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«Mi hanno uccisa, per arrivare a Berlusconi». Con queste parole in una intervista al New York Times Karima el-Mahroug, “Ruby Rubacuori”, racconta la sua verità al quotidiano americano ricostruendo il legame con Silvio Berlusconi, i “Bunga Bunga”, le feste nella villa di Arcore, lo scandalo. «Mi ha rovinato la vita», dice ancora al New York Times.
Ruby Rubacuori, oggi imprenditrice e madre, non usa mezzi termini: «Mi hanno uccisa per arrivare a lui – dice lei –. Sono stata etichettata come prostituta bambina. Ed è una parola che ti porti dietro come un marchio per sempre». La donna ha sempre sostenuto di conoscere Berlusconi ma di non aver mai avuto rapporti sessuali con il Cavaliere.
Tre i processi che portano il suo soprannome, noti a livello mediatico come Rubygate. Lo scandalo portò all’avvio di tre diversi processi, due dei quali videro imputato Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile (processo Ruby uno) e di corruzione in atti giudiziari (processo Ruby ter). In entrambi i casi Berlusconi fu assolto in Cassazione. In un terzo processo (Ruby bis) furono invece condannati in via definitiva Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione.
Vicende giudiziarie complesse che accesero i riflettori sulle feste “particolari” di Berlusconi nella villa di Arcore e nella residenza di Villa Certosa in Sardegna con giovani donne.
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