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“Non possiamo più permettere che a causa del numero chiuso ci sia un turismo universitario forzato fuori dall’Italia, è una vergogna, una ipocrisia. Vogliamo che gli studenti che lo hanno fatto siano messi in condizioni di tornare; non possiamo permettere l’ipocrisia di un numero chiuso. Consulterò tutti ma preferisco preoccuparmi che le aule siano troppo piene che piangere sul disastro di aule vuote”. Così la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, rispondendo in question time ad una domanda della deputata di FI Rita Dalla Chiesa sulle modifiche di ingresso a Medicina.
La Bernini parla di “un cambio di paradigma” rispetto alla scorso anno. “Prima di tutto, se ne sono andati i vecchi, inutili, troppo generici test. Quiz cui gli studenti affidavano i loro destini, in maniera un po’ troppo casuale, e comunque generica. Vogliamo tutelare fino in fondo il diritto di scelta e autoaffermazione degli studenti e per questo siamo determinati ad andare avanti, come sempre aperti al confronto, per fare le scelte migliori nell’esclusivo interesse degli studenti”, dichiara. “Il lavoro – spiega Bernini – è iniziato due anni fa: il governo e il Mur hanno cominciato da subito ad esaminare da subito i test, trovandoli inadeguati. Sia i test con banca dati chiusi, sia i test che si sono celebrati per ultimi, con banca dati aperta. Meglio ma non sufficienti. Al momento abbiamo tolto i test, superato il numero chiuso, attraverso un passo molto importante compiuto lo scorso 16 ottobre. Un passo che – spiega il ministro – definirei il primo di un percorso veramente storico: cioè la valorizzazione del merito e della capacità dello studente. Ci si prepara non ai test ma alle facoltà di medicina e chirurgia o alle materie affini e alle professioni affini, tutte le professioni sanitarie per cui la nostra alta formazione è famosa e nota nel mondo”.
Si tratta di “un testo che vuole garantire a tutti i nostri studenti l’opportunità di diventare professionisti in ambito medico, valorizzando i loro talenti, e non la loro casualità o fortuna, attraverso un quiz che può cambiare loro la vita nel bene o nel male. Ma perseguendo un percorso di studi che consenta, attraverso materie caratterizzanti, di giungere comunque alla raccolta di un certo numero di crediti formativi che può essere speso su una graduatoria nazionale accedendo, se sufficienti, al test di medicina o a professioni sanitarie affini. Questo aiuta a valorizzare non solamente il percorso di medicina, chirurgia, odontoiatria e veterinaria ma anche tutte le professioni sanitarie, come ad esempio infermieristica, che hanno bisogno di essere valorizzate. Anche la figura dell’infermiere deve essere valorizzata. E, sicuramente, questo percorso lo sta facendo”. “Abbiamo un’offerta formativa straordinaria da garantire al mondo. Non possiamo permettere che i nostri studenti siano mandati altrove a formarsi solo per l’ipocrisia di un numero chiuso che ci consente di fare delle scelte, che faremo insieme”, conclude Bernini.
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