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«No a decisioni che privilegiano i vertici a scapito del futuro dell’intero sistema accademico». E così anche il Partito democratico di Lecce ha espresso nelle scorse ore una posizione critica in merito agli incrementi delle indennità votati nei giorni scorsi prima dal Senato accademico e poi dal Consiglio di amministrazione dell’Università del Salento. Due via libera che permetteranno al rettore Fabio Pollice di guadagnare 115.500 euro rispetto ai 25.200 attuali (+458%).
Gli aumenti
Ma gli aumenti riguarderanno anche la prorettrice Maria Antonietta Aiello, che intascherà 28.875 euro rispetto ai 10.800 euro attuali (+267%), e i 9 componenti del Cda, per i quali oggi non è previsto alcun compenso, i quali incasseranno 11.550 euro ciascuno. E ancora, 13.860 euro è la cifra che porterà a casa il presidente dell’Organo di controllo oltre agli 11.550 euro previsti per ciascun componente. Ma a ricevere gli aumenti saranno anche i direttori dei Dipartimenti. Il tutto con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2024. Sebbene l’iniziativa sia stata assunta anche da altre università italiane, tra cui Cagliari, Urbino, Bari, Brescia e Palermo, dando così seguito a un decreto emanato il 23 agosto 2022 dall’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, e nonostante siano trascorsi già quattordici giorni dalla prima approvazione in Senato, gli aumenti delle indennità per la governance d’Ateneo continuano a essere oggetto di polemica.
La segreteria del Pd
Come rimarcano dalla segreteria del Pd leccese, infatti, «tale decisione sembra distaccata dalle difficoltà quotidiane che affrontano ricercatori e studenti, colpiti da un sistema sempre più sotto pressione.
Il problema si inserisce in una situazione già drammatica per il finanziamento delle università. I fondi destinati alla ricerca e all’istruzione in Italia sono in diminuzione cronica. Nonostante gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i tagli sono proseguiti: a settembre, il governo Meloni ha ridotto di 173 milioni di euro il Fondo di Finanziamento Ordinario, principale fonte di risorse per gli atenei italiani. Inoltre, 340 milioni non sono stati assegnati per le coperture previste dal piano degli associati, mentre aumentano le spese per gli stipendi del personale (+4,8%, per fronteggiare l’inflazione)”. I democratici leccesi si uniscono, quindi, alla posizione dei dottorandi dell’Adi, delle associazioni Sindacato studentesco e Unione degli universitari e della Flc Cgil, sigle e organizzazioni che avevano espresso preoccupazione per un’iniziativa che «mette a repentaglio servizi agli studenti, al personale, ai servizi di portierato, manutenzione e tutto ciò che rientra nei costi gestionali dell’Ateneo».
«Di fronte a questa situazione, il circolo cittadino del Partito Democratico di Lecce – ai legge ancora nella nota – vuole evidenziare, pur nel rispetto degli oneri che quotidianamente si assumono le dirigenze degli atenei, che le priorità condivise oggi dovrebbero essere il rilancio del Fondo di Finanziamento Ordinario, stabilizzazione dei ricercatori precari assunti con fondi del Pnrr, investimenti in infrastrutture e digitalizzazione delle università, e una gestione trasparente delle risorse. È fondamentale che le scelte economiche siano orientate alla crescita complessiva dell’università e alla valorizzazione dei suoi lavoratori, evitando decisioni che privilegiano i vertici a scapito del futuro dell’intero sistema accademico».
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