Il Consiglio di Stato (secondo ed ultimo grado della Giustizia amministrativa) ha dichiarato “improcedibile” – ossia, in sostanza, decaduto – il ricorso presentato dal Comune di Albano contro la sentenza di primo grado del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio.
La sentenza del Tribunale aveva dato il via libera al progetto del maxi biogas da 120mila tonnellate annue che la società Colle Verde avrebbe voluto realizzare all’interno della locale discarica di Albano nel 2019.
La storia del biogas di Albano
La Regione Lazio, all’epoca guidata dal governatore Nicola Zingaretti, aveva difatti autorizzato la stessa società a costruire questo grande impianto e, accanto ad esso, anche un ulteriore stabilimento destinato a trattare rifiuti multimateriale per 65mila tonnellate.
Un via libera arrivato anche grazie all’ok della Città metropolitana di Roma, all’epoca guidata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi.
Il Comune di Albano, a guida Nicola Marini, si era opposto all’impianto biogas presentando un ricorso in Tribunale che sollevava anche il problema della presenza delle interdittive antimafia. I giudici non accolsero le rimostranze sostenute anche dalle associazioni e comitati locali.
A questo punto il Comune di Albano, amministrazione Massimiliano Borelli, si è rivolto all’ultimo grado di giustizia, il Consiglio di Stato per ribadire le proprie ragioni.
La Regione Lazio precede il Comune di Albano
La Regione Lazio, però, a guida Francesco Rocca, ha preceduto la sentenza bloccando le autorizzazioni concesse alla società che voleva riavviare l’impianto di Albano, per “contagio da interdittiva antimafia”.
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Difatti, questa società è solo e semplicemente la sub affittuaria della società Pontina Ambiente, proprietaria dell’immondezzaio, riconducibile al re dei rifiuti di Roma Manlio Cerroni, su cui gravano quattro interdittive antimafia emesse dalle Procure di Roma e Latina.
Ora il Consiglio di Stato, visto l’operato della Regione Lazio, ha lasciato decadere il ricorso giudiziario del Comune di Albano.
Un caso complesso di autorizzazioni e ricorsi
Per approfondire di più il caso, possiamo ricordare che tutto nasce da una serie di autorizzazioni ambientali rilasciate tra il 2009 e il 2019 (Giunta Marrazzo e Giunta Zingaretti) per la gestione dell’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) della discarica di Albano Laziale.
Proprio nel 2019 la Regione Lazio (seconda Giunta Zingaretti) aveva prorogato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) a favore della Pontina Ambiente S.r.l., trasferendola alla Colle Verde S.r.l..
Nel 2022, il TAR del Lazio aveva respinto il ricorso comunale, riconoscendo la validità delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione Lazio e mettendo di fatto il Comune di Albano in una posizione subordinata rispetto agli sviluppi imposti a livello regionale dalla stessa Giunta Zingaretti. Albano Laziale aveva quindi deciso di appellarsi al Consiglio di Stato.
La svolta decisiva nel 2024: l’antimafia non si può ignorare
La svolta arriva nell’ottobre 2024, quando la Regione Lazio ha revocato parzialmente l’autorizzazione concessa alla Colle Verde S.r.l. per trasformare l’impianto di TMB in un biogas con annesso multimateriale.
Questo atto ha di fatto eliminato il presupposto giuridico del ricorso del Comune, determinando un “sopravvenuto difetto di interesse”.
A fronte di questa nuova situazione, il Consiglio di Stato ha dichiarato improcedibile il ricorso di Albano, chiudendo definitivamente il caso.
La battaglia giudiziaria intrapresa dal Comune si è rivelata infruttuosa, sia per la complessità degli atti contestati sia per la rapidità con cui le altre istituzioni, come la Regione e il Ministero dell’Ambiente, hanno proseguito nel definire il futuro dell’impianto.
La revoca dell’autorizzazione da parte della Regione Lazio, rappresenta un segnale di attenzione verso le istanze ambientali e di sicurezza espresse dai cittadini.
La Regione sull’antimafia cambia musica: con le interdittive non si passa
Con la sentenza del Consiglio di Stato si chiude un capitolo complicato per la comunità di Albano.
A proposito delle interdittive antimafia che gravano sulla società proprietaria del sito la Regione Lazio ha scritto nell’ottobre 2024:
“La Società Colle Verde srl non si trova nella condizione di poter presentare alcuna istanza essendo legata da rapporti di natura contrattualistica con la società Pontina Ambiente srl (società dante causa) colpita da provvedimenti interdittivi antimafia”.
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