Nei meccanismi oscuri del capitalismo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Orsolya (Eszter Tompa), è un ufficiale giudiziario, lavora per le multinazionali che stanno divorando pian piano la Transilvania, ungherese mal vista dai rumeni ancora oggi dopo secoli per questioni di nazionalismi identitari – Clunj la città dove vive è stata presa dalla Romenia all’Ungheria nel 1918.. È lei che esegue con la forza pubblica le espulsioni dalle case del centro dove i capitali internazionali hanno acquistato interi immobili per trasformarli in residenze o alberghi di lusso, perciò via i poveri, gli anziani, coloro insomma che «stridono» col paesaggio elegante di quella Romania ( neoliberista perfettamente sincronizzata con l’agire europeo attuale – vedi Roma o Milano). Orsolya svolge la procedura con estrema cura, rispetta le regole e le leggi, e al tempo stesso ha un modo di fare amichevole verso chi sbatte fuori. Poi accade che un giorno un tipo si uccide durante lo sfratto, si impicca al termosifone, e lei non si dà pace.

INIZIA da qui Kontinental 25 il nuovo film di Radu Jude, una commedia molto nera, indubbiamente il film migliore di questo concorso berlinese, e come il precedente Do Not Expect Too Much from the End of the World implacabile nel mettere a fuoco i meccanismi del capitalismo di oggi, la cui «mappatura» avviene nella realtà rumena, in questo caso fra le crepe transilvane, e coinvolge il nostro contemporaneo. Ma questa è la tensione che attraversa l’intera opera del regista rumeno il post-socialismo è una delle lenti privilegiate per Radu Jude da cui osservare l’oggi del suo Paese, e di lì, in qualche modo, nell’era del mondo globalizzato con le dinamiche che ne governano ovunque gli andamenti. E perciò neoliberismo, precariato, ipocrisie del «politicamente corretto», razzismi, pregiudizi di varia entità. E con quell’umorismo che nella sua scrittura cinematografica non è mai casuale ma diviene una dichiarazione politica.

Girata con l’iPhone 15 in Transilvania, l’opera del regista rumeno parla dell’oggi tra corruzione e neoliberismo

Se in Do Not Expect la protagonista – magnifica Ilinca Manolache, che ritroviamo anche in questo – esprimeva la rabbia frustrata di chi è dentro un sistema e ne è al contempo sfruttato, il personaggio femminile di Kontinental 25 – il titolo allude al Boutique Hotel che sarà costruisto laddove l’uomo è morto – rappresenta una classe media benestante fastidiosa nelle sue certezze che celano forse un sentirsi in bilico, sul limite fragilissimo che potrebbe rovesciarsi ogni momento «dall’altra parte», al posto cioè di quei poveri disturbanti e inquietanti che turbano le loro coscienze, che li interrogano con la loro presenza provocando un disagio da sopire.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

E QUESTA PAURA e il senso di colpa – utile a celare ciò che è sostanziale, l’essere partecipi di un sistema – Jude costruisce la propria narrazione (sua anche la sceneggiatura) che segue la figura di Orsolya in questa ricerca di perdono. La donna non si dà infatti pace dell’accaduto al punto da rinunciare alle sue vacanze in Grecia con la famiglia,e nella casetta a schiera il cui spazio è divorato dall’incedere delle gru e di altri edifici, col giardinetto, i giochi dei bambini, la mega tv a schermo piatto lei si tormenta. Ma per cosa? Per l’uomo, per sé, per altro?
L’amica che chiama la polizia perché «la puzza di merda» del senza tetto è insopportabile e spera in fondo che muoia di freddo perché così non si sente più «colpevole» del proprio benessere, per tranquillizzarsi regala soldi alle Ong che si occupano delle famiglie Rom poverissime. Così fa pure Orsolya, e poi? Questa beneficenza mette in discussione la realtà o è l’ennesimo strumento della sua conservazione?

JUDE che ha girato con un bassissimo budget, in una decina di giorni con l’iPhone 15 mentre sta finendo un altro film, Dracula Park, ha detto di essersi ispirato a Europa 51 per declinarlo al presente, dove il movimento di Orsolya sposta la dimensione spirituale rosselliniana in un’ironia spudorata. Anche se Jude non condanna mai i suoi personaggi, cerca i punti di frattura, i paradossi, nel loro agire c’è ciò che viviamo e ci sono molte delle nostre contraddizioni che illumina, denuda ma senza giudizi.
Nelle prime sequenze vediamo l’uomo che morirà aggirarsi per la città; un parco a tema di dinosauri, il manifesto con la faccia del presidente rumeno, e questa presenza molesta che tra i tavolini dei caffé chiede lavoro e soldi. Era un atleta famoso, ma un incidente e poi l’alcol lo hanno distrutto. I giornali accusano la donna – «un ungherese» – i social media l’hanno già condannata: quale è lo «scandalo» vero però? La morte dell’uomo o ciò che c’è dietro, una politica economica e un modo di pensare di cui, compresa l’addoloratissima Orsolya, sono partecipi? Corruzione, edilizia selvaggia, la svendita del paese in cambio di ricchezza non sono in discussione se non nei borbottii o in qualche commento che parte sempre dalla propria esperienza, nella dimensione collettiva che si è perduta, e che alla critica o a una lotta preferisce modalità per tacitare la coscienza.
Kontinental 25 ritrova dunque i temi di altri film del regista rumeno in una linea «morale» che con il nostro mondo mette in gioco anche noi spettatori, spingendoci a guardarci oltre le ipocrisie di buone maniere o false coscienze, nelle rimozioni e nella superficialità di un rito comune che ci vede comunque responsabili.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link