La sinistra sta male, ma la destra non sta meglio

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di Pietro Licciardi

LA DESTRA VINCE MA LA SUA E’ UNA “CROCIATA” SENZA CRISTO. PER I CATTOLICI E’ ARRIVATO IL MOMENTO DELL’IMPEGNO CULTURALE E POLITICO 

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Un interessante articolo pubblicato sul sito cattolico Tradizione Famiglia Proprietà (TFP) a firma di John Horvat si sofferma sull’attuale crepuscolo della sinistra, che sta ovunque perdendo consensi per diventare sempre più anziché un luogo di incontro e lotta delle classi lavoratrici e popolari il megafono delle élite ricche, degli intellettuali e degli accademici che coccola raccogliendo e rilanciandone i programmi impopolari e woke

La destra al contrario avanza perché ha attaccato con efficacia gli assurdi programmi della sinistra che, fedele a se stessa, ha spaventato gli elettori con battaglie ormai palesemente ideologiche, come il forsennato immigrazionismo o le assurde pretese Lgbt, e utopiche come l’europeo new deal verde che tra l’altro sta affossando l’intero settore automobilistico con la conseguente disoccupazione e facendo lievitare il costo dell’energia che dobbiamo pagare a caro prezzo.

La nuova vittoria elettorale di Donald Trump negli Stati Uniti è il culmine di una rimonta della destra nella maggior parte dei principali Paesi, dove ha vinto una elezione dopo l’altra mostrando una impopolarità dei partiti di sinistra mai così alta dalla fine della Guerra fredda, come ha scritto l’inglese The Telegraph. Una tendenza dominante soprattutto negli Usa, nell’Unione europea e nell’Europa orientale; ma anche nell’America latina, in cui la sinistra ha sempre dominato, il margine con cui i partiti socialisti e “liberal” vincono si sta assottigliano notevolmente. Idem nel Sud Africa, in cui l’African National Congress ha perso la maggioranza parlamentare per la prima volta dal 1994. 

Tuttavia, nota sempre Hovart nel suo articolo, il successo della destra dipende più dalla vulnerabilità della sinistra che dal riconoscimento di un programma unitario con cui difendere questioni che un tempo la definivano e caratterizzavano. Il messaggio della destra infatti appare confuso: un’accozzaglia di modelli populisti, nazionalisti e di altro tipo che tendono più a promuovere modelli economici che ad affrontare questioni morali più scottanti.

Insomma la destra sembra voler proporre una idea secolarizzata di “cristianità” in cui il cristianesimo è una sorta di “bollino di riconoscimento” e identità culturale anziché la pratica di un codice morale. Prova ne è il fatto che Alice Weidel. leader del principale partito tedesco di destra, Alternativa per la Germania (AfD), è lesbica e ha adottato con la sua compagna, a cui è unita civilmente, due bambini. Oppure il Rassemblement National di Marine le Pen che ha contribuito a inserire l’aborto nella Costituzione francese. Due esempi scioccamente opposti alla morale cristiana tradizionale.

«Eppure l’attuale momento di vittoria sarebbe l’occasione ideale per ricollegarsi alle profonde radici cristiane del conservatorismo che attraggono le masse spiritualmente affamate», suggerisce l’articolo della TFP. «Sarebbe il momento di riaffermare le questioni morali che rimangono popolari tra coloro che sono stati derubati dai programmi corrotti della sinistra». 

La triste realtà però è che all’interno degli orpelli cristiani di questa destra troviamo coloro che affermano di rappresentare la causa cristiana adottare idee pagane, atteggiamenti atei e strane filosofie. Molti esponenti populisti sono irreligiosi, sessualmente liberal e contrari a un codice morale cristiano. Insomma essi combattono una “crociata” senza la Croce di Cristo, nell’illusione che sia sufficiente affidarsi all’esteriorità cristiana senza abbracciarne in modo autentico la morale.

E’ pur vero che oggi la Chiesa sta attraversando una crisi analoga a quella attraversata dalla sinistra se non più grave: preoccupata com’è di compiacere il mondo o quantomeno di non entrare in contrasto con esso, nell’illusione di risultare più gradita all’uomo moderno e “inclusiva”; infestata da un certo clero che ha fatto proprie gran parte delle utopie rivoluzionarie. 

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Purtroppo molti cattolici per “obbedienza” o intossicati da certi pregiudizi clericali – oggi quantomai “indietristi” e reazionari – stentano a riconoscere il nuovo che avanza e sono restii a impegnarsi a destra perchè quei principi conservatori e tradizionali propri dell’ordine cristiano tornino a informarne l’azione politica e sociale. Un astensionismo, anche elettorale, che rischia alla lunga di favorire anche nella destra quel processo di decadenza che sta interessando oggi la sinistra, il che porterebbe a scenari futuri assai preoccupante e tristi.



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