Generali e Natixis, accordo su joint venture: 1900 miliardi di risparmio gestito

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La chiusura delle trattative è prevista per il 2026, ma il prospetto è già chiaro. La nuova impresa comune diventerebbe la prima al mondo per operazioni su Aum. “L’attività risultante dalla combinazione” si legge nel comunicato stampa “gestirebbe Asset Under Management di 1.900 miliardi di euro”

“L’operazione è stata approvata dall’intero consiglio di amministrazione ed è in linea con la nostra strategia passata e futura per accelerare l’internazionalizzazione e la globalizzazione dell’asset management”, è con queste parole che l’amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet, presenta la nuova impresa comune creata tra Generali e Natixis. La Joint Venture deriverebbe dal conferimento di asset e attività, per un valore complessivo di circa 9,5 miliardi di euro. 

Un’opportunità unica

“L’attività risultante dalla combinazione” si legge nel comunicato stampa “gestirebbe Asset Under Management – il valore di mercato dei fondi gestiti per conto di clienti o investitori – di 1.900 miliardi di euro” con una equilibrata e diversificata distribuzione. Diventerebbe quindi il “primo operatore al mondo per Aum, nella gestione di asset per la clientela assicurativa”. Generali e BPCE nel comunicato sottolineano che l’accordo rappresenta “un’opportunità unica per offrire vantaggi reali a tutti gli stakeholder, inclusi investitori, clienti retail e istituzionali, boutique affiliate e dipendenti con una chiara attenzione a crescita, innovazione, sostenibilità e performance”. Infine, è previsto che i rispettivi organi di rappresentanza dei dipendenti saranno consultati prima della firma definitiva dei documenti dell’operazione.

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Il closing

L’intesa prevede la creazione di una società, una joint venture, controllata in modo condiviso dalle due istituzioni finanziarie, ciascuna con una quota del 50% “operante sotto una struttura di governance congiunta, secondo equilibrati criteri di rappresentanza e controllo”. La chiusura della trattativa, sottoposto a tutte le necessarie autorizzazioni, è prevista per l’inizio del 2026. Generali e Bpce “manterrebbero il pieno controllo sulle decisioni di asset allocation delle rispettive attività” e per questo “la Joint Venture beneficerebbe di un ampio e significativo contributo di capitale assicurativo a lungo termine” e, al contempo, “offrirebbe a BPCE e a Generali interessanti opportunità di investimento del proprio capitale e avvio di nuove strategie”. Dalla nota, Generali si impegnerebbe ad allocare 15 miliardi di euro di capitale di avviamento alle società affiliate, che sono parte della piattaforma congiunta nei prossimi cinque anni, migliorando la capacità di sviluppare nuove strategie di investimento e contribuendo all’ulteriore espansione dell’offerta di prodotti”.

L’organigramma

Il Consiglio di Amministrazione della nuova entità verrà formato dal Ceo di BPCE, Nicolas Namias che diventa Presidente, il Ceo di Generali, Philippe Donnet diventa vicepresidente, Woody Bradford, l’attuale Ceo di GIH, sarà il nuovo Ceo della società e, Philippe Setbon, Vice Ceo. La Joint Venture verrebbe composta da un egual numero di rappresentanti di BPCE e di Generali, integrati da tre consiglieri indipendenti individuati congiuntamente da BPCE e Generali. La società controllante, a capo delle attività combinate, verrebbe costituita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, mentre Francia, Italia e Stati Uniti rimarrebbero gli hub operativi della nuova società, continuando a gestire direttamente le attività di business.

L’impatto

Sarebbe quindi il “primo operatore al mondo per Aum nella gestione di asset per la clientela assicurativa”. In dettaglio ci sarà “una presenza globale focalizzata in alcune aree geografiche: Europa (61% degli Aum) – inclusa una forte presenza in Francia e Italia – Nord America (34% degli Aum) e la presenza in Asia e in altri paesi (5% degli Aum); una gamma completa di strategie in tutte le asset class: reddito fisso (circa 65% degli Aum), azionario (circa 21% degli Aum), insieme a selezionati mercati privati e altri franchise (circa 14% degli Aum)”. Nella nota si spiega che l’operazione fornisce un “positivo contributo finanziario per gli azionisti” grazie a sinergie e opportunità di crescita già dal primo anno “contribuisce positivamente agli utili di BPCE ed al risultato netto normalizzato e alla cassa di Generali”. A seguito del closing, l’impatto sul CET1 ratio di Groupe BPCE risulterebbe neutrale e l’impatto sul Solvency II Ratio di Generali sarebbe sostanzialmente neutrale. GIH verrebbe deconsolidata dal perimetro contabile di Generali. In futuro, le quota di proprietà di BPCE e Generali nella Joint Venture verrebbero contabilizzate utilizzando il metodo del patrimonio netto, che risulta dal controllo congiunto. “BPCE beneficerebbe di dividendi preferenziali nel 2026 e 2027, mentre Generali potrebbe beneficiare, nello stesso periodo, delle tranche di rimborso di un prestito legato al finanziamento dell’acquisizione di MGG recentemente annunciata” conclude il comunicato stampa.



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