“Per salvarla servono buon senso e un piano di sviluppo trasparente”

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Dopo la raffica di colpi di scena degli ultimi mesi, l’università Dante Alighieri si trova a un guado obbligato. Senza una valida ristrutturazione amministrativa e finanziaria, il ministero le ha dato i giorni contati. Mentre il cda universitario va avanti nel suo progetto di riforma e il sindaco Falcomatà prova a contrapporre la sua governance, l’ultimo capitolo tutt’altro che marginale della vicenda è stato la sentenza del Consiglio di Stato con cui la decadenza dal cda dei consiglieri Scarfone e De Medici è annullata in via definitiva, rigettando il ricorso di appello dell’ateneo e quindi confermando la sentenza del Tar. Il giudice di primo grado aveva decretato il reintegro dei consiglieri: un’ordinanza che se ottemperata porterebbe ora un prevedibile scompiglio nel consiglio di amministrazione. L’attuale percorso con il promore privato Aib avviato dal cda di Piero Aloi, com’è noto, non è condiviso dai consiglieri – i quali hanno affermato apertamente questo dissenso all’indomani della modifica dello statuto.

Quello che potrebbe accadere adesso lo chiediamo direttamente a Beniamino Scarfone, con cui abbiamo voluto parlare anche di tutti gli altri ingarbugliati nodi del caso UniDa e dei suoi protagonisti.

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In un possibile rientro nel cda, come pensate di agire riguardo gli atti approvati senza di voi perché decaduti con un provvedimento che i giudici hanno confermato come illegittimo?

“Se devo essere sincero, non penso che verremo convocati, nonostante la quinta pronuncia favorevole da parte dell’autorità giudiziaria. Se ci pensa bene, cos’è cambiato rispetto a prima? Se chi oggi governa l’ateneo avesse avuto buon senso e avesse voluto amministrare secondo diritto, avrebbe messo all’ordine del giorno la questione pregiudiziale sull’associazione Mnemosine il 1 giugno 2023. Oppure, dopo le censure del Tar o del tribunale civile, sarebbe potuto tornare indietro sui propri passi.

“Le faccio io una domanda che nessuno pubblicamente si è posto né ha posto ai diretti interessati. Perché non si poteva affrontare in cda la posizione dell’associazione Mnemosine? Perché in un momento così delicato si è deciso di accettare le dimissini del rettore senza lasciarlo al suo posto per le attività correnti? Chi ha fatto pressioni su questa scelta?”

Qual è la vostra posizione nei confronti del nuovo rettore?

“Quale? Quello scelto con una delibera del cda costituito senza convocare soggetti legittimati a partecipare? Non penso che serva una laurea in giurisprudenza per comprendere che gli adottati presentano profili di illegittimità. La nomina di un rettore richiede un percorso trasparente e pienamente legittimo, e al momento tutto lascia pensare che il procedimento adottato non sia stato regolare. Ciò significa che ogni atto successivo può essere considerato viziato, e questo rappresenta un ulteriore elemento di instabilità per l’ateneo”.

In questo momento la Dante Alighieri è bloccata. Da una parte c’è il freno all’iniziativa del cda di Aloi, dall’altra, però, il ministero ha dato un rigoroso ultimatum. Se non ci saranno un organo di governo regolare e una solidità economica tale da garantire corsi e obiettivi formativi, l’università perderà il suo status. Il consorzio fondatore, d’altronde, è sempre stato inadempiente nel sostegno all’ateneo, quindi come se ne esce?

“Se ne esce sempre con il buon senso. Prima di tutto si ricostituiscono gli organi statutariamente preposti per governare legittimamente l’ateneo; poi, se strutturalmente, come pare, l’ateneo è in crisi (nella mia esperienza non ho visto bilanci apocalittici) e i soci del consorzio non riescono ad assicurare una sostenibilità, allora l’unica strada da percorrere è quella di trovare una partnership con uno o più soggetti privati che possano sviluppare parallelamente alle attività tradizionali dell’università per stranieri un piano di sviluppo strategico conveniente anche per loro. Non sono aprioristicamente contrario al privato, ma ciò deve avvenire con trasparenza, garanzia e soprattutto guardando agli interessi della comunità più che a quelli dei singoli”.

In questa situazione, il cda di Falcomatà che peso reale può avere? Sembra che l’intervento del ministero sia arrivato in seguito a una segnalazione proprio del sindaco e del presidente Basilicata. Possono davvero mandare a monte il progetto UniMarconi e imporre – secondo una voce non ufficiale ma molto attendibile – la Società Dante Alighieri nazionale?

