attraverso tutti i mezzi possibili. E, sia chiaro, non parliamo solo di Pompei, perché se parliamo delle città che ci circondano c’è Ercolano, ci sono le isole: si sono tante cose da far vedere».

La sua amministrazione lavora anche per questo?

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«E’ una delle nostre linee guida l’apertura anche agli altri territori. A breve, ad esempio, apriremo porta Vesuvio. Abbiamo già adottato la delibera del consiglio comunale, quindi con il parere del Parco Archeologico e del ministero apriamo gli Scavi di Pompei a Porta Vesuvio. Significa che apriamo questa bellezza meravigliosa ad altri 30 paesi che stanno a nord della città e quindi questo ha un grandissimo significato anche per quello che riguarda il motore dell’economia che ogni anno si muove sul turismo».

Per rivedere l’intervista clicca qui



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