Avrebbe piazzato una granata e due proiettili nell’azienda di due imprenditori di Aprilia. Un 68enne originario di Nepi, Luca De Luca, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Dda che ha disarticolato un’associazione mafiosa operante nel comune in provincia di Latina e nelle aree limitrofe. È accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma anche di concorso in estorsione e detenzione e porto abusivo di armi.
Le accuse
Estorsione e intimidazioni ai danni di due imprenditori, fratelli, di cui uno attivo nel settore immobiliare e dei trasporti nonché socio di maggioranza e amministratore unico di una ditta di noleggio bus ad Aprilia. Il 9 gennaio 2020 De Luca avrebbe lasciato, insieme al “capo” Patrizio Forniti e ad altri tre indagati, un ordigno esplosivo fissato al cancello d’ingresso della società. Mentre il 3 giugno, due proiettili all’interno del parcheggio.
L’obiettivo? “Costringere” uno dei fratelli imprenditori “a richiedere la ‘protezione’ del gruppo capeggiato da Forniti, in cambio della consegna di denaro”. Somme che non sono state quantificate, ma che sarebbero state consegnate proprio a De Luca e dall’associazione poi utilizzate per il “pagamento delle spese legali degli affiliati”.
L’ordigno piazzato il 9 gennaio sarebbe stata una granata, ossia una bomba a mano Mills N-36M di fabbricazione inglese risalente alla seconda guerra mondiale. Per questo il quintetto, tra cui De Luca, è accusato anche di detenzione e porto abusivo di armi.
L’inchiesta
L’indagine è iniziata nel 2021 ed è andata avanti fino al 2024. Mercoledì 12 febbraio carabinieri e agenti della Dia hanno notificato l’ordinanza di arresto del gip di Roma Francesco Patrone a otto indagati: sei in carcere, tra cui De Luca, e due ai domiciliari. Oltre ai reati di associazione mafiosa, estorsione e detenzione e porto abusivo di armi, viene contestato, a vario titolo, anche il concorso in usura, intestazione fittizia di imprese e partecipazioni o cariche sociali.
In questi tre anni gli investigatori hanno, tra le altre cose, documentato “la continuità dell’operatività criminale del sodalizio nei comuni di Aprilia e Latina, sfociata nel ritrovamento di ordigni esplosivi collocati ai danni della società impegnata nel settore dei trasporti”. Al vertice dell’organizzazione ci sarebbe stato Patrizio Forniti, descritto dagli inquirenti come “latitante promotore, contiguo a una cosca di ‘ndrangheta del mandamento reggino”. In questo ruolo apicale sarebbe stato affiancato da almeno quattro sodali, tra cui De Luca.
L’associazione
Un’organizzazione ben strutturata al suo interno, con due mission principali: “L’occultamento dei profitti illeciti mediante l’utilizzo di terzi soggetti, fittiziamente intestatari di due società con sede a Latina e Aprilia e attive nel settore della ristorazione e dei profilati plastici, ma di fatto nella disponibilità del clan”; e “l’utilizzo di parte dei profitti illeciti per il finanziamento del patrocinio legale dei sodali già raggiunti da provvedimenti giudiziari”. Le due società sono state sottoposte a sequestro preventivo ai fini della confisca dai carabinieri del nucleo investigativo e dai poliziotti della squadra mobile di Latina. Perquisite anche le abitazioni degli indagati.
Il precedente
L’indagine è la prosecuzione dell’inchiesta che il 3 luglio ha portato a un’ondata di arresti ad Aprilia, tra cui quello del sindaco Lanfranco Principi: il Comune è stato commissariato ed è partita l’attività istruttoria di una commissione di indagine per verificare eventuali condizionamenti mafiosi nell’attività amministrativa.
De Luca era tra gli indagati anche del primo filone: arrestato, è stato portato in carcere dove è stato raggiunto dalla seconda ordinanza di custodia cautelare. Nel primo filone è stato accusato di essere un capo dell’organizzazione mafiosa di Aprilia, subentrato a Forniti durante la detenzione. Avrebbe gestito la protezione del gruppo, la raccolta di denaro tramite usura e intimidazioni, il possesso di armi e i rapporti con altri clan criminali. Avrebbe coordinato estorsioni, investimenti illeciti e azioni per mantenere il controllo del territorio, usando minacce e violenza per tutelare gli interessi del sodalizio.
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