Il medico di Lampedusa Pietro Bartolo incontra gli studenti del Liceo Corbino

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Il 20 febbraio scorso il Liceo Corbino di Siracusa ha incontrato il dottor Pietro Bartolo, “il medico di Lampedusa”, europarlamentare, ambasciatore Unicef, insignito di vari premi e onorificenze, come quelli di Cavaliere e Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, divenuto attore e scrittore suo malgrado – ricordiamo l’Orso d’oro a Berlino per Fuocoammare di Francesco Rosi, i libri “Lacrime di sale” (scritto con la giornalista Lidia Tilotta) e “Le stelle di Lampedusa” –, per il dovere di testimoniare, di non essere complice dell’orrore della tratta dei migranti, delle torture, degli abusi, della morte nel deserto, nelle prigioni libiche, nel mar Mediterraneo che dovrebbe unire e invece è diventato un immenso cimitero d’acqua salata.

La lettura dei libri di Bartolo, la visione di “Io, Capitano”, di Nour” e del documentario, la realizzazione di video, la stesura di poesie e racconti – e qui un plauso va non solo alla dirigente Lilli Fronte, che insiste sul valore dell’inclusione come base della visione del Liceo Corbino, un tempo scuola per le élite, ma anche e soprattutto alle docenti Anna Di Carlo, Cristina Di Dio e Lucia Di Rosa, referente e responsabili del progetto “Semi di Lampedusa”, partito con la professoressa Patrizia Campochiaro e raccolto come un’eredità dai colleghi Giuseppe Amenta, Mimmo Cacopardo, Bianca Calvo, Luisa Cappello, Sonia Fontana, Maria Grazia Formisano, Concetta La Leggia, Angelo Lombardo, Maria Lucia Riccioli, Lucia Varrasi – hanno preparato i ragazzi all’incontro con il medico lampedusano che però ha studiato anche a Trapani e Siracusa e conserva un forte legame con la nostra città.

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Dopo la presentazione della professoressa Di Carlo, che ha anche coordinato gli interventi dei ragazzi, denso di riflessioni è stato del professor Cacopardo sui confini, tra etimologie e filosofia (cum + finis implica che i borders, i limites, più che separare uniscono), Storia e poesia: Gagarin e l’Ulisse dantesco ci aiutano a spostare sempre più in là gli orizzonti conoscitivi e a non guardare più a ciò che ci divide ma a ciò che ci avvicina.

Secondo il Talmud ebraico, nel mondo esistono 36 Giusti per ogni generazione: sono nascosti e neanche loro sanno di essere dei Tzadikim, ma sono fondamentali per il destino dell’umanità.

Forse possiamo annoverare tra questi anche un figlio di pescatori diventato medico per aiutare intanto la gente della sua isola, che non contava neanche un presidio medico degno di questo nome e l’elisoccorso, e che poi è stato chiamato a salvare chi arriva a Lampedusa, porta d’Europa (significativa l’opera d’arte di Mimmo Paladino).

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Bartolo è semplice, alla mano, un affabulatore nato: gli diciamo che potrebbe essere un “cuntista” alla maniera degli antichi cantastorie, per il pathos con cui narra e rinarra le storie dei migranti, che per lui non sono numeri ma nomi e storie, corpi sofferenti o esanimi e anime, vite da salvare, confortare o cui donare il tentativo dell’identificazione, la schedatura che potrebbe permettere un giorno il riconoscimento di chi non ce l’ha fatta ed è rimasto pure senza nome, l’ultimo anello di una catena di oltraggi.

Non c’è autoreferenzialità né autocompiacimento in quest’uomo cui è stato dato in sorte – in sorte? Eppure ci sono segni per chi vuole leggerli, a partire dallo scampato naufragio a sedici anni, dal nome da pescatore di uomini come la sua famiglia lo è stata di pesci… – di esercitare l’ufficio sacro della cura in un mondo indifferente, spesso ostile ai migranti, visti come minaccia o come carne da macello per tutti i tipi di sfruttamento, da quello relativo ai viaggi (occorrerebbero vie legali e sicure per chi lascia la propria terra) a quello lavorativo e sessuale (sconvolgenti le violenze su donne e bambine).

Sfilano ricordi tragici e orribili – i naufragi, il recupero dei corpi, i segni delle torture (come si fa a scuoiare vivo un uomo?), la malattia dei gommoni e altri mali che non credevi possibili, le ispezioni cadaveriche, il dolore per i morti, gli incubi ricorrenti su chi, specie bimbi, non ce l’ha fatta… – ma anche la gioia di sapere che Kebrat è tornata alla vita, che un bimbo si può strappare alla morte per ipotermia o forse Qualcuno te lo ha ridonato dopo il tuo tentativo di scaldarlo, che una bambina bella come una principessa può essere restituita alla mamma perché ci hai creduto e hai lottato e stavi per rimandare il matrimonio di tua figlia per farle ricongiungere, che “redimere”, salvare, vuol dire etimologicamente “ricomprare” una ragazza strappandola alla tratta della prostituzione grazie anche a Sergio Mattarella e a papa Francesco, che non a caso ha iniziato le sue peregrinazioni pastorali proprio a Lampedusa, segno forte per chi è al timone della barca di Pietro.

 

I ragazzi e pure gli adulti si ammutoliscono, si commuovono. Scattano gli applausi, fioriscono silenzi pieni di pensieri. E la speranza è che seminare conoscenza, abbattere i muri dei pregiudizi, serva a costruire un futuro in cui si proteggano le persone più che le frontiere.

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Importante è stato il collegamento con le iniziative del “Comitato 3 ottobre”, come pure il viaggio a Lampedusa dello scorso settembre-ottobre in occasione dell’annuale commemorazione della tragedia del 2013, oltre che con il centro C.I.A.O. dei padri Maristi e l’associazione AccoglieRete, rappresentata dall’assessora Rita Gentile: dopo l’incontro con gli studenti presso l’Urban Center il dottor Bartolo ha visitato la mostra interna allestita presso la sede centrale del Liceo Corbino relativa proprio ai tutori dei minori non accompagnati seguiti da queste realtà associative.



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