LAMEZIA TERME Un debito ingente per una partita di droga ha fatto salire la tensione tra alcuni appartenenti alla famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa nostra e alcuni soggetti calabresi, legati alla ‘ndrangheta. È uno degli episodi ricostruiti dagli inquirenti nel corso dell’inchiesta “Mercurio”, il cui blitz ha portato all’arresto di 19 soggetti nel Catanese su ordine del gip etneo e su richiesta della Distrettuale antimafia di Catania, accusati di vari reati quali estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e scambio elettorale politico mafioso.
L’indagine dei Carabinieri del Ros, però, avrebbe consentito di svelare più di qualche contatto con soggetti calabresi per un affare di droga tra il 2022 e il 2023 e quello ricostruito in fase investigativa è un quadro fatto di accuse e minacce, anche gravi, che avrebbero potuto portare anche a conseguenze peggiori. L’affare in questione è un carico di cocaina di 10 kg, suddiviso in 10 panetti sigillati e contraddistinti dal simbolo “la racchetta”. Un acquisto di droga dai calabresi che – secondo quanto emerso dall’inchiesta del Ros dei carabinieri – era materia di Antonino Della Vita “la Volpe” (cl. ’66) e Rosario Bucolo “U’mbazzutu” (cl. ’74), entrambi arrestati. Quest’ultimo, in particolare, avrebbe avuto un ruolo direttivo non solo all’interno del gruppo del Castello Ursino, ma anche all’interno della stessa associazione mafiosa Santapaola-Ercolano. Toccherà proprio a lui cercare di sbrogliare una matassa complicata.
La trattativa sarebbe avvenuta a settembre 2022, poco prima dell’esecuzione dell’operazione “Sangue blu”. Un problema non di poco conto perché a contrarre il debito ingente coi calabresi era stato Francesco Napoli (già detenuto) uno dei soggetti arrestati in quel blitz. E, una volta finito in carcere, i calabresi avrebbero iniziato a pretendere i soldi dagli altri sodali. Il primo nella lista era Giuseppe Scuto (cl. ’63) – già detenuto – che, su incarico di Napoli, si sarebbe occupato del trasporto dello stupefacente. Anche lui, però, verrà arrestato: è il gennaio del 2023 e i creditori calabresi non la prendono tanto bene. Al punto che minacceranno addirittura il figlio di Scuto, Fabrizio (cl. ’90) che, di fatto, insieme al padre aveva condotto la trattativa per l’acquisto della droga per conto di Francesco Napoli.
L’attività di intercettazione – specie nel periodo tra giugno e agosto 2023 – ha consentito di aggiungere ulteriori dettagli all’intricata vicenda. Francesco Napoli, tanto per cominciare, avrebbe mentito ai calabresi, dicendo loro di avere consegnato la somma dovuta a Giuseppe Scuto nel momento in cui avevano ricevuto il carico di droga. Poi, Fabrizio Scuto coinvolge Orazio Salvatore Scuto “u vitraru”, considerato esponente della famiglia, «pronto ad intercedere coi calabresi». Un tentativo, però, fallimentare: i calabresi, infatti, avrebbero rifiutato qualunque accordo alternativo e, addirittura, avrebbero minacciato Fabrizio Scuto di «sequestrare un suo parente, quale garanzia e fino a quando non fosse stato soddisfatto il debito». Quest’ultimo decide allora di coinvolgere Rosario Bucolo che non la prende bene per due ragioni: il coinvolgimento nella vicenda di troppi soggetti e, soprattutto, la minaccia dei calabresi ritenuta «inaccettabile», dicendosi pronto addirittura ad «affrontarli militarmente». Una mossa azzardata anche se in ogni caso sarebbe stata necessaria l’autorizzazione dei vertici della famiglia. Contrapporsi alla ‘ndrangheta calabrese, sarebbe stata una mossa molto poco prudente.
È il 6 giugno 2023 quando la pg registra un primo incontro tra Rosario Bucolo e Fabrizio Scuto. «I calabresi hanno male intenzioni», è questo il messaggio portato da Orazio Scuto “u vitraru”. «Si vogliono portare uno da quella parte, se lo tengono con loro fino a quando non prendono i soldi». Una questione che andava risolta e in fretta secondo Bucolo, sebbene non ritenesse concreta la minaccia, ma in ogni caso la vicenda coi calabresi «noialtri la dobbiamo sistemare». Sul tavolo, oltre agli affari proficui coi calabresi, c’era anche la credibilità della famiglia Santapaola-Ercolano, così concordano anche un eventuale pagamento mensile di una rata fino a soddisfacimento dell’intero debito, mettendo sul piatto anche una motrice, completa di due semi-rimorchio, del valore di 100.000 euro. Difficilmente però avrebbero accettato una tale proposta, di questo il gruppo ne era consapevole, così come era consapevole dell’enorme problema che avrebbero dovuto fronteggiare. Già perché per recuperare 38mila euro, parte dell’anticipo dei 75.000 già consegnati ai calabresi, erano stati costretti a ricorrere ad un prestito usuraio che stavano ancora pagando attraverso una rata mensile di 6mila euro.
Sarà poi Fabrizio Scuto a riconoscere il proprio errore e quello del padre. Al momento della trattativa, infatti, i calabresi volevano cedere ai siciliani solo 5 kg di droga rispetto ai 10 richiesti ma, forti dell’appoggio di Francesco Napoli, «avevano insistito per acquistarne 10 chili, scoprendo solo dopo Napoli non aveva versato le somme necessarie per pagare la fornitura», mettendoli di fatto nei guai. A questo punto è Bucolo a giocarsi l’asso nella manica vista la minaccia incombente di un sequestro: rivolgersi ad un «soggetto residente nel milanese che, per caratura criminale, sarebbe potuto intervenire sia nei confronti dei calabresi che di Orazio Scuto», poi avrebbe contatto un suo “amico” in Calabria, in modo da concordare un appuntamento con i fornitori e chiudere la questione. (g.curcio@corrierecal.it)
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