Multe UE 2025, la soluzione urgente proposta da Acea

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L’industria automobilistica europea si trova ad affrontare una sfida cruciale nel contesto degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 imposti dall’Unione Europea per il 2025. Questi obiettivi, pur mirati a promuovere una transizione verso una mobilità più sostenibile, rischiano di generare costi sproporzionati per i produttori, minacciando la loro competitività e la stabilità occupazionale. L’Acea (Associazione europea dei costruttori di automobili) ha lanciato l’allarme, sottolineando come la debole domanda di modelli a zero emissioni nei paesi dell’UE stia aggravando la situazione, rendendo più difficile il raggiungimento dei target prefissati.

L’impatto delle normative sulle emissioni di CO2

Le normative europee in materia di emissioni di CO2 impongono limiti sempre più stringenti ai produttori automobilistici. L’obiettivo è incentivare lo sviluppo e la commercializzazione di veicoli elettrici e ibridi, riducendo gradualmente la dipendenza dai motori a combustione interna. Tuttavia, il passaggio all’elettrico richiede ingenti investimenti in ricerca e sviluppo, nuove tecnologie e infrastrutture di ricarica. Inoltre, la transizione deve fare i conti con la disponibilità di materie prime, i costi delle batterie e la necessità di riqualificare la forza lavoro.

L’Acea evidenzia che, senza un approccio più flessibile, le attuali disposizioni normative potrebbero avere un impatto dannoso sulla competitività dell’industria europea. In un momento storico caratterizzato da una transizione costosa e dalla crescente concorrenza di produttori cinesi e americani, il rischio è quello di compromettere la capacità del settore di mantenere i livelli occupazionali e di investire nell’innovazione.

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I quattro scenari negativi delineati dall’Acea

L’ACEA ha individuato quattro possibili scenari negativi che potrebbero verificarsi qualora non venissero adottate misure correttive:

  • multe miliardarie: le Case automobilistiche potrebbero essere costrette a pagare multe per circa 16 miliardi di euro. Queste risorse, che potrebbero essere reinvestite nella produzione e nella salvaguardia dei posti di lavoro, verrebbero invece destinate a sanzioni, penalizzando ulteriormente la competitività del settore;
  • limitazioni alla produzione di veicoli a combustione: per compensare le mancate vendite di auto elettriche e rispettare gli obiettivi di riduzione della CO2, le aziende potrebbero trovarsi nella condizione di dover limitare la produzione e la vendita di modelli a combustione. Questa strategia potrebbe portare alla chiusura di stabilimenti e alla perdita di posti di lavoro, con gravi conseguenze economiche e sociali;
  • accordi di pooling rischiosi: il pooling con altre Case automobilistiche potrebbe sembrare una soluzione per condividere gli oneri e raggiungere più facilmente gli obiettivi. Tuttavia, questa pratica rischia di favorire la concorrenza extraeuropea e di indebolire l’industria continentale, con possibili ripercussioni negative sulla ricerca e sviluppo e sulla capacità di innovazione;
  • vendita sottocosto di auto elettriche: per incrementare i volumi di vendita e raggiungere i target prefissati, le case automobilistiche potrebbero essere tentate di vendere auto elettriche a prezzi inferiori al costo di produzione. Questa strategia, oltre a distorcere il mercato dell’usato, ridurrebbe i margini di profitto, comprometterebbe la competitività globale e metterebbe a rischio la capacità del settore di finanziare la transizione verso l’elettrico.

Le proposte dell’Acea per una transizione più sostenibile

Di fronte a questi rischi, l’Acea ha avanzato due proposte concrete per mitigare l’impatto delle normative europee e favorire una transizione più graduale e sostenibile:

  • phase-in graduale dei limiti: l’associazione propone di introdurre i limiti di emissione in modo progressivo, fissando un obiettivo del 90% per il 2025 e del 95% per il 2026. Questo approccio consentirebbe ai produttori di adeguarsi gradualmente alle nuove normative, evitando bruschi cambiamenti e investimenti eccessivi;
  • meccanismo di compliance media: l’Acea suggerisce di introdurre un meccanismo di calcolo della conformità media per il periodo 2025-2029. Questo sistema permetterebbe di compensare eventuali scostamenti annuali, tenendo conto dei risultati ottenuti nel corso dell’intero quinquennio e offrendo una maggiore flessibilità ai produttori.

È interessante notare come queste proposte sembrino convergere con alcune delle riflessioni in corso all’interno della Commissione Europea, come la possibile moratoria per il 2026-27 suggerita dall’europarlamentare tedesco Peter Liese. Ciò lascia intravedere la possibilità di un dialogo costruttivo tra le istituzioni europee e l’industria automobilistica, al fine di trovare soluzioni condivise e sostenibili.

Il rischio di un “precipizio normativo” e la necessità di flessibilità

L’Acea mette in guardia dal rischio di un precipizio normativo” nel periodo 2025-2026. In assenza di una maggiore flessibilità, i produttori potrebbero essere costretti ad adottare azioni estreme di breve termine”, come tagli drastici ai prezzi o picchi eccessivi nella produzione di veicoli elettrici, al solo scopo di raggiungere gli obiettivi annuali. Tali misure, oltre a destabilizzare i prezzi e a creare strategie di sconti insostenibili, potrebbero compromettere la stabilità finanziaria del settore, con un impatto negativo generalizzato sull’intera industria automobilistica.





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