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“Le nomine effettuate dal consorzio guidato dal sindaco Falcomatà non sono valide perché arrivate dal consorzio che ha estromesso illegittimamente l’associazione Dante Alighieri di Reggio Calabria, guidata dall’onorevole Pirilli, già comitato locale della Sda. Falcomatà e Tramontana, in una situazione così delicata, hanno inteso gettare benzina sul fuoco, spalancando la porta a una neocostituita associazione guidata dal dottor Bova, che in virtù dell’affiliazione della Sda rivendica il ruolo di ente fondatore. Ma dove sono stati Bova e la Sda dal 2018 in poi? A cosa è dovuto il risveglio di certi appetiti? Può essere socio fondatore dell’ateneo un’associazione costituita nel 2024? Su questo siamo in attesa dell’altra azione civile che abbiamo proposto presso il tribunale civile di Reggio Calabria, il giudice è in riserva”.

Quali previsioni ci sono su questo ricorso? Paradossalmente almeno su una cosa siete d’accordo con Aloi, perché anche il suo cda sembra abbia avviato (o avvierà) un’azione legale contro Falcomatà.

“Il ricorso prosegue il suo iter e le decisioni giudiziarie in corso sono sicuro che chiariranno l’illegittimità delle azioni intraprese dal duo Falcomatà-Tramontana. Il punto centrale è che la governance dell’ateneo non può essere affidata a un organo che non ha legittimazione giuridica e statutaria. Capisce che io, il collega De Medici e l’associazione, che non abbiamo mai percepito un euro e abbiamo a cuore solo l’interesse della storica istituzione reggina, siamo costretti a proporre cause (sempre vinte fino ad oggi)? Speriamo che questo stallo finisca presto… ma il rischio è che questa situazione di stallo possa portare a decisioni drastiche da parte del ministero”.

“Su Aloi, come associazione abbiamo la responsabilità di averlo indicato quale componente del cda. Consideri che siamo stati eletti insieme dall’associazione e poi il cda lo ha eletto a presidente”.

La Regione (che aveva promesso sostegno economico all’epoca del progetto di fusione con la Mediterranea) ora da che parte sta e che ruolo gioca?

La Regione, anche se appare sostanzialmente defilata, comunque contribuisce con risorse dal suo bilancio. Ma comprendo che può fare ben poco se non prima si stabilizza l’assetto istituzionale. Chiaramente, appena questo accadrà, servirà anche un suo importante intervento, chiaro e strutturato, per garantire il futuro dell’ateneo. Anche perché un’università per stranieri è un asset strategico per lo sviluppo culturale ed economico del territorio.

Come replica alle durissime parole dei docenti e dipendenti della Dante Alighieri, che stanno difendendo il progetto Aib-UniMarconi e accusano chi ostacola questo cambiamento come autore di una condanna a morte dell’università?

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“Le premetto che ho grande rispetto per il lavoro e per chi vive del lavoro che direttamente ed indirettamente ruota attorno all’università per stranieri. Non si tratta di ostacolare il cambiamento, ma di garantire che venga fatto con criteri di legalità e trasparenza. Il progetto con UniMarconi è stato portato avanti in modo opaco, senza il coinvolgimento di tutti gli attori legittimati. Chi oggi accusa di ‘bloccare l’università’ dovrebbe piuttosto interrogarsi sul perché si sia arrivati a questa situazione di caos”.

Arrivati dentro quello che sembra un vicolo cieco, quale destino avrà l’università Dante Alighieri? In un post lei aveva fatto appello alla società civile, alle associazioni e agli enti chiedendo di intervenire e prendere a cuore un’istituzione culturale storica della città, ma questo sarebbe sufficiente? Avete ricevuto una risposta dal prefetto per convocare un tavolo e mettere insieme chi davvero possa salvare UniDa? In conclusione, quale strada si deve percorrere, e soprattutto con quali risorse economiche?

“Un dato è tratto: se non si riscrive l’architettura istituzionale dell’ateneo, il Mur ritirerà il riconoscimento universitario e la città perderà definitivamente uno dei suoi asset più importanti. Il solo pensiero mi fa accantonare ogni convinzione di parte. Sono disposto a sedermi anche con la Sda se necessario per trovare una soluzione trasparente e definitiva, ma ahimé il silenzio che riscontro mi lascia pensare che non tutti remiamo verso la direzione dell’interesse generale”.

“Come comunità, e intendo società civile, riscontro solo timidi interventi. Per la Dante Alighieri, la questione non è tanto economica; il vero problema è legato agli appetiti che si sono risvegliati in un momento di difficoltà dell’ateneo. Ciò di cui abbiamo bisogno è una buona classe dirigente con una visione manageriale chiara e tanto buon senso per affrontare e superare questa crisi”.



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