Strategie efficaci per combattere i discorsi di odio online e promuovere il rispetto – ASSODIGITALE.IT

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Cosa sono i discorsi di odio?

In un contesto globale sempre più caratterizzato dalla digitalizzazione, i discorsi di odio rappresentano una minaccia significativa alla coesione sociale e alla democrazia. Questi discorsi si manifestano attraverso insulti e denigrazioni indirizzati a individui in base alla loro appartenenza a gruppi sociali specifici. Nel 2022, un’indagine condotta da Sotomo ha rivelato che l’86% della popolazione svizzera percepisce la violenza digitale come un fenomeno diffuso. Tuttavia, la portata del problema va ben oltre il contesto svizzero. La Commissione antirazzismo del Consiglio d’Europa ha avvertito che i discorsi di odio possono alimentare conflitti e violenze fisiche, erodendo le fondamenta della società democratica. Un’altra ricerca, condotta dall’UNESCO nel 2023, ha mostrato che il 67% degli intervistati in 16 paesi si sono dichiarati spesso in contatto con discorsi di odio, con variazioni significative a seconda della regione. Emerge chiaramente che le persone più colpite sono quelle appartenenti alla comunità LGBTQIA+, alle minoranze etniche, ai migranti e, in particolare, alle donne. Questi dati evidenziano non solo l’urgenza del problema, ma anche la necessità di sviluppare risposte efficaci e coordinate per contrastare questa tendenza allarmante.

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Le limitazioni della moderazione e del diritto penale

Negli ultimi anni, la crescente diffusione dei discorsi di odio su internet ha sollevato domande cruciali riguardo all’efficacia delle strategie di moderazione e all’applicazione del diritto penale. Mentre le piattaforme di social media come Meta e X iniziano a ridurre i propri meccanismi di controllo, molti esperti avvertono che questa tendenza rischia di amplificare ulteriormente il problema. La ricerca ha evidenziato che una singola persona è responsabile di un’incredibile quantità di contenuti di odio, suggerendo che gli attori principali siano ben organizzati e intenti a fare rete per sostenere le loro cause. Infatti, Sophie Achermann, fondatrice del progetto «Stop Hate Speech», sottolinea che il diritto penale da solo non può garantire una soluzione efficace alla proliferazione di tali discorsi. È fondamentale che gli sforzi legislativi siano accompagnati da approcci più innovativi e proattivi, in grado di affrontare non solo le manifestazioni di odio, ma anche le dinamiche sociali e psicologiche che le alimentano.

La strategia del contro-discorso

Per affrontare la diffusione dei discorsi di odio, è cruciale adottare strategie proattive e inclusive. Un approccio consiste nell’utilizzare il contro-discorso come mezzo per contrastare le affermazioni dannose online. La **Fondazione per l’uguaglianza di genere** a Ginevra, sotto la direzione di **Anne-Céline Machet**, ha messo in atto una campagna di sensibilizzazione che intende ridurre il clima ostile nei confronti delle donne e delle minoranze di genere sui social media. La fondazione si avvale del progetto **Stop Hate Speech**, il quale fornisce supporto agli attivisti e promuove risposte positive a commenti o messaggi tossici. Attraverso la creazione di reti di attivisti online, si possono elaborare e diffondere messaggi di empatia e comprensione, contrastando così le narrative di odio. È importante sottolineare che questa trasformazione delle dinamiche comunicative non solo offre un’alternativa visibile ai messaggi maligni, ma può anche contribuire a una ripresa del dibattito pubblico, rendendo gli spazi digitali più sicuri per tutti.

Inoltre, le ricerche hanno dimostrato che un approccio basato su un «trattamento empatico» può avere effetti significativi nel ridurre la diffusione di contenuti offensivi. Le risposte costruite attorno all’emozione e alla comprensione hanno dimostrato di essere più efficaci nel ridurre il comportamento ostile rispetto ad altre tecniche, come il ricorso all’ironia o la minaccia di esposizione sociale. Rispondere a un commento di odio con una frase che evidenzia l’impatto emotivo di tali affermazioni su gruppi vulnerabili può dissuadere gli utenti dal continuare a esprimere opinioni negative, promuovendo così un dialogo più costruttivo e rispettoso.


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