mia madre mi ha insegnato a pregare

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Tre comunità diocesane, quelle di Taranto, Crotone-Santa Severina e Lecce, si sono strette in un unico abbraccio alla famiglia Panzetta per l’ultimo saluto a mamma Teresa deceduta improvvisamente lunedì scorso per un malore che non le ha lasciato scampo.

 

 

La liturgia esequiale, celebrata nella parrocchia-santuario di Santa Maria la Nova di Pulsano è stata presieduta dall’arcivescovo coadiutore di Lecce, Angelo Raffaele Panzetta; accanto a lui, con tenerezza paterna, l’arcivescovo Michele Seccia, l’arcivescovo metropolita di Taranto, mons. Ciro Miniero, l’arcivescovo di Otrantomons. Francesco Neri, il vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fontimons. Giuseppe Russo, l’arcivescovo emerito di Scutarimons. Angelo Massafra, l’arcivescovo emerito di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovomons. Salvatore Ligorio, l’arcivescovo Luigi Pezzuto, già nunzio apostolico e il vescovo emerito di Rrëshenmons. Cristoforo Palmieri.

A far corona ai presuli, una folta rappresentanza del presbiterio leccese guidata dal suo pastore e una nutrita delegazione della diocesi tarantina e di quella crotonese.

Il servizio è stato curato dai ministranti della parrocchia guidati da don Mattia Murra, direttore dell’Ufficio liturgico della Chiesa di Lecce mentre i canti sono stati eseguiti dalla corale parrocchiale.

Con la voce rotta dall’emozione, mons. Panzetta non ha inteso tenere la classica omelia ma offrire una testimonianza grata di mamma Teresa.

Così l’arcivescovo coadiutore di Lecce: “quando un anno e mezzo fa salutammo papà, ebbi a dire che non ero capace di fare l’omelia; anche oggi è così ed è comprensibile, per questo davanti a mia madre, anzi insieme a lei, vorrei testimoniare ciò che è stata per la nostra famiglia e quindi anche per me, mia madre”.

La morte, seppur da leggere con gli occhi della fede, è un evento doloroso, un fatto che recide legami e costringe a dover repentinamente imparare un nuovo modo di relazionarsi con i propri cari: rappresenta la chiusura di un capitolo importante della vita.

Bella la similitudine del presule: “perdere mamma, dopo aver perso papà, è stato come aver chiuso un rubinetto: come da esso scorre l’acqua in grado di donare vigore e vita, così la morte di mamma Teresa ha scosso me, le mie sorelle e mio fratello perché ha significato chiudere quella fonte da cui è scaturita la vita, la nostra vita”.

Nello smarrimento, dunque, si innesta la fede, dono di portata inestimabile per l’esistenza di ogni battezzato e per la vicenda, in modo peculiare, di ogni chiamato: salutare una credente, una donna di fede, crea sintonia, genera cuori in grado di battere all’unisono perché animati dallo stesso sentimento, la carità cristiana, genera unità, quella che ha consentito a tanti uomini e donne di diverse zone della Puglia e della Calabria di essere un tutt’uno.

Ancora mons. Panzetta: “si dice che dove c’è la mamma si respira armonia: oggi mia madre ha ri-creato questa unità, quella che in famiglia, insieme a papà, hanno sempre fatto vivere a noi figli. Oggi, in questa nostra chiesa, siamo in tanti: la Chiesa di Taranto che mi ha generato alla fede e al ministero, la Chiesa di Lecce e quella di Crotone: tutti in preghiera con e per lei, certi che il Signore della vita le avrà spalancato le porte del suo Regno”.

Chi era mamma Teresa? La donna dell’amore, come il figlio vescovo l’ha magistralmente descritta.

Amore per il Signore. Così si è espresso mons. Panzetta: “mamma era una donna dalla fede semplice: papà amava leggere di San Paolo, dilettarsi in questioni di fede e di teologia, ma lei no! Aveva una fede genuina che in molti momenti della sua esistenza, non sempre semplici, la portava a dire: io credo, il Signore c’è! Come non ricordare quando, da piccolino, vedendola non stare bene, fui da lei chiamato e mandato in questa chiesa, presso il Crocifisso che qui è conservato, per accendere un lumino e per pregare per lei, parlando con Gesù così come avrei fatto con lei, con tenerezza e familiarità. È lei che mi ha insegnato a pregare”.

