In mattinata la discussione riguarda il ministro della Giustizia, con il solo esame della mozione presentata dalle opposizioni per il caso del generale libico Almasri. Per la ministra del Turismo invece nel pomeriggio dovrebbe arrivare il voto, dopo una sua replica che non c’è stata il 10 febbraio scorso quando, finita la discussione a Montecitorio, si alzò e andò via
Doppia mozione di sfiducia oggi a Montecitorio: alla Camera è il giorno della ministra del Turismo Daniela Santanchè, rinviata a giudizio per falso in bilancio nell’inchiesta sulla società Visibilia (e in bilico per quello più pesante per truffa all’Inps), e del ministro della Giustizia Carlo Nordio, sotto accusa da parte delle opposizioni per la vicenda della liberazione e il rimpatrio, con un volo di Stato, del generale libico Almasri. In mattinata la discussione riguarda il Guardasigilli con il solo esame della mozione, mentre per l’esponente di Fratelli d’Italia nel pomeriggio dovrebbe arrivare il voto. Ma non si temono colpi di scena, dato che il centrodestra ha la maggioranza in Parlamento.
La mozione di sfiducia al ministro Nordio
In mattinata, quindi, è iniziata la seduta della Camera con all’ordine del giorno la mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio presentata dalle opposizioni sul caso Almasri. In aula, oltre a Nordio, c’è il titolare del Viminale Matteo Piantedosi. Iscritti a parlare solo esponenti delle opposizioni, nessuno di maggioranza. Poche le presenze in Aula, in particolare nei banchi del centrodestra.
Santanché pronta a difendersi
Santanchè affronta di nuovo l’Aula nel pomeriggio, di persona e probabilmente dando la sua versione dei fatti, pronta a difendersi con una replica che non c’è stata il 10 febbraio scorso quando, finita la discussione a Montecitorio, si alzò e andò via. A chiederne le dimissioni sono le opposizioni, dal M5S – che ha lanciato la proposta, sottoscritta poi da Pd, Avs e Italia viva – fino ad Azione che, pur non avendola firmata, assicura che voterà a favore. Per Santanchè la difesa sembra d’ufficio e condizionata – si teme – al prossimo eventuale rinvio a giudizio. Così almeno appare tra quei meloniani che ammettono di non condividere l’ostinazione della ministra a non lasciare l’incarico. Ministra che confida nello stesso trattamento che maggioranza e FdI in particolare hanno riservato solo pochi giorni fa al sottosegretario Andrea Delmastro. E che il sostegno sia inevitabile, ma di circostanza, si deduce dal fatto che nessun big del centrodestra interverrà per le dichiarazioni di voto in Aula. La scelta dovrebbe cadere, invece, su deputati che fanno parte della commissione Giustizia: il penalista Andrea Pelliccini per Fratelli d’Italia, Enrico Costa per Forza Italia e la leghista Ingrid Bisa. Al contrario, per i 5 Stelle, la parola andrà a Giuseppe Conte, a rivendicare probabilmente la paternità della sfiducia. In aula ci sarà anche Elly Schlein per il Pd, mentre nel centrodestra stavolta le presenze dovrebbero essere più numerose rispetto a due settimane fa quando c’erano due ministri e una decina di parlamentari di maggioranza.
Leggi anche
Santanché: “Un pezzo di FdI mi vuole fuori? Io vado avanti”
Sullo sfondo le tensioni con la magistratura
Una doppia sfida al governo, quella Santanchè-Nordio, che si gioca sul filo delle ostilità con la magistratura, che la maggioranza non ha mai nascosto e sono focalizzate sulla riforma della separazione delle carriere, in discussione al Senato, assegnata alla commissione Affari costituzionali diretta dal fedelissimo della presidente del Consiglio, Alberto Balboni. Una partita che la maggioranza traina compatta, anche se forse servirà un referendum costituzionale per confermare le modifiche. Nel breve, invece, pesano lo sciopero della magistratura contro la riforma della giustizia (confermato giovedì) e l’udienza della Corte di giustizia europea, chiamata a esprimersi su quali siano i Paesi sicuri sul fronte dell’immigrazione, dopo le tre bocciature subite dal governo Meloni sui trattenimenti dei migranti in Albania. Sullo sfondo, ma più lontano, il confronto fra la premier Giorgia Meloni e il presidente dell’Associazione dei magistrati, Cesare Parodi, atteso il 5 marzo a Palazzo Chigi.
Approfondimento
Separazione carriere magistrati, primo ok. Cosa prevede la riforma
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link