Il mondo dei combattimenti estremi e illegali

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Di: Marc Gagliardone (RTS)/sf 

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Quando si parla di fight club, si pensa inevitabilmente al film di David Fincher uscito nel 1999 che ha segnato un’intera generazione. Tali combattimenti esistono un po’ ovunque in Europa, come il famoso King of the Streets, creato nel 2013 da un gruppo svedese proveniente dal mondo del teppismo calcistico a Göteborg.

Questa organizzazione di alto livello è tuttavia clandestina e completamente illegale. I video dei combattimenti sono realizzati professionalmente e diffusi sui social media, dove raccolgono milioni di visualizzazioni.

I combattimenti del King of the Streets sono i più estremi. Si combatte a mani nude, sono permessi tutti i colpi e non ci sono round. Il vincitore è chi mette KO il suo avversario.

È un po’ la versione moderna dei combattimenti dei gladiatori dell’antica Roma. Tranne che in queste arene underground ci sono hooligan, neonazisti, identitari o antifascisti. Per alcune migliaia di franchi, e soprattutto per l’onore, i combattenti vengono da tutto il mondo per sfidarsi, anche dalla Svizzera.

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Un tuffo nel mondo dei combattimenti clandestini (Mise au point, RTS, 09.02.2025)

Imparare a gestire la rabbia e le emozioni

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Gaëtan Le Bris, un coach mentale e fisico dalla reputazione controversa, ha portato diversi combattenti al King of the Streets. Tra il 2020 e il 2024, nella sua palestra situata a Gland, il francese ha allenato quelli che chiama “guerrieri”, per incassare i colpi più duri e sconfiggere gli avversari. Oggi, sotto accusa per violenze e in attesa di giudizio, Le Bris non ha più una palestra.

Viny Barthelat, soprannominato “il Corso”, è l’ultimo combattente che ha allenato. Con sei vittorie in sei incontri, tra MMA professionistico, Bare Knuckles in Inghilterra, e un combattimento clandestino molto estremo organizzato in una casa abbandonata vicino a Cannes, in Francia, nel gennaio 2024, Viny Barthelat ha un percorso atipico.

Dice di aver voluto combattere in un fight club per imparare a gestire la sua rabbia e le sue emozioni: “Sono andato in un estremo per poter sentire le cose, capirle e poi essere in grado di padroneggiarle di nuovo e vivere con esse”.

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Viny Barthelat ha però ora voltato la pagina dei fight club. Ha deciso di cambiare radicalmente vita. A 22 anni, volta le spalle alle risse e sogna una nuova avventura: raggiungere Capo Nord in catamarano sportivo, per poi tornare in Svizzera in bicicletta.

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Anche in Svizzera esistono combattimenti clandestini, come testimonia Dylan Mvondo. Il ginevrino ha iniziato con combattimenti di strada, poi con incontri non ufficiali, prima di intraprendere una carriera sportiva nelle MMA (arti marziali miste).

Dylan si è fatto le ossa in una lega di combattimenti chiamata il Cercle, organizzata da ginevrini tra il 2023 e il 2024. Il Cercle è una versione molto più accettabile dei fight club. Qui, le regole di base sono applicate per evitare lesioni gravi.

“Fin dall’inizio, l’idea era di fare qualcosa di sicuro per i combattenti e le combattenti: niente ginocchiate al viso, niente gomitate, guanti obbligatori”, spiega Joaquim Magnenat, un appassionato di sport da combattimento che ha arbitrato e organizzato i combattimenti del Cercle per un anno e mezzo tra Ginevra e Losanna.

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Nonostante le precauzioni prese da questi organizzatori, tali combattimenti, in senso strettamente legale, rimangono proibiti. “Siamo illegali, ma personalmente trovo che il termine sia volgare, perché rimanda all’immagine di certi combattimenti sanguinosi. E questo è qualcosa che non ci ha mai interessato”, si rammarica Magnenat. “Quindi preferiamo il termine non ufficiale e soprattutto fuori circuito”.

Magnenat riconosce tuttavia che questi combattimenti non autorizzati possono portare a certi eccessi, come nel caso dei combattimenti clandestini organizzati nel centro di formazione di orticoltura di Lullier, nel canton Ginevra. Lo scorso mese di ottobre, degli apprendisti sono stati denunciati dall’istituto perché organizzavano dei combattimenti.

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Il Quotidiano 17.02.2025, 19:00

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