Energia elettrica: perché le rinnovabili costano di meno ma non in bolletta

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L’energia elettrica prodotta da rinnovabili in Italia copre quasi il 50% del fabbisogno nazionale. Eppure il costo della materia prima in bolletta, sia per le imprese che per le famiglie viene parametrato in base ai consumi degli impianti a gas meno efficienti. Vediamo perché e che alternative ci sono

L’energia elettrica prodotta da rinnovabili in Italia copre quasi il 50% del fabbisogno nazionale. Eppure il costo della materia prima in bolletta, sia per le imprese che per le famiglie viene parametrato in base ai consumi degli impianti a gas meno efficienti. Vediamo perché e che alternative ci sono.

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L’inserzione del gruppo Arvedi

A farlo notare è stato anche il gruppo siderurgico Arvedi, che acquistando una pagina pubblicitaria su alcuni quotidiani, ha spiegato: “Perché l’Italia paga l’energia il doppio degli altri paesi Ue? Il meccanismo di formazione del prezzo dell’energia elettrica fa sì che vengano addebitate in bolletta , alla famiglia e alle imprese, anche l’ammontare del costo delle quote CO2, non dovuto, quando il produttore fornisce energia solare, eolica e idrica”. Arvedi aggiunge: “Il costo dell’energia elettrica viene calcolato ed addebitato con riferimento ai costi della centrale a gas meno performante; non con la media delle altre centrali a gas, idroelettriche, solari e eoliche”. L’appello di Arvedi fa riferimento agli alti costi dell’energia che mette a rischio la competitività dell’azienda e dunque i posti di lavoro. In generale, il discorso è interessante perché riguarda le tasche di tutti. Davvero stiamo pagando l’energia più di quanto potremmo?

Come si forma il prezzo dell’energia

Partiamo dal meccanismo di formazione del prezzo. Michele Governatori del think tank Ecco Climate conferma: Il prezzo orario dell’energia si forma come quello di tantissimi altri mercati competitivi con l’incontro di domanda e offerta e il prezzo di equilibrio è quello necessario a remunerare la risorsa più inefficiente tra quelle necessarie a servire tutta la domanda”. Se serve una centrale a gas perché in quell’ora non ci sono abbastanza rinnovabili, i prezzi di quella centrale inevitabilmente diventano quello di mercato”. Il meccanismo è pensato per riuscire a reperire l’energia necessaria anche da fonti meno efficienti nel momento in cui la domanda è alta e rinnovabili e impianti più virtuosi non sono sufficienti. Ma non solo.

“Invogliare al passaggio alle rinnovabili”

Giuseppe Pastorino, presidente di Aicep – Associazione italiana consumatori energia di processo (che rappresenta gli interessi di molti grossi gruppi industriali), spiega: “Questo meccanismo è stato pensato anche per invogliare chi ha un margine di guadagno basso a investire in sviluppo tecnologico, anche andando verso le rinnovabili, per aumentare lo stesso margine”. La misura funziona perché, appunto, il 43% di fabbisogno soddisfatto da rinnovabili in Italia nel primo semestre 2024 (dati Terna) è incoraggiante, ma non basta a far diminuire le bollette. Anche a causa delle quote CO2.

Le quote CO2

Le quote di CO2, o permessi di emissione, sono un meccanismo di mercato introdotto per limitare le emissioni di anidride carbonica (CO2). Ogni azienda riceve o acquista un certo numero di quote, ciascuna delle quali consente l’emissione di una tonnellata di CO2. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, società indipendente di ricerca in campo energetico e ambientale, spiega: “Le centrali a gas meno efficienti utilizzano più quote di CO2 e le ricaricano in qualche modo nel costo del Kilowattora che fanno, andando così ad alzare ulteriormente il Prezzo unico nazionale (Pun) di riferimento per tutti i fornitori”. La quota di CO2 da sola può pesare anche un 10% della bolletta.

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L’alternativa per pagare meno

Ma è possibile in qualche modo uscire da questo meccanismo che gonfia le bollette facendo scegliere in prezzo finale dell’energia al produttore meno efficiente? Michele Governatori spiega “È rilevante chiedersi come permettere a chi investa in fonti rinnovabili (anche senza costruirle direttamente nelle proprie sedi) di legarsi al loro costo e non a quello delle centrali a gas. Gli strumenti in parte esistono, e sono i cosiddetti Power Purchase Agreement (Ppa) di lungo termine, ma è ancora difficile emanciparsi del tutto dal prezzo del gas perché questo è usato nel bilanciamento della rete elettrica”.

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Gli ostacoli agli accordi con i produttori di rinnovabili

E non solo. Secondo Giuseppe Pastorino, “La difficoltà nell’attivare i Ppa sta anche nel fatto che le rinnovabili hanno costi molto alti in fase di installazione dell’impianto e molto bassi a distanza di tempo, per cui hanno bisogno di accordi della durata di 10-15 anni per essere convenienti, e non è facile trovare sia un’azienda che voglia legarsi a un prezzo dell’energia per un periodo così lungo, che un produttore che sia sicuro che mantenere quelle condizioni a lungo termine siano remunerative, che essere sicuro della stessa esistenza delle parti in gioco a distanza di così tanto tempo”. Anche per questo, secondo Pastorino, “servirebbe un intervento normativo per facilitare i Ppa in modo da abbassare le bollette per le imprese”.

E le bollette domestiche?

Governatori sostiene che “Il prezzo dell’energia sarà indipendente dai costi del gas (e dei diritti ad emettere CO2 conseguente) quando non useremo più il gas. Nel frattempo, i consumatori devono esigere contratti di fornitura da sole rinnovabili che usino energia verde stoccata (per esempio in batterie dedicate) anche per le ore in cui quelle rinnovabili non producono abbastanza”. Ma purtroppo spesso questo non basta. Come mai anche le offerte per i clienti domestici con garanzie che l’energia arrivi “solo da fonti rinnovabili” non costano di meno delle altre opzioni, anzi a volte sono più care? Secondo Governatori, “Il fatto che oggi anche a casa noi paghiamo prezzi che sono una media di momenti diversi fa sì che consumare quando c’è il sole non dia alcun vantaggio di costo. E’ assurdo, e qui il problema è anche regolatorio e di arretratezza del marketing dei fornitori”.

Tabarelli: Costo energia da eolico e fotovoltaico ancora alto

Di diverso parere Davide Tabarelli, secondo cui: “Sostanzialmente, essendo molto incentivate, tolto l’idroelettrico molto conveniente perché le spese di impianto e la manutenzione sono ormai quasi nulle, le energie prodotte da rinnovabili complessivamente ancora costano quanto quelle da impianti a gas, a volte anche leggermente di più” Per esempio, il Pun in questo periodo si aggira attorno ai 160 euro/MWh. Produrre la stessa energia con l’idroelettrico è possibile con 60, quasi un quarto. “Solo con l’aumento dell’offerta di energia, per una legge naturale del mercato, e con lo sviluppo di tecnologie ancora più efficaci, il prezzo andrà sempre più scendendo, anche per i consumatori” conclude Tabarelli.

 

 

 

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