Dati statistici e percezione della sicurezza da parte dei cittadini a confronto. Il caso di Cuneo è stato analizzato e discusso, venerdì scorso presso il Salone di rappresentanza della Prefettura, con i massimi rappresentanti delle autorità preposte a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica sul territorio. L’occasione è stata propiziata dal corso di formazione promosso da Ordine dei Giornalisti del Piemonte e organizzato in collaborazione con La Stampa – Redazione di Cuneo. L’obiettivo è stato quello di fornire ai giornalisti dell’informazione locale, ma non solo, gli elementi normativi fondamentali indispensabili per riferire dei fatti che disturbano l’ordine o minacciano la sicurezza, definendo i contorni delle diverse competenze e affrontando problemi tuttora aperti come la presunzione d’innocenza e il diritto all’informazione in materia di procedimenti giudiziari.
Mariano Savastano, prefetto di Cuneo, ha avviato i lavori con un intervento intitolato “La sicurezza delle città: i pilastri istituzionali e normativi”, ispirato dalla definizione che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dedicato ai Prefetti d’Italia nel messaggio dello scorso 2 giugno: «Sono chiamati nei territori provinciali a essere, ogni giorno, perno di unità e di coesione sociale, incarnando, nei delicati ambiti affidati, la missione di instancabili “operatori della Costituzione”, adoperandosi per il bene comune. È un’azione che, insieme alle altre Istituzioni e alle diverse espressioni della società civile, i Prefetti svolgono nella ricerca dell’interesse generale e per rinvenire adeguate soluzioni ai problemi delle comunità, in una fase resa ancor più ardua dal contesto internazionale».
Dalle emergenze migratorie, in atto da oltre quindici anni, alle emergenze di protezione civile, con l’eventuale coordinamento del soccorso, oltre a essere autorità provinciale di pubblica sicurezza dal punto di vista politico amministrativo, affiancato dal Questore per quanto riguarda il punto di vista tecnico operativo. «Gli interventi normativi degli ultimi anni hanno delineato un modello di sicurezza integrata in cui attraverso il potere di Governo, lo Stato e gli Enti locali, sono chiamati ad operare ciascuno nel rispetto delle proprie competenze e delle proprie responsabilità per attuare un sistema unitario di sicurezza». Di particolare interesse il passaggio sul “Daspo Willy”, nato a seguito della vicenda Monteiro Duarte, a tutela degli esercizi di pubblico intrattenimento. «Il ruolo del Prefetto è cambiato nel tempo: meno burocrate di Palazzo, meno “longa manus” del potere centrale, meno uomo in capo alle carte chiuso nel suo palazzo. Il Prefetto deve esercitare il suo ruolo muovendosi sul territorio e incontrando i sindaci, gli amministratori locali e gli imprenditori nel tentativo di avvicinare le Istituzioni ai cittadini, dimostrando sempre quella piena e leale collaborazione che lo Stato deve avere nei confronti degli altri livelli di Governo presenti e operanti sul territorio».
Carmine Grassi, questore di Cuneo, durante l’intervento “La sicurezza a Cuneo, tra realtà e percezione” ha citato il sociologo francese Emile Durkheim: «È il contesto sociale che stabilisce se un atto sia o meno deviante. La devianza costituisce una violazione delle norme che regolano la vita collettiva, che possiamo distinguere in norme culturali o norme sociali e che sono condivise dal contesto comune di riferimento». Il titolo riprende il report nato nel quadro del Protocollo d’intesa sottoscritto dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale e l’Eurispes, da cui è nata un’indagine sul territorio nazionale per sondare il livello di sicurezza percepito dai cittadini: «Le cause di diffusione dei crimini che sono in aumento e che incidono sulla percezione di sicurezza sono da ricercarsi nel disagio sociale. I reati che più preoccupano sono il furto in abitazione, l’aggressione fisica e lo scippo anche se in tendenziale aumento sono le truffe telematiche».
Marco Piras, comandante provinciale Carabinieri Cuneo, ha ricordato “I compiti delle Forze di Polizia” partendo dai motti che guidano l’operato dei diversi Corpi. Da “Sub Lege Libertas”, che dichiara come l’azione della Polizia si svolga nel rispetto delle leggi e della Repubblica Italiana, a “Nei secoli fedele”, che racchiude l’essenza dell’Arma dei Carabinieri, coniato dal capitano Cenisio Fusi in occasione del primo centenario dell’Istituzione (1914), sino a “Nec recisa recedit” (Neanche spezzata recede), la dedica che D’Annunzio scrisse a un ufficiale con riferimento all’impresa di Fiume, e a “Vigilando redimere” del Corpo degli Agenti di Custodia che pone l’accento sulla vigilanza e dunque la custodia dei detenuti.
Mario Palumbo, comandante provinciale Guardia di Finanza Cuneo, ha stimolato l’impegno della comunità: «Dobbiamo essere compartecipi di un unico disegno: quello di rispettare le norme. Sarebbe auspicabile che il lavoro svolto dalla Guardia di Finanza non fosse soltanto appannaggio dello Stato. Ognuno dei cittadini, con i suoi comportamenti quotidiani favorisce o meno la nostra missione che richiede in realtà un coinvolgimento collettivo di tutti, a tutti i livelli, quelli istituzionali e quelli non istituzionali. La corretta informazione non può far altro che aiutare il nostro compito, una forma di acculturamento che sensibilizza la cultura della legalità economico-finanziaria».
Davide Bernardi, comandante Polizia locale Cuneo, ha illustrato e disaminato l’efficacia e l’utilizzo delle ordinanze sindacali “contingibili e urgenti”. Il capo dell’amministrazione comunale è infatti legittimato a intervenire in materia d’inquinamento ambientale; in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica; situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alle esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti, anche con interventi in materia di orari di vendita, anche per asporto, e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche.
La seconda sessione è stata introdotta da Stefano Tallia, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte: «Non è possibile che una legge che stabilisce il sacrosanto diritto delle persone a non essere considerate colpevoli fino a sentenza definitiva, venga utilizzata per limitare l’accesso alle notizie. È necessario trovare un nuovo equilibrio che tuteli anche il diritto dei cittadini a essere informati nel massimo rispetto della dignità delle persone». Onelio Dodero, procuratore capo di Cuneo, mette ordine tra «la forma e la realtà». La prima è costituita dal Dl n.188 del 2021 che interviene sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
Alessandro Ferrero, penalista, presidente Ordine provinciale Avvocati Cuneo, ha puntato sull’importanza del “modo” in cui viene data la notizia e sull’importanza del rapporto tra avvocato e giornalista: un rapporto fondamentale per attivare nella manera corretta l’opinione pubblica senza compromettere o mettere addirittura a rischio l’assistito.
Una mattinata di confronto e formazione, che ha fornito agli organi di stampa numerosi spunti di riflessione e dibattito.
Articolo a cura di Paolo Cornero
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