“Su piste ciclabili su sampietrini”

Intervista, di Fedele Eugenio Boffoli, a Marina Agostinacchio

Marina Agostinacchio, vive a Padova, dove è nata nel 1957, è laureata con una tesi sugli scritti letterari di Antonio Banfi; è insegnante di Lettere nella Scuola statale dal 1983; è stata tra i vincitori del Premio Internazionale Eugenio Montale (2002); ha pubblicato le raccolte poetiche: “Porticati” (2006); “Azzurro”; “Il melograno” (2009); “Lo sguardo”; “La gioia” (2012); “Tra ponte e selciato”, con illustrazioni di Paola Munari (2014); “Statue d’acqua”, corredato da illustrazioni e incisioni dell’artista Elena Candeo (2015); “Bab el gherib (La porta del vento)”, Mimesis Edizioni, Sesto San Giovanni (MI) – 2018; “Trittico berlinese”, Idea Press, New York – 2021; “Dialogo con Albertine”, Divinafollia, Caravaggio (BG) – 2022; “Nelle isole dei rami”, Idea Press, New York – 2023. Sul numero 178 (del dicembre 2003) di “Poesia”, la rivista di Nicola Crocetti, è stato pubblicato il suo poemetto “Elegia”, dedicato al padre. Il suo più recente lavoro letterario è “Su piste ciclabili su sampietrini” (Puntoacapo Editrice, Pasturana – AL 2024, 12,00 euro), una raccolta ispirata dalla scomparsa della sua amica Chiara, ce ne parla?

Prima di incominciare a risponderle, vorrei dirle che il libro ha avuto il pregio della nota del poeta fiorentino Silvio Ramat. Dunque, chi era Chiara. Chiara era una compagna di scuola media, rincontrata in età matura. Con lei nacque un breve e intenso dialogo tra condivisioni di letture, di inviti a presentazioni di libri; lei stessa faceva parte di un gruppo di persone che curavano l’iniziativa padovana “Il libro nel bicchiere.” Ci si trovava anche o per momenti conviviali, o per visite alla città e, una volta, in particolare, ricordo, in occasione degli scavi archeologici nella canaletta dell’Isola Memmia di Prato della Valle, dove fu ritrovato un teatro romano. La parola, il dialogo con lei non erano mai scontati, o banali. Arguta, intelligente, critica, osservatrice, combattiva. Non sapevo della sua malattia. Appresi la sua morte da un giornale locale. E questo creò in me un disorientamento, la mancanza di una presenza importante nella mia vita, un senso di assenza apertasi come un cratere. Credo che ciò sia stato prodotto per il segno esistenziale profondo lasciato da Chiara. Iniziai, poco dopo la notizia, a scrivere febbrilmente; in tutto, nell’arco di tre settimane, il risultato fu di quarantaquattro frammenti poetici dedicati a Chiara. La sequenza lirica respira in uno spazio di ricordo, tra incontri, colloqui ed eventi vissuti insieme di cui le ho parlato. Chiara era stata, inoltre, animatrice della vita pubblica, sempre attenta ai temi sulla parità di genere, impegnata, a livello del Triveneto, nella rete tra le Commissioni delle Pari Opportunità. “Su Piste ciclabili su Sampietrini”, è una sintesi in versi, di come l’esperienza della morte di una persona cara possa essere affrontata, elaborata e sublimata attraverso la forza meditativa ed espressiva di una poesia, caratterizzata da un ritmo proprio e da una particolare sintassi e metrica.

La poesia come sorgente espressiva dell’anima, per canalizzare pulsioni e verità profonde…

La poesia, come genere di scrittura particolare, regola, incanala, dà forma alle emozioni, rivela la zona d’ombra, (nell’accezione positiva dell’espressione), del non detto, ancora immerso e pronto ad illuminarsi, a tratti, a barlumi, al cospetto dello scrittore. La poesia come impegno morale pronuncia la parola conferendole sacralità.

La forza della parola poetica accompagna e sostiene nella trasmutazione dei dolori e delle perdite che la vita porta in sé… 

La parola dice, pronuncia, la vita nel suo flusso perenne e dinamico. Così, di Chiara, ho avvertito l’esigenza di raccontare un tratto di vita, di farla rivivere in un presente apparente. Come avvertito anche da Mauro Ferrari, l’uso del tempo presente, spesso disseminato nel libro, esprime la volontà di portare Chiara lungo la linea di un “per sempre qui”, seppure lei paia indicarmi di essere un prestito datomi da un trascendente, un abitante di altre terre, un eterno che tutto inghiotte poi.

Quale il rapporto della poesia con i giovani?

Da 18 anni sono presente nelle scuole, soprattutto superiori, con progetti sulla parola di poeti italiani, a volte di altri Paesi, del ‘900 e non solo. La risposta dei ragazzi è sempre sorprendente e portatrice di idee, suggerimenti, capacità di introspezione. Purtroppo nelle scuole non trova molto spazio la poesia, se non all’interno di un programma da rispettare. Offrire opportunità ai ragazzi di conoscenza e di scrittura poetica è importante. Attraverso i loro scritti, i ragazzi danno testimonianza di ricchezza e dinamismo interiore. In tali determinate opportunità di lavoro, negli incontri con loro, inoltre, ho potuto constatare un mondo giovanile sorprendente, una scoperta che va oltre quanto avviene nel rapporto tradizionale, meramente scolastico.

Quali i suoi prossimi progetti e impegni letterari?

Ho il progetto di un libro in quartine di endecasillabi. Si tratta di 366 quartine a rima alternata. Tema: L’amore cantato da una trobairitz a un trovatore. Se nei modi l’ispirazione ripercorre i canoni di una “trovatora” d’Occitania, spesso nell’approccio linguistico il richiamo è ai modi linguistici della poesia siciliana, successiva a quella occitana. Lo sfondo paesaggistico è l’Italia, attraverso città disposte da nord a sud. Credo di avere individuato un editore ad hoc per questo progetto! Altri progetti sono in divenire. Sarò sempre presente nelle scuole e spero anche di partecipare a letture pubbliche di testi non solo miei, e perché no, in giro per il Paese.