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Collaborazione tra gli attori principali del territorio, anticipazione degli avvenimenti futuri che influenzeranno il comparto industriale, regole chiare per governare il processo di transizione energetica: l’associazione Sarroch-Sardegna 5.0 ha organizzato per lunedì 28 ottobre alle 9,30, a Villa Siotto, il convegno intitolato “Saras-Vitol: il futuro del territorio industriale, tra consapevolezza e responsabilità”. Un appuntamento che ha l’obiettivo di fare chiarezza sul futuro del polo industriale più importante del Mediterraneo, «e rimarcare l’imprescindibile ruolo del territorio nei piani del colosso olandese che ha rilevato nei mesi scorsi l’azienda fondata da Angelo Moratti», si legge in una nota.
I lavori verranno introdotti da Marco Russo, presidente di Sarroch-Sardegna 5.0: interverranno il sindaco, Angelo Dessì, e Carlo Guarrata, amministratore delegato di Saras-Sarlux.
La mattinata proseguirà con la tavola rotonda alla quale parteciperanno Emanuele Cani (assessore regionale all’Industria), Stefano Tunis (consigliere regionale), Giampiero Manca (Filctem -Cgil), Marco Nappi (Femca-Cisl), Carla Meloni (Uiltec-Uil), Antonello Argiolas (presidente Confindustria meridionale).
«Sappiamo che nella situazione in cui ci troviamo, con la famiglia Moratti non più disposta dopo sessant’anni a portare avanti l’attività, la cessione a Vitol sia stata la soluzione migliore per l’azienda», spiega Russo, «tuttavia, passando da una gestione familiare e nazionale ad una infrastruttura economica internazionale con sede in Olanda, c’è il rischio che la raffineria come l’abbiamo sempre conosciuta possa cambiare: il nostro obiettivo è comprendere se esiste un percorso comune di legittimi interessi di parte, verso il mantenimento di quella utilità reciproca».
«Se qualcuno pensa che la raffineria sia un fardello da superare e che domani questo territorio possa essere relegato a semplice deposito di prodotti petroliferi, disattendendo le promesse di investimenti fatte», prosegue il presidente dell’associazione, «è bene che si sappia che questa comunità, non sentendosi più utile, chiederà di riavere indietro il proprio territorio dato in prestito dai nostri nonni, consentendo ai nostri figli e nipoti di immaginare per loro un futuro diverso. Viceversa, se il progetto rimane quello illustrato nel 2020, quando era stato detto che a Sarroch sarebbe stato prodotto l’ultimo litro di gasolio di cui vi è bisogno, perché il meno inquinante, allora noi ci siamo e ci saremo come abbiamo fatto negli ultimi 60 anni».
(Unioneonline)
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