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Si è concluso poco fa il collocamento del Btp Più, il nuovo strumento pensato da Tesoro e interamente dedicato ai piccoli risparmiatori, con una raccolta di circa 15 miliardi di euro. Arriva anche l’attesa revisione al rialzo delle cedole.
Btp Più a ruba: l’uscita anticipata piace agli investitori
Nei cinque giorni di collocamento, il nuovo strumento del Mef ha registrato adesioni corpose, con 14.905,67 milioni di euro raccolti e 451.831 contratti. Superati ampiamente i circa 11 miliardi di euro dell’ultimo Btp Valore emesso nel maggio 2024.
Il nuovo titolo di Stato italiano della famiglia Btp Valore offre cedole nominali pagate trimestralmente e ha una durata di otto anni, con la novità assoluta dell’opzione put di rimborso anticipato, totale o parziale, al termine del quarto anno. Un’opzione che ha mostrato il gradimento degli investitori che potranno optare a metà percorso (tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029) di liquidare in tutto o in parte l’investimento in base alle condizioni che il mercato presenterà tra 4 anni.
Il Btp Più è stato emesso alla pari (prezzo di 100) sulla piattaforma MOT di Borsa Italiana ed ogni richiesta di acquisto sarà soddisfatta integralmente.
Cedole, arriva l’attesa revisione al rialzo
Come pronosticato nelle ultime ore del collocamento, i tassi cedolari del BTP Più sono stati rivisti al rialzo in considerazione delle condizioni di mercato e dei recenti movimenti sull’obbligazionario. I tassi definitivi comunicati dal Tesoro sono pari al:
- 2,85% per il 1°, 2°, 3° e 4° anno (invece di 2,80%)
- 3,70% per il 5°, 6°, 7° e 8° anno (invece di 3,60%)
Nel corso della settimana le tensioni sui mercati internazionali, legate principalmente ai timori legati a una guerra commerciale globale, hanno portato a un rialzo su tutta la curva delle scadenze. In aggiunta in Europa i rendimenti dei titoli di Stato sono saliti anche a seguito dell’accelerazione impressa da Donald Trump ai negoziati legati alla guerra in Ucraina e si è consolidata la prospettiva di più emissioni europee per finanziare le spese per la difesa. Le ipotesi circolate in mattinata suggerivano una revisione anche più significativa, al 2,9-3% il rendimento nei primi quattro anni e al 3,7-3,8% quello per gli anni successivi.
La revisione al rialzo di emissioni retail è già avvenuta in cinque occasioni, la prima nel 2012 in occasione del debutto del Btp Italia nel bel mezzo della crisi del debito dell’eurozona e con l’Italia alle prese con uno spread stellare. Allora il tasso fu alzato di 20 punti base rispetto all’ipotesi iniziale. L’ultimo episodio è invece del 2021 (quarto Btp Futura) con un ritocco di soli 10 punti base.
Spread Btp-Bund, cosa aspettarsi in futuro?
Nel corso della settimana del collocamento del Btp Più lo spread Btp-Bund si è mosso a ridosso dei minimi dal 2021, in area 105 pb. John Taylor, Head of European Fixed Income di AllianceBernstein, rimarca come ad oggi gli investitori mostrano un forte desiderio di spostarsi dalla liquidità verso titoli a breve e media scadenza, per beneficiare di rendimenti storicamente elevati. “In assenza di sviluppi politici negativi e/o di un deterioramento del rapporto debito/PIL – asserisce l’esperto – lo spread dei bond italiani rispetto ai Bund tedeschi ha continuato a comprimersi, avvicinandosi a livelli osservati l’ultima volta durante il periodo di acquisti della Bce nel programma di alleggerimento quantitativo”.
L’Italia in questo primo scorcio di 2025 si conferma uno dei principali beneficiari del solido contesto che caratterizza i mercati obbligazionari europei da quando la Bce ha avviato il ciclo di riduzione dei tassi. Le nuove emissioni via sindacato portate avanti dal Tesoro hanno riscontrato una forte domanda.
A differenza dell’Italia, invece, lo spread dei titoli di Stato francesi si è allargato, a causa soprattutto delle turbolenze politiche e degli ampi deficit di bilancio, arrivando a collocarsi in una fascia compresa tra Spagna e Italia. John Taylor non esclude che un ulteriore aumento degli spread francesi potrebbe ridurre la domanda di titoli di Stato italiani, poiché, nonostante il trend negativo, la Francia mantiene un rating superiore e previsioni di un rapporto debito/PIL più contenuto nei prossimi anni.
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