Quanto vale l’intelligenza artificiale: oltre mille miliardi di ricavi nel 2028. Entro fine anno il primo farmaco progettato con l’AI

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di
Giuliana Ferraino

Investimenti stratosferici pubblici e privati per sviluppare l’infrastruttura. Svolte in ogni campo, dal lavoro alla medicina

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Cifre monstre. A pochi giorni dal suo insediamento il presidente americano Donald Trump ha lanciato il progetto Stargate, con OpenAI, SoftBank e Oracle: prevede 500 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 4 anni per sviluppare un’infrastruttura avanzata per l’intelligenza artificiale (AI). Lunedì il presidente francese Emmanuel Macron, padrone di casa del Summit sull’AI a Parigi, ha risposto con un piano da 109 miliardi di euro per l’AI made in Francia. E ieri Ursula von der Leyen ha messo sul piatto 200 miliardi, attraverso un partenariato pubblico e privato, con AI Champion e Invest AI. Mentre Elon Musk, fondatore di Tesla e SpaceX, oltre a possedere X, ha offerto, con un gruppo di investitori, 97,4 miliardi di dollari per comprare OpenAI, la società di Chat Gpt, co-fondata da Sam Altman.

Ma quanto vale l’AI? Secondo il Global Technology Report 2024 di Bain & Company, il mercato globale dell’intelligenza artificiale potrebbe raggiungere un valore tra 780 e 990 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuo tra il 40% e il 55%. Un altro studio pubblicato da Sopra Steria, gruppo multinazionale di consulenza, servizi digitali e sviluppo software quotato a Parigi, prevede che entro il 2028 i ricavi potrebbero salire addirittura a 1.270 miliardi (di questi oltre 100 miliardi verranno dalla AI generativa), pari al 10% del mercato complessivo dell’IT, con un aumento del 19% anno su anno nei prossimi 5 anni.




















































Nessuno può predire con certezza i numeri, ma le cifre degli investimenti miliardari annunciati solo per quest’anno e le valutazioni stratosferiche delle aziende del settore segnalano che ci troviamo davanti a un cambiamento epocale, che promette svolte in tutti i campi, a cominciare dalla salute. Con progressi straordinari nel campo della diagnostica e della cura. 

Un algoritmo addestrato con milioni di immagini, può individuare in pochi secondi un melanoma. In biologia, Alpha Fold 3  ha predetto correttamente la struttura di circa 200 milioni di proteine note alla scienza e ora è a disposizione gratuitamente di 2,5 milioni di scienziati nel mondo. 

Il premio Nobel per la chimica Demis Hassabis, al World Economic Forum di Davos, ha anticipato che entro fine anno avremo il primo farmaco progettato da un algoritmo. Il ceo di Uber, Dara Khosrowshahi, scommette sulle auto che si guidano da sole e che saranno condivise, invece che di proprietà, mentre i robottini porteranno la cena o la spesa a domicilio, con buona pace per i rider. 

Dai modelli per il clima (l’algoritmo prevede le alluvioni con una settimana di anticipo) alla sintesi di nuovi materiali, come i cristalli per le batterie dei pannelli solari: l’AI sarà pervasiva. Oltre a rivoluzionare la medicina, che sarà sempre più personalizzata e targhetizzata, e a ridisegnerà la mobilità, cambierà il modo in cui produciamo e lavoriamo, entrando nella nostra quotidianità. Sarà un nuovo assistente virtuale, che moltiplicherà le nostre abilità sul luogo di lavoro e a casa: ad esempio, oltre a suggerire un ristorante, lo prenoterà per noi. Rendendoci più produttivi. 

Controllare l’intelligenza artificiale significa dominare l’economia mondiale. E, alla fine, come cantava Liza Minelli in Cabaret, «money makes the world go round». Ecco perché, in nome della supremazia nell’AI, assistiamo alla corsa a investire nelle infrastrutture che la supportano da parte di Stati Uniti e Cina. Ed ecco perché anche l’Europa, al di là degli annunci, ora deve investire di più in innovazione e in AI, come raccomanda Mario Draghi nel Rapporto sulla competitività.

La Cina, che deve fare i conti con la stretta sull’export occidentale di chip avanzati, gioca la sua partita: è opaca sui dati, salvo poi stupire il mondo con Deepseek, la startup low cost e a basso consumo di energia che è diventata la app più scaricata negli Usa, superando Chat Gpt.

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Oltreoceano, la corsa all’oro è accompagnata da rilanci miliardari. Amazon, fondata da Jeff Bezos nel ‘94 come emporio virtuale, prevede di investire oltre 100 miliardi nel 2025, destinando la maggior parte della spesa a espandere l’infastruttura di Amazon Web Services (AWS) per supportare lo sviluppo e le app dell’AI. Alphabet (Google) spenderà circa 75 miliardi, per potenziare i suoi data center e le capacità computazionali. Microsoft, che nel 2023 ha investito 10 miliardi in OpenAI, calcola circa 80 miliardi di investimenti per ampliare l’infrastruttura di Azure e rafforzare la partnership con Sam Altman. Meta, che sta costruendo un enorme data center da 22 gigawatt per lo sviluppo del suo modello Llama 4 e altre app avanzate, ha programmato tra i 60 e i 65 miliardi di investimenti.

Sebbene Apple non abbia divulgato cifre specifiche, il gruppo guidato da Tim Cook ha acquisito oltre venti startup di AI tra il 2017 e il 2023 e continua a investire. OpenAI starebbe preparando un nuovo round di finanziamenti guidato da SoftBank (che metterebbe tra i 15 e 25 miliardi), con l’obiettivo di raccogliere circa 40 miliardi, aumentando la sua valutazione a 300 miliardi, dai 157 miliardi raggiunti nell’ottobre 2024, quando ha ottenuto dagli investitori 6,6 miliardi di nuove risorse. 

Poi ci sono le altre società, da Anthropic, con il modello Claude, valutata 60 miliardi, alla canadese Cohere (5,5 miliardi) e alla francese Mistral (6,2 miliardi). Senza contare Nvidia e tutte le altre imprese che producono per il settore.

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