Cursor, cos’è e cosa fa l’ultima startup dei record che rischia di mandare a casa i programmatori

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Cursor, ovvero l’ennesimo record di una startup. Medici, avvocati, contabili, giornalisti: si parla molto delle professioni che l’intelligenza artificiale potrebbe sostituire. Ma ciò che sta diventando obsoleto più velocemente, forse, è proprio il lavoro del programmatore, che l’AI ha contribuito a crearla. Mark Zuckerberg ha recentemente affermato cheprobabilmente nel 2025 avremo un’AI capace di operare come un ingegnere informatico di medio livello, in grado di scrivere codice” e che Meta arriverà al punto in cui tutto il codice delle sue applicazioni sarà generato dall’intelligenza artificiale. Il recente mega-finanziamento a Cursor, un assistente di programmazione specializzato nello scrive e correggere codice creato dalla startup californiana Anysphere, rappresenta la prova più evidente di questo fenomeno. Parliamo di 100 milioni di dollari raccolti a soli quattro mesi dal precedente round di finanziamento, con una valutazione balzata a 2,6 miliardi di dollari, un incremento di 6,5 volte rispetto ai 400 milioni fatti registrare ai tempi del round di serie A completato lo scorso agosto. Questo ultimo round è stato guidato da Thrive Capital, già investitore nella precedente tornata di finanziamento, con la partecipazione di Andreessen Horowitz (a16z). Una crescita vertiginosa che riflette il successo di un’intera categoria di strumenti di AI che sta rapidamente sostituendo competenze che fino a poco tempo fa erano considerate esclusivamente umane: un settore in rapida espansione, dove competono ormai diversi player come Augment, Codeium, Magic e GitHub Copilot di Microsoft.

Un mercato in rapida espansione

Fondata nel 2022 da quattro amici conosciutisi al Massachusetts Institute of Technology (Mit) – Michael Truell, Sualeh Asif, Arvid Lunnemark e Aman Sanger – Anysphere si è rapidamente affermata come una delle realtà più promettenti del settore. Il suo prodotto di punta, Cursor è un vero e proprio editor di codice potenziato dall’intelligenza artificiale, che va ben oltre il completamento automatico: è in grado di generare intere funzioni, risolvere problemi complessi e persino spiegare le proprie soluzioni, utilizzando modelli linguistici avanzati come Gpt-4 di OpenAI e Claude di Anthropic. Il suo potenziale non è passato inosservato fin dall’inizio: selezionata lo scorso anno per l’acceleratore di OpenAI, Anysphere ha ottenuto finanziamenti iniziali dal fondo OpenAI startup fund, attirando poi investitori di rilievo come Neo, il co-fondatore di Stripe Patrick Collison e l’ex ad di GitHub Nat Friedman. Da lì, la crescita economica è stata impressionante: i ricavi ricorrenti annualizzati di Cursor sono passati da 4 milioni di dollari in aprile a 48 milioni in ottobre, portando il fatturato annualizzato a 576 milioni di dollari.

Il modello di business

Il settore degli assistenti di programmazione basati sull’IA sta attirando molta attenzione perché è uno dei pochi in cui l’intelligenza artificiale ha già trovato un modello di business solido e scalabile. A differenza di molte applicazioni rivolte ai consumatori, questi strumenti sono pensati per le aziende, che li utilizzano per automatizzare e ottimizzare il processo di sviluppo software. Tra i 30mila abbonati a Cursor figurano sia startup emergenti come Midjourney (attiva nel campo della generazione di immagini tramite IA) e Perplexity (che sviluppa motori di ricerca avanzati), sia aziende affermate come Shopify (piattaforma di e-commerce) e Instacart (servizio di consegna alimentare). Secondo i dati forniti dall’azienda, la piattaforma sarebbe in grado di automatizzare fino al 95% delle attività di programmazione. L’abbonamento a Cursor costa 20 dollari al mese per la versione professionale e 40 dollari per quella business, dopo un periodo di prova gratuito. Il costo annuale, compreso tra 240 e 480 dollari per utente, rappresenta una frazione minima dello stipendio medio di un programmatore negli Stati Uniti, che si attesta tra 74mila e 129mila dollari. E questo spiega perché il mercato, ancora una volta, ha scelto di puntare forte su un’azienda che non ha un passato, ma potrebbe essere the next big thing.

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