In una sala gremita di Faenza Sales lo scorso mercoledì 5 febbraio si è tenuto l’incontro online con la professoressa Anna Foa, che qualche anno fa già era stata nella nostra città come ospite degli Incontri d’Autunno organizzati dall’Associazione Romagna – Camaldoli. L’invito le è stato ora rivolto da “Overall – Faenza Multiculturale”.
Anna Foa, esponente della diaspora ebraica, è docente emerita di “Storia moderna” all’Università La Sapienza di Roma. Nel 2019 è stata insignita dal presidente Sergio Mattarella della Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica. Tra i suoi moltissimi libri sono stati ricordati: “Ebrei in Europa”, “Storia degli Ebrei nel Novecento”, “Portico d’Ottavia 13” e, ultimo, “Il suicidio di Israele” che è stato l’oggetto dell’incontro faentino.
Dopo una premessa dedicata all’ avvio – nel territorio di Gaza – di una tregua che appare ancora fragile, le parole di Anna Foa si sono concentrate sui timori suscitati dalle deprecabili proposte avanzate da Donald Trump, con il pieno sostegno di Benjamin Netanyahu, in merito a un forzato trasferimento dei palestinesi dalla loro terra verso altri territori arabi al fine di trasformare quella striscia affacciata sul mare in un grande “resort della riviera mediorientale”. Davvero l’arroganza e l’idolatria del denaro svelano una fantasia illimitata! Illimitata anche di fronte agli infiniti drammi che si sono consumati in questa terra soprattutto a partire dal 7 ottobre 2023, quando centinaia di miliziani palestinesi dell’organizzazione terroristica Hamas, non equiparabile alla legittima resistenza di un popolo oppresso, hanno provocato la morte di 1.200 persone e catturato 253 ostaggi: un crimine contro l’umanità. Purtroppo è poi seguita la sproporzionata ritorsione del governo israeliano non solo contro Hamas ma anche contro la popolazione civile della striscia di Gaza dove, in uno scenario di totale distruzione, sono state uccise più di 45.000 persone. Ricordando Publio Cornelio Tacito (sec. I-II d. C.) dovremo forse gridare: “Hanno fatto un deserto e lo chiamano pace”? Si è trattato – ha aggiunto la studiosa – di un altro orribile crimine contro l’umanità. Tanto più orribile per un’ebrea come Anna Foa che – bambina – seppe dai familiari che nel 1948 era legittimamente sorto lo Stato di Israele, potenziale rifugio per tutti gli ebrei perseguitati e auspicabile modello di una democrazia capace di includere il diverso. La storia purtroppo ha poi imboccato altre strade in un continuo acuirsi delle tensioni e delle guerre tra israeliani e palestinesi. Anche i promettenti Accordi di Oslo del 1993 tra Rabin e Arafat fallirono e forme di fanatismo hanno poi avuto il sopravvento in ambedue le parti. La delusione per il comportamento della parte israeliana sia a Gaza che in Cisgiordania è tuttavia ciò che più ferisce l’animo di chi, come il sottoscritto, ha in grande stima la cultura ebraica.
“Il suicidio di Israele” è un libro decisamente coraggioso che, a fronte del grande consenso espresso dai lettori, ha provocato non poche ostilità da parte di molti membri delle comunità ebraiche della diaspora (Anna Foa, pur essendo romana, è iscritta alla comunità di Torino). L’uso della parola suicidio esprime peraltro un sincero urlo di dolore per la cattiva strada imboccata dal governo di Israele, una strada che, oltre ad alimentare l’antisemitismo nel mondo, ha generato e continua a generare altro odio. L’incontro, dopo le tante domande da parte del pubblico, si è concluso infatti con la coscienza che il ricordo dei crimini compiuti a partire dal 7 ottobre del 2023 accompagnerà purtroppo i decenni a venire.
Al mio rientro a casa ho trovato nella posta elettronica la mail di un amico bolognese che mi aveva da poco inviato una pagina del quotidiano parigino “Le Monde” appena scritta sulla tragedia di Gaza dal filosofo ebreo Jacob Rogozinski dell’Università di Strasburgo. Le sue gravi parole mi sono sembrate molto affini a quelle pronunciate da Anna Foa nell’incontro faentino. Il titolo, scelto dal professore discendente di sopravvissuti alla Shoah, così recita: “Chi ci perdonerà se non chiediamo perdono per questi crimini a Gaza?”
Giorgio Gualdrini
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