Videogiochi: mercato in crisi, ma non in Italia

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L’era in cui bambini, e anche gli adulti, affollavano le sale giochi per provare l’ultimo cabinato di Pac-Man è molto lontana. Oggi i videogiochi vivono una crisi nera, che potrebbe essere solo all’inizio.

I cali in Giappone

Secondo la testata Famitsu, specializzata da anni nell’analisi di dati sul mondo videoludico, nell’ultimo anno in Giappone il fatturato delle aziende è calato drasticamente del 25,4% in un solo anno, passando dai 375 miliardi di Yen (2,3 miliardi di euro) del 2023 ai 301 del 2024 (1,8 miliardi). Per quanto riguarda i singoli videogiochi, in soli 12 mesi è stato venduto il 17,9% di titoli in meno. Anche se le copie digitali sono in aumento rispetto a quelle fisiche.

La crisi si ripercuote anche sulle aziende. La Bandai Namco Entertainment, società videoludica che detiene anche i diritti di Dragon Ball, ha dovuto tagliare fortemente il personale. Secondo un’inchiesta di Bloomberg, la direzione starebbe anche applicando pratiche scorrette per licenziare i lavoratori, assegnandoli alle cosiddette «oidashi beya», ovvero delle stanze in cui non si riceve nessun incarico e che dovrebbero incentivare alle dimissioni dei dipendenti.

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Le ripercussioni sul mercato europeo

Se da un lato il Giappone rimane in maniera indiscussa sul primo gradino del podio nel settore, la crisi si ripercuote anche su altri Paesi. Il Regno Unito è tra questi. Nel 2024 le aziende hanno registrato un calo nei ricavi del 4,4%, scendendo a 4,6 miliardi di sterline.

Anche in questo caso, come spiegato dai diversi amministratori, le perdite sono dovute al calo delle vendite fisiche, diminuite del 35% in soli 12 mesi.

Perché convengono? Si possono scaricare direttamente dalla console di casa e a volte costano meno. Ma anche sul mercato digitale, in base ai dati forniti dall’Entertainment Retailers Association, i giochi acquistati sono diminuiti del 15% su Playstation e Xbox, e del 5% su Pc.

Spostandoci invece sul mercato francese, un fulmine a ciel sereno è stato l’annuncio da parte di Ubisoft (che ha prodotto giochi da milioni di copie, come la serie Assassin’s Creed), la quale lo scorso gennaio ha ammesso di essere in vendita. Non sono stati spiegati i motivi, ma sicuramente la crisi delle vendite ha fatto la sua parte.

Il caso Microsoft

E la crisi si estende anche oltre oceano. Nonostante alcuni licenziamenti, Microsoft, azienda americana che produce Xbox e altri titoli, è sempre stata considerata un modello per la sostenibilità economica. Ma negli scorsi mesi il direttivo ha chiuso quattro studi della parte di Zenimax, impresa videoludica acquistata nel 2020 per oltre 7 miliardi di dollari.

L’annuncio venne così commentato da Matt Botty, responsabile della parte videogame di Microsoft: «Stiamo prendendo queste decisioni difficili per creare la possibilità di aumentare gli investimenti in altre parti del nostro portafoglio e concentrarci sui nostri giochi prioritari».

In Italia si torna a crescere

Il videogioco italiano invece è un caso a parte. Secondo il report annuale redatto da Iidea (Italian Interactive Digital Entertainment Association) nel 2023 (ultimo anno di rilevazione) il mercato è tornato a crescere del 5%, dopo anni di crisi. Mentre il fatturato prodotto da nuovi videogiochi è complessivamente pari a 577 milioni di euro, nonostante il numero limitato di aziende videoludiche italiane.

Troppi videogiochi e prezzi bassi

Ma quali sono le cause di questo drastico calo dopo anni di crescita. In un recente video pubblicato sui social, Massimiliano Stazi, in arte “Save a Gamer” (uno dei più noti divulgatori italiani sul tema), ha spiegato in maniera esaustiva i motivi: «Ci sono due problemi principali – puntualizza – il primo è che i giochi costano troppo poco. Il primo Gta (uno dei giochi più venduti di sempre ndr.) era venduto a 50 dollari nel 1997, oggi sarebbero circa il doppio. Quindi se il prossimo capitolo (Gta VI) venisse messo sul mercato a 70 dollari costerebbe il 30% in meno rispetto a quello di 30 anni fa».

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Ma non finisce qui. Infatti un altro problema è che si fanno «uscire troppi titoli per fare cassa». Per dare una stima, «i giochi che venivano pubblicati in un anno su Steam (piattaforma per scaricare videogiochi), oggi escono in un mese». Causando così una saturazione del mercato.



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