Israele minaccia la ripresa dell’ostilità, Kiev cerca l’accordo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 


Quello che era un timore è ormai purtroppo una realtà e rischia di divenire tragedia a fine settimana: il piano da immobiliarista senza scrupoli del presidente Usa Donald Trump per la Striscia di Gaza – deportare i palestinesi e farci, nelle sue parole, una «Riviera del Medio Oriente» – non è un viatico per la pace tra israeliani e palestinesi, ma è l’innesco di una nuova fase della guerra sanguinosa che speravamo si fosse chiusa dopo quasi un anno e mezzo di combattimenti e devastazioni e circa 50mila vittime complessive.

Alla minaccia di Hamas di posticipare la liberazione – prevista sabato 15 febbraio – di alcuni ostaggi catturati nei raid terroristici del 7 ottobre 2023, il premier israeliano Benjamin Netanyahu replica: «Sarà di nuovo guerra». E Trump gli dà un pieno avallo: se Hamas non rispetterà le intese, «si scatenerà l’inferno», anche se spetta a Israele decidere il da farsi. Hamas, dal canto suo, osserva che gli accordi «vanno rispettati da entrambe le parti» – Israele sta facendo melina nei negoziati sulla seconda fase della tregua avviata il 20 gennaio – e che «il linguaggio delle minacce non ha valore e complica le cose».

Hamas spiega che la decisione di posticipare la liberazione degli ostaggi deriva dal fatto che Israele ritarda il ritorno a casa degli sfollati e rallenta il flusso degli aiuti. C’è ancora tempo per aggiustare le cose, di qui a domenica, ma, nel clima di sfiducia alimentato dalla proposta di Trump per Gaza, ha rilievo la notizia che il più anziano degli ostaggi, Shlomo Mantzur, 86 anni, non farà più ritorno a casa: l’uomo è morto, anzi sarebbe stato ammazzato già nel giorno del sequestro. A essere restituito, sarà solo il suo corpo.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

In Israele, le famiglie degli ostaggi vivono nel terrore che i tre liberati sabato scorso – tre uomini, apparsi in condizioni fisiche precarie – possano essere gli ultimi restituiti, almeno per ora. Le idee di Trump, osteggiate dai Paesi arabi e non condivise dagli alleati europei, non sono fin qui d’aiuto: Abdallah II, re di Giordania, gli ha detto chiaro e tondo, martedì 11, nello Studio Ovale, di essere contrario alla deportazione dei palestinesi dalla Striscia e di non essere disposto ad accoglierli, nonostante la minaccia di tagli degli aiuti Usa al suo Paese.

Guerre: punto, Ucraina, fermento negoziale, contatti Usa – Russia
Sul fronte ucraino, a quasi tre anni dall’inizio del conflitto – l’invasione russa scattò il 22 febbraio 2022 –, c’è fermento negoziale, nonostante sul terreno i russi continuino ad avanzare e la notte piovano sempre ordigni sulle installazioni militari e industriali ucraine. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prospetta «uno scambio di territori» con la Russia al tavolo delle trattative: quelli nell’area di Kursk, occupati dagli ucraini con un blitz l’anno scorso, e quelli – molto più vasti – occupati dai russi in Ucraina.

In un’intervista a The Guardian, Zelensky non indica di quali dei territori ucraini occupati chiederà la restituzione: «Tutti i nostri territori sono importanti: non c’è una priorità». In parallelo, agli Usa, perché continuino a fornire aiuti militari al suo Paese, il presidente offre le terre rare di cui l’Ucraina è ricca e che sono indispensabili alle tecnologie d’avanguardia.

Le terre rare sono un insieme di 17 elementi necessari, fra l’altro, alla telefonia mobile, ai computer e alle auto elettriche. Trump ne vuole l’equivalente di 500 miliardi di dollari, in compensazione degli aiuti già forniti e prossimi venturi. Attualmente, l’estrazione in Ucraina è rallentata, se non bloccata, dalla guerra, oltre che dalle normative esistenti. Stati Uniti ed Unione europea vogliono ridurre la loro dipendenza dalla Cina, che è il maggior produttore mondiale di terre rare.

Ci sono anche contatti diretti tra Washington e Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin «vuole che la gente smetta di morire»: è quanto Trump ha ricavato da un colloquio telefonico di cui lui è finora l’unica fonte – ne ha parlato in un’intervista al New York Post -. I riscontri da Mosca sono vaghi, ma da settimane circolano indiscrezioni su un possibile imminente vertice fra i due leader.

Il clima di dialogo tra Washington e Mosca trova un riflesso nel rilascio dalle prigioni russe, avvenuto l’11 febbraio, di un cittadino statunitense Marc Fogel, nel quadro di un’intesa annunciata dal consigliere Usa per la Sicurezza nazionale Michael Walz. Fogel, un insegnante di storia, originario della Pennsylvania, detenuto dall’agosto 2021, stava scontando una condanna a 14 anni: era stato trovato in possesso di una modesta quantità di marijuana terapeutica, prescritta per il mal di schiena negli Usa, ma vietata in Russia. Walz ha definito l’accordo «uno scambio», senza però chiarire i termini, negoziato dall’inviato di Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff.

Guerre: punto, l’Europa alla finestra tra minacce commerciali e incertezze elettorali
In tutto questo fermento, l’Europa è alla finestra nell’imminenza delle elezioni tedesche, che, domenica 23 febbraio, incideranno sugli equilibri politici nell’Unione.

Anche Papa Francesco ha criticato il Trump 2 e specialmente le politiche sui migranti: in una lettera ai vescovi statunitensi, che ha avuto larga eco sui media Usa, Francesco contesta la difesa quasi «teologica» del programma di deportazione dei migranti fatta da Vance. The Associated Press rileva l’importanza – e l’eccezionalità – dell’iniziativa del Papa.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link