L’assessore alla Difesa dell’ambiente del Friuli Venezia-Giulia, Fabio Scoccimarro, ha presentato ieri i contenuti dello schema di legge per le aree idonee della regione. “L’esigenza è quella di concentrare gli impianti a fonti rinnovabili su superfici già costruite o comunque di minor pregio e non idonee ad altri usi come tettoie, parcheggi, aree di servizio, discariche, siti oggetti di bonifica e, in particolar modo, aree militari dismesse, riqualificando così spazi urbani altrimenti non utilizzabili e che spesso sono un problema per gli enti locali”, ha dichiarato l’assessore.
In Friuli-Venezia Giulia, dopo l’approvazione da parte della giunta regionale arrivata il 31 gennaio scorso, il disegno di legge sulle aree idonee è ieri approdato in consiglio regionale. Fabio Scoccimarro, assessore alla Difesa dell’ambiente, ha illustrato i contenuti dello schema di legge nella IV Commissione permanente.
“L’approvvigionamento energetico dalle fonti rinnovabili è indispensabile, ma deve essere garantita anche la tutela paesaggistica. Con questo disegno di legge vogliamo arginare il proliferare degli impianti che vanno a svantaggio di alcuni territori e aree agricole, cercando di minimizzare il loro impatto sul paesaggio. Saremo tra le prime Regioni in Italia a normare in questo senso. Il mio auspicio è che questo sia un percorso quanto più possibile condiviso” ha commentato Scoccimarro.
Illustrando i contenuti della norma l’assessore ha spiegato che l’individuazione delle aree non idonee rispetterà aree a tutela nazionale, siti Unesco, grotte di interesse pubblico, alberi monumentali, aree incluse nella Rete Natura 2000 o parchi, riserve e geositi, e le aree agricole “dove si possono effettuare una varietà di colture senza particolari vincoli”.
Sarà la giunta regionale, con apposita deliberazione, a definire le linee guida per la redazione dei progetti degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Riguardo alle aree agricole, per i progetti di fotovoltaico a terra, la valutazione sarà positiva solo se la superficie agricola contigua sarà pari ad almeno nove volte la superficie occupata dall’impianto e se la copertura della superficie dell’impianto da realizzare, sommata a quella degli impianti della stessa tipologia autorizzati nelle medesime aree, non supererà il 3% della superficie agricola del territorio comunale.
L’esponente della giunta ha poi specificato che “l’esigenza è quella di concentrare gli impianti a fonti rinnovabili su superfici già costruite o comunque di minor pregio e non idonee ad altri usi come tettoie, parcheggi, aree di servizio, discariche, siti oggetti di bonifica e, in particolar modo, aree militari dismesse, riqualificando così spazi urbani altrimenti non utilizzabili e che spesso sono un problema per gli enti locali”.
L’assessore ha poi spiegato che “si vuole evitare il proliferare di impianti nel perimetro di beni sottoposti a tutela, stabilendo delle fasce di rispetto dell’ampiezza massima di 7 km da questi siti”. E che inoltre “si chiederà ai proponenti dei progetti relativi agli impianti di installazione di esplicitare, già in fase di domanda, le misure di compensazione. La Regione, infine, lavorerà per il coinvolgimento di cittadini e portatori di interesse in un processo di comunicazione per quanto riguarda la realizzazione di impianti superiori a un MW”.
In chiusura dell’illustrazione, la Direzione Ambiente ha fatto sapere che “a gennaio 2025 c’è stato un incremento delle domande per gli impianti a fonti rinnovabili del 215%” e che “area non idonea non è sinonimo di divieto, ma tale definizione permetterà procedure autorizzative accelerate nelle aree considerate idonee”.
Nel corso della stessa seduta il sindaco di Romans d’Isonzo, Michele Calligaris, ha fatto eco alla preoccupazione dei cittadini del suo comune per il progetto di un impianto fotovoltaico a terra della da 11,9 MW su una superficie di 168.768 metri quadrati. I 780 sottoscrittori della petizione, ha riportato il sindaco, hanno espresso contrarietà per il “deturpamento indiscriminato e insensato del patrimonio ambientale, paesaggistico e agricolo” che comporterebbe e perché “molte abitazioni affaccerebbero sugli impianti con rilevante impatto ambientale e sociale”.
Il Friuli Venezia Giulia, stando gli obiettivi prefissati dal Piano nazionale integrato energia e Clima, dovrà entro il 2030 dovrà avere installato almeno di 1.960 MW di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.
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