​Birra artigianale minacciata dagli aumenti CONAI

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di – martedì 25 febbraio 2025 ore 08:00

A partire da luglio 2025, gli aumenti del contributo ambientale (CAC) imposti dal CONAI colpiranno duramente il settore della birra artigianale, mettendo a rischio la redditività dei birrifici indipendenti. Il CAC, ovvero il Contributo Ambientale CONAI, è un’imposta che le aziende devono versare per finanziare il riciclo e la gestione dei rifiuti di imballaggio. L’incremento del CAC sul vetro, che passerà da 15 a 35 euro a tonnellata nel 2025 e poi a 40 euro nel 2026, avrà un impatto immediato sui costi di produzione per i birrifici che utilizzano bottiglie di vetro come principale formato di confezionamento. Tuttavia, il problema non si limita solo al costo dell’imballaggio: anche logistica e vendita online subiranno pesanti ripercussioni.

L’impatto diretto sui costi di produzione

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Per molti birrifici artigianali, la bottiglia di vetro non è solo un contenitore, ma un elemento distintivo del prodotto. L’aumento del CAC significa un incremento del costo unitario per ogni bottiglia prodotta, che potrebbe variare da pochi centesimi a decine di centesimi per bottiglia, a seconda del formato e del peso del vetro utilizzato. Questo aumento incide direttamente sui margini, costringendo molte aziende a scegliere tra l’assorbire i costi o aumentarne il prezzo al consumatore.

Parallelamente, l’aumento delle tariffe di importazione degli imballaggi pieni e l’aumento del contributo forfettario da 98 a 114 euro a tonnellata renderanno più oneroso per gli importatori di birra l’acquisto di bottiglie dall’estero. Infatti, per “imballaggi pieni” si intendono le bottiglie o le lattine già riempite con birra al momento dell’importazione o della distribuzione.

Logistica: costi in crescita e nuove sfide

Oltre all’impatto diretto sul costo delle bottiglie, il rincaro del CAC avrà ripercussioni anche sulla logistica. Le bottiglie di vetro, più pesanti rispetto ad altri materiali, implicano costi di trasporto più elevati. Con l’aumento delle spese legate al riciclo e alla gestione del packaging, gli spedizionieri potrebbero rivedere i propri listini, aumentando ulteriormente i costi per i birrifici.

I birrifici che operano con distribuzione diretta ai locali e ai negozi specializzati potrebbero subire un aggravio significativo, soprattutto quelli che servono mercati lontani dalla loro sede produttiva.

Vendita online: un equilibrio sempre più fragile

La birra artigianale ha trovato nella vendita online un’importante valvola di sfogo, soprattutto dopo la pandemia. Tuttavia, l’aumento dei costi di imballaggio e spedizione potrebbe mettere a rischio la competitività dell’e-commerce per i piccoli birrifici e per le attività che si occupano di vendere beverage attraverso i mercati digitali.

Le bottiglie di vetro, essendo fragili e pesanti, richiedono imballaggi protettivi e spedizioni più costose rispetto a lattine o materiali alternativi. Con il rialzo del CAC, i costi di imballaggio cresceranno ulteriormente, rendendo la vendita online meno conveniente per il produttore e per il consumatore finale. Il rischio è che i birrifici si trovino costretti a ridurre le promozioni e a limitare le spedizioni gratuite, fattori chiave per attrarre clienti sul web.

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Possibili soluzioni: materiali alternativi e nuove strategie di vendita

Di fronte a questi aumenti, alcuni birrifici stanno già valutando alternative. Una delle opzioni più concrete è il passaggio alla lattina in alluminio, il cui CAC è attualmente fissato a 12 euro a tonnellata e non ha subito aumenti significativi. Già da qualche anno, alcune birre artigianali si stanno spostando su questo formato, che offre vantaggi logistici e ambientali: è più leggera, più facile da trasportare e riciclabile al 100%.

Un’altra possibile strategia è l’ottimizzazione della logistica, con una maggiore concentrazione delle vendite su circuiti locali o la creazione di hub di distribuzione per ridurre le spedizioni a lunga distanza. Inoltre, il vuoto a rendere potrebbe tornare a essere una soluzione interessante, anche se resta complicato da gestire a livello normativo e organizzativo. Non ultima, è la possibilità di far fronte al problema aumentando la vendita diretta di birra, spingendo, chi ancora non lo fa, verso la somministrazione in birrificio, con riduzione di packaging e con una progressiva trasformazione delle realtà artigianali e agricole in attività di ristorazione.

Conclusioni: un settore sotto pressione

Il settore della birra artigianale già opera con margini ridotti rispetto ai grandi player dell’industria, per questo l’aumento del CAC potrebbe rappresentare una sfida particolarmente complessa da superare. I piccoli e medi birrifici, che hanno meno risorse per assorbire questi costi aggiuntivi, potrebbero trovarsi in difficoltà, soprattutto in un mercato già competitivo e non disposto a tollerare aumenti significativi del prezzo finale della birra. Se i rincari non verranno compensati da strategie alternative, incluso l’intervento delle istituzioni, il rischio è che molti produttori siano costretti ad aumentare i prezzi o a rivedere la propria offerta, con possibili ripercussioni sui consumatori finali e sull’intero comparto della birra indipendente. Non va sottovalutata la possibilità che molte piccole realtà territoriali scompaiano, incapaci di affrontare una necessaria riconversione. Questo comporterebbe la perdita di conoscenze e peculiarità locali, rischiando di spingere l’intero settore verso una pericolosa standardizzazione, pur di adattarsi alla situazione attuale. Un rischio che un settore vivace e dinamico come quello dei birrifici indipendenti non può assolutamente permettersi di correre.





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