Riforma disabilità, avanti con il cambiamento: gli impegni della ministra Locatelli

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«La riforma è un obiettivo del Pnrr e questo di per sé è garanzia di tempi certi, insieme alla mia ferma volontà di cambiare un sistema ormai vecchio e rigido, che non funziona più»: la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, prende un impegno chiaro rispetto ai tempi per l’attuazione della riforma della disabilità e l’introduzione sull’intero territorio nazionale del tanto atteso passaggio da da una welfare basato su servizi e prestazioni standard a uno che metta al centro i progetti di vita delle singole persone con disabilità.

Il 20 febbraio, con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe, è stata allungata a 24 mesi la fase di sperimentazione delle novità previste dal decreto 62/2024 in materia di valutazione della condizione di disabilità e di stesura del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato: l’entrata in vigore della riforma su tutto il territorio nazionale, quindi, è stata fatta slittare di un anno, dal 1° gennaio 2026 al 1° gennaio 2027. La decisione, su cui nessuno aveva richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica in fase di discussione in Commissione, ha suscitato molta preoccupazione. Da un lato si comprende il fatto che una riforma che non si limita alla manutenzione dell’esistente ma cambia la prospettiva sulla disabilità richieda una fase di sperimentazione ampia, che coinvolga più territori. Prima di fare il “salto di scala” la macchina deve essere ben rodata, insomma. D’altra parte però si teme che temporeggiando venga depotenziata la portata del cambiamento. Vero è – come oggi ricordano in tanti, a cominciare da Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas e Alessandro Manfredi, presidente di Ledha – che già oggi è possibile per tutte le persone con disabilità, ovunque vivano, presentare al proprio Comune la richiesta di un progetto di vita, basandosi sull’articolo 14 della legge 328/2000.

Quali sono le ragioni che hanno portato a decidere di prolungare a 24 mesi la fase di sperimentazione e quindi di fatto di rinviare al 1° gennaio 2027 l’estensione all’intero territorio nazionale della nuova valutazione multidimensionale e del “Progetto di vita”?

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Intanto non si tratta di uno slittamento, perché la riforma è già partita su 9 province e ora si estende ad altre 11, in coerenza con il fatto che è la stessa legge che prevede l’entrata in vigore progressiva della riforma. Il percorso è iniziato e non si fermerà. Come tutti i cambiamenti è necessario abituarsi al nuovo approccio e superare insieme le eventuali difficoltà e problematiche. Voglio evidenziare che registriamo quotidianamente, tra le persone con disabilità, le loro famiglie, le organizzazioni e gli stessi operatori, un grande interesse e apprezzamento per la riforma. Di fronte al timore di un eventuale rallentamento nell’applicazione a regime della riforma, voglio rassicurare che indietro non si torna e che proseguiamo in maniera progressiva proprio per poter risolvere man mano ogni nodo ed eventualmente anche per migliorare alcuni aspetti. Proprio per questo io ho voluto fortemente la sperimentazione: per consentire a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nell’applicazione della riforma di acquisire un nuovo modello operativo nella presa in carico e nella risposta ai bisogni delle persone, evitando qualsiasi disagio alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Al termine di questa transizione il sistema sarà profondamente rinnovato e, quindi, differente dall’attuale: non più risposte agli sportelli ma l’elaborazione di risposte e la programmazione condivisa di interventi che non possono essere uguali per tutte le persone, perché la vita di ciascuno è diversa. Sarà proprio il Progetto di vita a consentire di dare risposte mirate e personalizzate.

Di fronte al timore di un eventuale rallentamento nell’applicazione a regime della riforma, voglio rassicurare che indietro non si torna e che proseguiamo in maniera progressiva proprio per poter risolvere man mano ogni nodo ed eventualmente anche per migliorare alcuni aspetti

Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità

Se vogliamo evitare il fallimento di questo ambizioso progetto, tutto va portato avanti con intelligenza e attenzione. La parte della riforma che riguarda l’accertamento dell’invalidità civile, invece, coinvolge l’Inps, che sta lavorando molto bene per garantire adeguato supporto ai medici su tutto il territorio, e il ministero della salute che, in particolare, deve ultimare i decreti attuativi di regolamento sulla gestione delle patologie. Ma anche questi aspetti procedono nel loro iter burocratico. I decreti attuativi di competenza del ministero per le disabilità sono già stati tutti adottati. Nelle nove province in cui la riforma è già partita sono state formate quasi 2mila persone fino a questo momento. Tra novembre e dicembre 2024 abbiamo realizzato 55 giornate formative per un totale di 390 ore in aula, coinvolgendo tutti i territori della sperimentazione. Abbiamo attuato un percorso costruttivo con tutte le Regioni e Province autonome, attraverso apposite giornate di confronto. La sperimentazione in quest’ottica serve per censire anche eventuali ulteriori potenzialità della riforma e intervenire per supportarle con eventuali misure correttive.

