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18.56 – mercoledì 9 ottobre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Già da parecchi anni, quindi prima della pandemia, si è notato in maniera molto accentuata l’aumento del disagio e della fatica come dato generale. Dentro questa fatica si manifesta, con sempre maggiore evidenza, il disagio psicologico e psichiatrico con un risalto particolare nelle fasce giovanili.
Le cooperative sociali, gli Enti e le associazioni che agiscono nel territorio provinciale si trovano di conseguenza a operare, con sempre maggiore numerosità, con persone che presentano aspetti di multi-problematicità rappresentando la necessità e la esigibilità di risposte complesse. Tutto ciò, a sua volta rende difficoltosa la relazione di aiuto. Risulta quindi fondamentale che l’agire contemporaneo e coordinato a livello sociosanitario trovi una forte e convinta accelerazione nel lavoro concreto sui territori. L’esperienza di molti anni dimostra che, quando l’integrazione è avvenuta anche se non ottimamente, i servizi hanno registrato una maggiore capacità di risposta.
Dopo la pandemia, si è assistito ad un significativo mutamento dei quadri psicopatologici, tale da rappresentare una vera e propria emergenza sanitaria e sociale. Gli adolescenti, in particolare, con la loro invisibile e silente sofferenza hanno pagato il prezzo più alto della recente pandemia: in dieci anni gli accessi ai Servizi del Dipartimento di Salute Mentale sono raddoppiati quando non triplicati, con tempi intercorrenti tra la diagnosi e la presa in carico fino ad un anno. In particolare, i dati denotano un aumento del 150% della sintomatologia ansiosa e del 135% di sintomi depressivi, con la depressione che a breve diventerà il primo motivo di malattia, superando anche le malattie cardiovascolari. Significativo anche il dato degli accessi in pronto soccorso per “disturbi del comportamento” nei pazienti dai 14 ai 17 anni, 103 nel 2022, 203 nel 2023 e 81 nei primi cinque mesi del 2024.
I Servizi di Salute Mentale pubblici appaiono in severo affanno rispetto alle risorse, che risultano sempre più difficili da reperire, soprattutto per quanto attiene alcuni profili professionali (psichiatri e infermieri in primis) e ancor più nelle zone più periferiche (1 psichiatra su 700 pazienti nelle Valli Giudicarie), la cui attrattività appare assai debole (minori opportunità professionali, isolamento geografico, costo della vita superiore specie nelle zone ad alta vocazione turistica, nessun incentivo economico). Queste criticità in uno scenario futuro sembrano porre fortemente a rischio la sopravvivenza stessi dei Servizi e la possibilità di erogare risposte territoriali efficaci e di qualità.
Le risorse provinciali investite nella cura della salute mentale rappresentano il 3,8% del fondo sanitario provinciale, una percentuale nettamente inferiore all’impegno assunto dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in occasione della prima Conferenza nazionale sulla salute mentale nel gennaio 2001, di destinare almeno il 5% dei fondi sanitari regionali per le attività di promozione e tutela della salute mentale. Lo scostamento percentuale di 1,2 punti rispetto al bilancio sanitario della Provincia Autonoma di Trento stimabile in circa 1.400.000.000,00 euro equivale a circa 17 milioni di euro. A causa delle insufficienti risorse gestite dalla Psicologia Clinica, solo un cittadino su dieci che ha un bisogno psicologico trova una risposta nel servizio pubblico, dovendo rivolgersi a professionisti privati con servizi più onerosi.
Eppure, dai dati emersi dalla ricerca Psycare di valutazione dell’impatto e del costo-efficacia dell’iniziativa del Ministero della Salute “Bonus psicologico”, si osserva una media di 5 giornate di lavoro in meno al mese perse nel periodo successivo alla terapia psicologica, una significativa diminuzione del numero di accessi al medico di base per dolori fisici non direttamente legati al malessere psicologico, una netta diminuzione della disregolazione emotiva e un significativo aumento della qualità di vita percepita.
Serve, quindi, ragionare in termini di investimento e non di costo, aumentando le risorse per riorganizzare il sistema alla luce delle nuove criticità, rafforzando l’integrazione sociosanitaria, implementando la figura dello psicologo di base in modo coordinato con i servizi pubblici (già attivato in Toscana), potenziando e definendo anche il servizio psicologico scolastico che dev’essere concepito in modo strutturale e trasversale negli istituti scolastici.
Per queste ragioni, le due Consulte della Salute e delle Politiche Sociali, con la partecipazione anche della Consulta provinciale degli Studenti e delle Rappresentanze universitarie, hanno deciso di costruire un tavolo unitario che affronti le problematiche sottese al disagio mentale. Un tavolo, costituito da 35 associazioni e cooperative sociali, dalla Caritas e dalle rappresentanze degli studenti, che, partendo dalle esperienze sul campo, nei territori e nei molteplici segmenti in cui si manifesta il disagio psicologico e psichiatrico, provveda a confezionare alcune proposte praticabili da portare al confronto con i decisori politici e/o con l’Azienda Sanitaria provinciale, con il fine di sostenere e aiutare chi è nel bisogno.
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Elisa Viliotti – Presidente Consulta provinciale per la Salute (Trentino)
Paolo Tonelli – Presidente Consulta provinciale per il Sociale (Trentino)
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