Amore per la famiglia. Ha proseguito l’arcivescovo coadiutore di Lecce: “mia madre sapeva amare, ma non di quell’amore mieloso, non di quell’amore fatto di parole e gestualità ma con un amore che ha avuto il sapore del servizio. Mamma Teresa (insieme a papà) ci ha amato insegnandoci l’onestà, il valore del sacrificio, la voglia di intraprendere nuovi cammini consci dell’aiuto della grazia. Mamma ci ha amato con discrezione, quella che non invade, che sa stare sempre un passo indietro e che ha a cuore unicamente il bene dell’altro. Sì, cari miei, l’amore non è possessivo, non ostacola, ma vuole la realizzazione dell’altrosia esso familiare o uno dei tanti bisognosi che lei conosceva”.

Amore per il creato. Ha proseguito Panzetta: “mamma Teresa amava la natura, amava contemplare il creato nelle cui pieghe scorgeva l‘agire di Dio. Amava piantare, accudire gli animali, amava portare dappertutto il suo tocco tanto che tutto ciò che lei metteva a dimora, germogliava. E noi oggi siamo sicuri che anche questo evento, letto con la fede, potrà germogliare. Lei amava dire, dopo la morte di papà, che il suo profumo la accompagnava, che papà in un certo qual modo continuava a vivere in lei. Ecco: il profumo di mamma continuerà ad abitare con noi anche attraverso le tante opere che lei compiva, non ultima la cappella di famiglia i cui lavori si son conclusi da poco e nella quale lei riposerà”.

Prima dei riti della ultima commendatio e della valedictio ha preso la parola l’arcivescovo Michele Seccia che in questi giorni con squisita paternità è stato vicino al suo “don Angelo”. Ha parlato a nome di tutta la comunità diocesana di Lecce portando l’abbraccio della Chiesa salentina al suo coadiutore (LEGGI).

Prima della benedizione e del momento in cui i concelebranti hanno accompagnato la salma di mamma Teresa all’uscita della Chiesa, il domenicano Fra Paolo Panzetta, fratello minore dell’arcivescovo coadiutore di Lecce, anch’egli in cammino verso il sacerdozio ha voluto ringraziare tutti per l’affetto dimostrato in questi giorni, nella certezza incrollabile di non aver perso la sua mamma ma di ritrovarla nella quotidiana celebrazione eucaristica.

Così Frà Paolo: “Ringrazio di cuore i vescovi presenti e tutti i sacerdoti che hanno preso parte a questa celebrazione: da quelli di Taranto, a quelli della diocesi di Lecce fino a quelli di Crotone. Grazie in modo particolare alla Chiesa di Lecce per tutto ciò che avete fatto per noi e per Angelo (l’arcivescovo Panzetta, ndr) in modo particolare. Vorrei consegnarvi un ricordo e una certezza. Il ricordo: mamma amava i sacerdoti tanto che quando mio fratello divenne vescovo si raccomandò di non trattarli con durezza perché è peccato! La certezza: dopo aver appreso della sua morte, ho avuto la sicurezza che lei sarebbe stata sempre con me e che ci saremmo ritrovati ogni giorno in quel Pane spezzato che parla di quel Signore che da sempre mi ha stupito e affascinato”.

Il silenzio orante ha sancito la fine di tre giornate ricche di preghiera, di comunione, di calore umano: ingredienti che, in modo particolare, la Chiesa di Lecce con il suo pastore ora dovranno mettere in campo per sostenere e incoraggiare l’arcivescovo coadiutore Angelo Panzetta nel prosieguo della sua missione con la certezza di avere un intercessore in più che, dal cielo, lo guida, lo sostiene e lo accompagna.

 

Foto di copertina di Stefano Belfiore



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