Investimenti, carta jolly del Governo per rafforzare lo sviluppo dell’agroalimentare del Mezzogiorno attraverso lo strumento del credito d’imposta previsto dalla Zes unica. Dal 2024 la Zes è stata divisa in due, con un finanziamento specifico per il settore primario e della trasformazione di prodotti agricoli. E ieri è arrivato il via libera dalla Commissione europea alla Zes unica per le imprese agricole delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia relativa agli investimenti 2025. Lo scorso anno lo stanziamento era stato di 40 milioni, quest’anno il budget è più sostanzioso: 50 milioni di cui 10 per la pesca e 40 per l’agricoltura con una riserva ancora da definire nel dettaglio per le grandi imprese del settore. Si può dunque ripartire per il secondo anno con il credito di imposta al 100% sulle spese sostenute per acquisti di macchinari, di strumentazioni hi tech e, con alcune restrizioni, anche di terreni agricoli (nella percentuale del 10% e solo se finalizzati all’insediamento).
Tutto è pronto dunque, compresi le procedure e il modello di comunicazione messi a punto dall’Agenzia per le Entrate per l’invio delle domande che possono essere presentate dal 31 marzo al 30 maggio per le spese sostenute o programmate fino al 15 novembre del 2025. Soddisfatto dell’ulteriore sostegno alle imprese il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. «L’approvazione della Commissione Ue alla proroga del credito d’imposta per le imprese agricole nella Zes Unica – ha dichiarato a Il Mattino – è un risultato che conferma il lavoro del lavoro del Governo Meloni. Una misura che abbiamo fortemente voluto nell’ultima legge di bilancio per sostenere con fatti concreti gli investimenti strategici nel Mezzogiorno». Lollobrigida ha poi spiegato «con i 50 milioni di euro stanziati per il 2025, garantiamo alle aziende agricole la possibilità di acquistare beni strumentali e aumentare la produttività. Una misura concreta per incentivare gli investimenti rendendo l’agricoltura un volano economico per il Sud Italia. Continuiamo a lavorare per un’agricoltura sempre più forte, moderna e competitiva».
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Un’occasione importante, dunque, per ampliare le aziende, le linee di trasformazione e la gamma dei prodotti grazie all’adozione di tecnologie avanzate e sostenibili. Una delle condizioni, infatti, è che i nuovi impianti siano a basso impatto ambientale. Grazie al credito d’imposta le aziende del Sud, dove l’agroalimentare rappresenta un asset importante delle economie regionali, potranno beneficiare di una salutare iniezione di liquidità. Fondamentale in un periodo in cui, nonostante lo slancio produttivo del Mezzogiorno e il forte traino esercitato dall’agroalimentare sull’export, la necessità di risorse finanziarie è rilevante. D’altra parte le sfide si vincono con un’energica svolta verso l’ammodernamento delle strutture produttive. Le imprese italiane del settore stanno dimostrando una grande sensibilità su questo fronte e l’ultimo dato dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia ha indicato in 2,3 miliardi il mercato di Agricoltura 4.0.
Nonostante il caro bollette, le incertezze dei mercati mondiali e gli impatti dei violenti fenomeni climatici, le imprese continuano a credere nel futuro. E quelle del Sud sono in prima fila come confermano i dati produttivi e delle esportazioni. Per sostenere questo processo servono però incentivi. L’obiettivo, secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, è di arrivare a investimenti sull’innovazione e la digitalizzazione per 6 miliardi nei prossimi cinque anni per sviluppare un settore chiave del Paese e contenere i costi di produzione grazie all’ottimizzazione della gestione aziendale e dei fattori produttivi. «Le nuove tecnologie – ha spiegato Prandini – permettono di ridurre l’uso delle risorse, dall’acqua con le centraline meteo collegate ai satelliti, all’energia grazie all’uso di attrezzature di precision farming».
Oggi le aree agricole in cui sono operative strumentazioni hi tech rappresentano il 9% del totale. Senza dimenticare l’Intelligenza Artificiale che, per esempio, ha già debuttato nel Consorzio della Mozzarella di Bufala campana Dop. Secondo un’analisi di Coldiretti entro il 2030 un’azienda agricola italiana su cinque adotterà sistemi basati sull’IA. Anche l’ultimo report Agrimercati di Ismea ha confermato la spinta agli investimenti indirizzati prioritariamente all’acquisto di macchine e attrezzature. Ma nei piani degli agricoltori ci sono anche l’introduzione di nuove coltivazioni, di impianti di irrigazione, di software e tecnologie per l’agricoltura di precisione. Per sostenere la corsa agli investimenti servono però risorse finanziarie, come quelle messe in campo con la Zes.
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