Associazione Marchi Storici d’Italia: Tommaso Inghirami coordina i giovani

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per le imprese

 


È il momento delle nuove generazioni di proprietari, manager e imprenditori under 40 che rappresentano le famiglie italiane che hanno costruito nel corso dei decenni, e a volte dei secoli, quella concreta affidabilità dei marchi italiani, quel saper fare che ha portato e continua a portare il nostro Paese sui mercati di tutto il mondo dove prodotti e artigianalità, Made in Italy e innovazione sono sempre apprezzati. 

È stato infatti costituito il “Gruppo Giovani dell’Associazione Marchi Storici d’Italia” che si pone l’obiettivo di valorizzare i marchi storici come pilastri del Made in Italy e promuovere una politica industriale, sostenibile e innovativa verso il 2030. 

Alla guida di questa nuova realtà associativa brillante e appassionata, costola della Associazione Marchi Storici d’Italia, troviamo Armando de Nigris come presidente, affiancato da due coordinatori Federica Morgante e Tommaso Inghirami

Microcredito

per le aziende

 

Leggendo il Report 2024 dell’Associazione Marchi Storici che conta 65 associati che rappresentano 85 marchi, si nota un forte incremento dei fatturati per le aziende titolari in diversi settori chiave dell’economia italiana. Il settore Agroalimentare ha registrato una crescita del 37%, mentre il comparto Abbigliamento-Moda ha visto un notevole +150%. Anche Arredo-Design (+34%) e Automazione (+157%) hanno ottenuto risultati eccezionali, confermando la capacità dei Marchi Storici di guidare l’innovazione e sostenere la competitività del Made in Italy.

Dal punto di vista della visione, il Gruppo ha presentato un “Manifesto per il 2030” al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso durante un incontro ufficiale al ministero. 

A colloquio con Tommaso Inghirami

Abbiamo raggiunto Tommaso Inghirami, nipote di Fabio fondatore della Ingram, celebre azienda tessile, nata nel 1949. La famiglia è anche tra i fondatori proprio dell’associazione Marchi Storici. 

Tommaso, quasi un paradosso che proprio voi, under 40, abbiate deciso di rappresentare e promuovere con azioni concrete i “Marchi Storici”, valorizzando le tradizioni che, a volte, vengono invece lasciate da parte. 

«Tra le aziende associate ci sono membri delle famiglie proprietarie, piuttosto che manager, che hanno meno di quarant’anni, abbiamo dunque ritenuto giusto fare squadra e creare un soggetto operativo il “Gruppo Giovani” appunto. 

Abbiamo scritto un “Manifesto” che abbiamo presentato al ministro Urso con dieci punti, dieci richieste alle Istituzioni per guardare con maggior consapevolezza al 2030.

Un momento della presentazione del Manifesto al Ministero del Made in Italy

Una sorta di visione strategica per valorizzare i marchi storici come pilastri della nostra produzione e promotori di una politica industriale sostenibile ed innovativa». 

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«Nei dieci punti del manifesto, troviamo le nostre priorità come la tutela e promozione del marchio storico, il supporto del ricambio generazionale e l’innovazione all’interno delle aziende. Chiediamo di favorire sempre di più la sinergia tra imprese e territorio e il modello di “family business” che sta diventando molto importante.

La formazione dei giovani imprenditori, affinché siano preparati al loro ingresso in azienda e abbiano le nozioni per gestirle. Incentivare la cultura del Made in Italy a livello nazionale e promuovere la contaminazione imprenditoriale e la crescita culturale.

Infine mantenere un dialogo continuativo tra le nostre aziende e le istituzioni italiane ed europee, attraverso la costituzione di tavoli tecnici dedicati alle politiche industriali. Lo sviluppo del nostro Paese è passato e continua a passare anche attraverso la vita delle nostre imprese, attive nei settori più disparati, dall’agroalimentare al tessile.

Nel Gruppo abbiamo Buccellati, gli Antinori, Benetton, De Nigris, Conserve Italia proprietarie del marchio Cirio, le Terme di Saturnia. Per citarne alcuni a significare che il bello è proprio la diversità imprenditoriale di soggetti diversi, ma con il medesimo credo, ovvero tutelare il patrimonio industriale». 

Foto di gruppo per l’Associazione Marchi Storici d’Italia

Siete l’Italia che piace all’estero, quella del saper fare di qualità.

«Esatto, ci impegniamo, infatti, ad essere ambasciatori del Made in Italy nel mondo con lo scopo di creare valore condiviso per i nostri dipendenti, i nostri clienti e le nostre comunità. Insomma possiamo e vogliamo contribuire alla crescita economica e sociale del nostro Paese. Non dimentichiamo che il 30% del Pil viene generato sui mercati esteri grazie alla capacità delle nostre maestranze e al genio tutto italiano della manifattura». 

Un costruttivo momento di confronto con il governo o solo una cerimonia formale?

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«Vedo che sia il ministero che lo stesso Ministro sono sempre stati molto disponibili all’ascolto e fattivi. Cito il caso della Pernigotti. L’azienda dopo il fallimento era stata comprata da un’azienda turca, ma grazie ad un accordo ministeriale con Invitalia è tornata a produrre in Italia. Ritengo che il Ministro sia convinto della tutela del valore di questi marchi».

Il cambio generazionale è considerato un valore nelle aziende familiari ?

«È molto soggettivo, dipende davvero da famiglia a famiglia. Ho amici imprenditori che fanno ancora fatica a trovare i loro spazi, con padri e nonni che difendono le posizioni. Ne ho altri che, al contrario, collaborano serenamente. 

Io lavoro con mio padre che, pur essendo in prima linea, mi dà libertà di azione. Sono molto felice di questo e del supporto che continua a darmi. Senza di lui non sarei ancora pronto, ritengo un lusso il potermi esprimere liberamente».

Associazione Marchi Storici d’Italia. Il manifesto

Prossimi passi dell’Associazione?

«Ad Aprile un evento dell’Associazione Marchi Storici d’Italia sia senior che junior, in occasione della giornata nazionale del Made in Italy dove avere uno scambio culturale di pensiero e di know how tra i nostri settori. Uno dei nostri obiettivi è quello di aumentare il numero di aziende storiche che aderiscano al nostro gruppo». 

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Avete brindato con i tuoi Chianti Rufina di Grignano?

«Avrei voluto, ma in associazione ci sono Vittorio Rimbotti Antinori, Tommaso Canella, Berlucchi, Frescobaldi quindi Ubi Major e contento di brindare con i loro vini».

Andrea Radic 



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