Dove la sperimentazione è partita, nelle prime settimane c’è stato un vistoso calo del numero di domande presentate, si lamenta una complicazione delle procedure (mentre era stata promessa una semplificazione) e un aumento dei costi, c’è la difficoltà a reperire medici nonostante le risorse stanziate per nuove assunzioni. D’altra parte ci sono tanti territori che raccontano con entusiasmo dei progetti di vita già definiti ex articolo 14 della 328/2000 e testimoniano che “si può fare”. C’è come l’impressione che avviare la nuova valutazione multidimensionale e l’accertamento della condizione di disabilità in questo momento sia arduo, mentre sul versante sociale forse siamo un po’ più pronti: come intervenire su questo nodo? D’altra parte la riforma ha proprio l’ambizione di far dialogare in maniera diversa – sia sui territori che a livello ministeriale – “pezzi di welfare” che fino ad oggi hanno faticato a farlo.

Da gennaio è partito un percorso sicuramente impegnativo, ma di grande innovazione, semplificazione e sburocratizzazione che cambia completamente la presa in carico della persona con disabilità, che permetterà, una volta a regime, di superare le frammentazioni tra le risposte sanitarie, socio-sanitarie e sociali. Come tutti i cambiamenti richiede tempo, coraggio e soprattutto impegno da parte di tutti. Nelle settimane scorse ho incontrato l’Ordine dei medici e l’Inps e ci siamo confrontati in modo proficuo. Era emersa una difficoltà nel caricare gli allegati sulla piattaforma Inps e nella gestione della firma digitale. Non si tratta di problemi legati alla riforma ovviamente ma di questioni pratiche e tecnologiche che abbiamo già in parte superato insieme. La riforma prosegue soprattutto con l’obiettivo chiaro di voler semplificare la vita delle persone: la compilazione e trasmissione del certificato introduttivo costituirà l’unico adempimento per essere chiamati a visita (mentre prima era necessaria la domanda amministrativa); ci sarà un’unica commissione per la valutazione di base; la valutazione multidimensionale sarà unitaria (oggi arrivano anche a essercene anche sette a seconda delle specificità).

Il ministero della salute deve ultimare i decreti attuativi di regolamento sulla gestione delle patologie, ma anche questi aspetti procedono nel loro iter burocratico. Nelle settimane scorse ho incontrato l’Ordine dei medici e l’Inps, sono emerse questioni pratiche e tecnologiche che abbiamo già in parte superato insieme

Pensa che la carenza oggettiva di professionisti della cura, dai medici agli assistenti sociali agli educatori, a prescindere dalle risorse messe a disposizione, sarà un ostacolo?

Penso che la carenza di figure professionali del comparto sanitario sia una criticità per tutti gli ambiti territoriali e i servizi, sicuramente questo è problematico per le strutture sanitarie, sociosanitarie e sociali, per l’assistenza domiciliare, e in altre aree legate alla cura e all’assistenza della persona. La riforma non entra nel merito dell’organizzazione dei servizi e può solo aiutarci a migliorare la presa in carico della persona sul territorio, per il resto spero possa però essere di impulso anche per stimolare un approccio innovativo in ogni comparto, dando più valore a tutte le figure che a vario titolo ruotano intorno alla persona e al suo benessere. 

Dal mondo della disabilità, pur comprendendo la necessità di una gradualità nella sperimentazione di novità di tale portata e di “correggere il tiro” là dove la messa a terra concreta della riforma mostra delle criticità, arriva la richiesta pressante di andare avanti con tempi certi, per evitare che la riforma resti solo sulla carta. Che rassicurazioni può dare in questo senso?

La riforma è un obiettivo del Pnrr e questo di per sé è garanzia di tempi certi, insieme alla mia ferma volontà di cambiare un sistema ormai vecchio e rigido, che non funziona più. La portata straordinaria e rivoluzionaria della riforma è data soprattutto dall’introduzione del Progetto di Vita, che assicura un coordinamento tra i referenti dell’area sanitaria e la parte sociale per rispondere ai bisogni e per scrivere il progetto insieme alla persona con disabilità. Questo sicuramente richiede tanta formazione. Non possiamo fallire, possiamo solo procedere come previsto accompagnando passo dopo passo il personale e tutti i soggetti coinvolti, verso un nuovo modo di operare e di farlo insieme.

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In apertura, la ministra Alessandra Locatelli con un quadro realizzato a mano, che rappresenta l’alfabeto Braille, donatole dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Catanzaro. Foto dalla pagina Facebook della ministra

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